Paura e fede, musica e modernità: i Dialogues des Carmélites, da Bernanos a Poulenc

Dialogues des Carmelites_Corinne Winters (Blanche), Emöke Baráth (Soeur Constance)ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2022

history 12 minuti di lettura

Chi – come me – apprezza l' ma frequenta i teatri in maniera sostanzialmente rapsodica ed irregolare può incappare in sorprese davvero inattese, come quella che ho sperimentato domenica 27 novembre assistendo alla prima romana dei Dialogues des Carmélites, di .

Ora, non sono insensibile né alle scritture musicali del Novecento né allo sviluppo delle riflessioni sulla fede; eppure, temevo – per alcuni aspetti – questa combinazione tra la composizione di Poulenc e il testo di : un'opera che – fin dai suoi esordi – ha dato luogo a molte difformi valutazioni (ed invero non troppo consueta nelle programmazioni) [1]. Si trattava, tuttavia, di un timore del tutto fuori luogo: la pièce è stata decisamente un'ottima rappresentazione.

Non si è trattato semplicemente di uno spettacolo di qualità. Questa versione dei Dialogues è infatti riuscita a connettere i temi profondi del «testo, splendido» di Bernanos [2], la «ricchezza strumentale» e la «forza espressiva di grande impatto» della composizione di Poulenc [3] con la creatività di e l'interpretazione musicale davvero efficace di . Un esito non scontato.

I Dialogues hanno origine remota e affastellata: innanzitutto, il fatto storico narrato, ovvero la morte per ghigliottina – il 17 luglio del 1794 – di 16 monache carmelitane a Compiègne, nei pressi di Parigi: disperse, catturate ed uccise per la loro fedeltà ai voti monastici. Uno degli ultimi fatti tragici – Robespierre sarebbe stato condannato ed eseguito al medesimo modo solo undici giorni dopo – della stagione del Terrore, che condurrà la chiesa cattolica alla beatificazione delle monache, poco più di cent'anni dopo, nel 1906 [4].

Sarà una scrittrice di lingua tedesca, luterana passata al cattolicesimo, Gertrud von Le Fort, a fissare la storia delle carmelitane nel racconto Die Letzte am Schafott, ovvero L'ultima al patibolo, nel 1931. Nel 1947, i registi Raymond Leopold Bruckberger (domenicano e membro della Resistenza) e Philippe Agostini chiederanno a Georges Bernanos di stendere una sceneggiatura cinematografica, ma le perplessità del produttore faranno accantonare – in un primo momento – il progetto del film [5]. Non sarà invece accantonato il lavoro di Bernanos, il cui testo vedrà la luce – sotto forma di pièce teatrale – dopo la morte dello scrittore, nel 1949, per le Éditions du Seuil. I Dialogues saranno rappresentati in teatro con un certo successo all'inizio degli anni '50 ma l'approdo operistico avrebbe dovuto attendere la proposta di Casa Ricordi a Poulenc di comporre – per la Scala di Milano– un lavoro a tema sacro. Guido Valcarenghi – AD della Ricordi – pensava ad un balletto, mentre Poulenc propose un'opera lirica. Consigliato di dare un'occhiata al testo di Bernanos, Francis Poulenc – che era approdato al cattolicesimo negli anni '30 – ne rimase letteralmente folgorato [6].

La scrittura della musica richiese diverso tempo, all'incirca tre anni, dal 1953 al 1956 (fu rallentata nel mezzo dalla morte, nel 1955, del compagno di Poulenc, Lucien Roubert), fino alla prima rappresentazione, alla Scala di Milano, il 26 gennaio 1957 [7]. La dedica della partitura è come un manifesto delle sue intenzioni: «alla memoria di mia madre, che mi ha dischiuso alla musica, di Claude Debussy, che mi ha donato il gusto di scriverla, di Claudio Monteverdi, Giuseppe Verdi, Modest Musorgskij, che mi sono serviti da modello» [8].

Questo dei Dialogues è – per molti versi – un caso esemplare di come il tempo consenta spesso di mutare prospettive e analisi intorno alle cose[9]. La storia delle martiri di Compiègne è passata infatti da emblema dell'inconciliabile frattura tra fede e pensiero moderno – contrapposti in un dissidio insanabile e tragico, fino alla morte martiriale – a lettura complessa del travaglio interiore di una donna fragile di fronte al mondo in rivolta.

Blanche de La Force, la protagonista dei Dialogues, è infatti una donna di nobile famiglia ma di animo pavido e pieno di paura. Pensa di fuggire alle sue inquietudini rifugiandosi in un monastero di carmelitane, dove la sua fede titubante e spaventata si incontrerà con quella di altre consorelle e con una priora, donna fragile e drammatica, che affronterà la malattia (e la morte che ne discenderà) in maniera tanto umana quanto poco consona a quello ci si attende da una monaca. La vita del convento è incrociata dai moti rivoluzionari e dalla lotta antireligiosa, che condurrà allo scioglimento forzato del Carmelo e alla dispersione delle donne. Di lì a poco, le religiose saranno tutte arrestate e condannate a morte, tranne Blanche, che sfuggirà alla cattura. Sarà però presente in piazza all'esecuzione delle consorelle. E sarà proprio incrociando lo sguardo di una di esse, Constance – mentre tutte intonano il Salve Regina salendo il patibolo – che Blanche uscirà infine dalla folla per andare anche lei, dopo una vita di angoscia e spavento, serenamente, incontro alla morte.

Anche in questa versione romana 2022 restano visibili gli strati dei molteplici intrecci sopra sommariamente raccontati. Così, c'è chi è portato a ragionare in primo luogo sui lontani fatti storici accaduti – il massacro sanguinoso delle monache o la loro eroica resistenza antirivoluzionaria – e chi invece evidenzia la affascinante rielaborazione letteraria che Bernanos (riprendendo il testo della De Fort) confezionò alla fine della sua vita. Chi infine considera soprattutto la musica di Poulenc, sospettato al tempo (in epoca di avanguardie) di conservatorismo artistico, sottolineandone invece, a distanza di anni, la grande forza ed efficacia compositiva. Difficile districarsi in maniera netta: d'altra parte, probabilmente, ciò non solo non è possibile, ma nemmeno opportuno. Occorre assumerci il rischio culturale – in questo e in altri casi – di non semplificare la complessità. Ben vengano, perciò, tutte le considerazioni, sia quelle sulla fede delle carmelitane che quelle sulla scrittura musicale di Poulenc.

Dialogues des Carmelites_Corinne Winters (Blanche), Bogdan Volkov (Chevalier de la Force)_ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2022_1199
Corinne Winters (Blanche) e Bogdan Volkov (Chevalier de la Force) in Dialogues des Carmelites. Foto Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2022

Per parte mia, vorrei sottolineare soprattutto alcuni aspetti originali di questa edizione: in primo luogo, quelli proposti da Emma Dante. Come dichiarato, l'attenzione della regista è caduta questa volta sulla identità femminile delle monache, svelata e indagata attraverso i ritratti di David, proposti in apertura ad effige della vita – precedente alla clausura – di monache che «sono state amiche, sorelle, donne, nella loro intimità, sono state sensuali, hanno avuto desideri e sono state desiderate» [10]. Le cornici che aprono il palcoscenico – e sulle quali, in forma di ghigliottina, il palcoscenico si chiuderà – sono una chiave di lettura dello spettacolo: ritratti di donne attraenti, celle del monastero, figurazione della dispersione delle monache cacciate, corridoio della reclusione, luogo dell'esecuzione [11]. Non mancano sottolineature estreme della mortificazione dei corpi delle monache, col piede trafitto – corpi pure rivestiti di abiti sfarzosi e rilucenti, quasi militareschi, con elmetti sormontati da una sorta di aureola – né qualche trovata «più postmoderna che “pop”» [12]. Alcune scene colpiscono per il loro toccare in maniera inedita ed audace i temi della sacralità: la croce (vuota) che oscilla come un pendolo in alto alla morte della priora; il Cristo-donna dal corpo efebico, disceso dalla croce, che oscilla anch'esso sostenuto da monache ritornate donne, dalle lunghe chiome, sulla soglia dell'esecuzione; o infine Blanche crocifissa che – ultima – si spegne drasticamente nello stridere delle lame, in un fascio di luce.

Accanto alla ottima conduzione musicale di Michele Mariotti, apprezzato in maniera unanime, ed alla prova più che convincente dell'orchestra, dei cantanti e del coro, restano le molte suggestioni di un testo così denso, anche nelle sue connessioni con la musica di Poulenc, per il quale – non potendo scegliere che per ingiusta selezione – riferisco qui solo la battuta fulminante che Bernanos mette in bocca a sœur Constance, una delle compagne di monacazione di Blanche. La quale, commentando la morte inquietante della priora, spirata dubitando di Dio ed in preda allo sconforto, dice: «Chi mai avrebbe potuto credere che essa avrebbe penato tanto a morire, che sarebbe morta così male? Si direbbe quasi che, al momento di dargliela, il buon Dio abbia sbagliato morte, come quando al guardaroba vi danno una veste per un'altra. Sì, questa doveva essere la morte di un'altra, una morte troppo piccola per lei; non riusciva nemmeno a infilare le maniche» [13].

Dialogues des Carmelites_Anna Caterina Antonacci (Madame de Corissy)_ph Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2022_2072
Anna Caterina Antonacci (Madame de Corissy)_in Dialogues des Carmelites. Foto Fabrizio Sansoni-Opera di Roma 2022

La ghigliottina che scende – in forma di drappo bianco – sulle cornici semoventi che accompagnano le carmelitane fin dall'inizio, troncando il canto delle monache, è di grande impatto visivo, auditivo ed emotivo. Essa, tuttavia, non chiude né la riflessione, né la discussione sulle questioni aperte dai Dialogues. Sono convinto che se continuerà a parlare, forse non a lungo ma certamente in profondità [14].

Paolo Sassi

Teatro dell'Opera di Roma – Roma
Dialogues des Carmélites
di Francis Poulenc
dal testo di Gerges Bernanos
direttore: Michele Mariotti
regia: Emma Dante
maestro del coro: Ciro Visco
scene: Carmine Maringola
luci: Cristian Zucaro
coreografie: Sandro Campagna
orchestra e coro del Teatro dell'Opera di Roma
personaggi e interpreti
Marquis de La Force: Jean-François Lapointe
Blanche de La Force: Corinne Winters
Chevalier de La Force: Bogdan Volkov
Madame de Croissy: Anna Caterina Antonacci
Madame Lidoine: Ewa Vesin
Mère Marie de l'Incarnation: Ekaterina Gubanova
Sœur Constance de Saint-Denis: Emöke Baráth
Mère Jeanne de l'Enfant-Jésus: Irene Savignano
Sœur Mathilde: Sara Rocchi
L'aumônier du Carmel: Krystian Adam
Officier: Roberto Accurso
I Commissaire: William Morgan
Le Geôlier/II Commissaire: Alessio Verna
Thierry/Javelinot: Andrii Ganchuk

 

[1] Le rappresentazioni dei Dialogues al teatro dell'Opera di Roma sono terminate il giorno prima dell'apertura della stagione alla Scala di Milano, il 6 dicembre scorso. Chi volesse, potrà rivedere la prima del 27 novembre dal sito di RaiPlay, che l'ha trasmessa il giorno stesso (in differita, però, per la sovrapposizione con la programmazione di Muti prova Macbeth). Cfr. https://www.raiplay.it/programmi/dialoguesdescarmelites2022edante.

[2] Una recente rappresentazione dei Dialogues, direttore Jérémie Rhorer e regista Olivier Py, ha avuto luogo a Bologna nel 2018; la serata della prova generale del 9 marzo 2018 è disponibile in rete per la visione (https://www.youtube.com/watch?v=__Vcy2Knb8g). Assai interessante e ricca di riflessioni è la visione di Dialoghi intorno all'opera “Dialogues des Carmélites” di Francis Poulenc (https://www.youtube.com/watch?v=VA7dnfDRLBU&t=2177s), incontro promosso dal Teatro comunale di Bologna il 28 febbraio 2018 con lo storico Alberto Melloni, lo scrittore Nicola Muschitiello, e l'artista Moni Ovadia, i quali hanno riflettuto sui Dialogues, intercalati dall'esecuzione di alcuni passaggi tratti dall'opera presentata.

[3] Cfr. Dino Villatico, «La scelta delle carmelitane secondo Emma Dante», in il manifesto, 29 novembre 2022 (https://ilmanifesto.it/la-scelta-delle-carmelitane-secondo-emma-dante).

[4] Cfr. Cesare Galla, «Dialogues del Carmélites, coraggiosa e riuscita inaugurazione dell'Opera di Roma», in Tag43, 28 novembre 2022 (https://www.tag43.it/dialogues-des-carmelites-poulenc-opera-roma-emma-dante/).

[5] Secondo alcune fonti di informazione (cfr. Verso la canonizzazione equipollente delle suore martiri di Compiegne (acistampa.com) nel febbraio scorso papa Francesco avrebbe autorizzato la procedura di canonizzazione delle sedici religiose per equipollenza, cioè senza la necessità di un miracolo. Riferisce la notizia anche Roberto Zicchitella, «Dialogues des Carmélites, storia di suore martiri, all'Opera di Roma», in Famiglia cristiana, 23 novembre 2022 (https://www.famigliacristiana.it/articolo/dialogues-des-carmelites-storia-di-suore-martiri-all-opera-di-roma_41111.aspx).

[6] Il film – con il titolo al singolare: Le dialogue des Carmélites – vedrà la luce solo nel 1960, tre anni dopo la prima dell'Opera alla Scala, con lo strascico di una causa degli eredi di Bernanos per il mancato rispetto del testo.

[7] Cfr. Andrea Penna, «Una creazione travagliata. Il Getsemani di Poulenc», in Dialogues des Carmélites, Roma, Teatro dell'Opera, 2022, p. 200. Il saggio costituisce parte della ricca pubblicazione – tutt'altro che un semplice “libretto” – curata dal teatro Costanzi in occasione della rappresentazione (281 pp., 15 €).

[8] Come allora era solito, con cruccio dei filologi, l'opera venne eseguita nella sua traduzione italiana e non nell'originale francese. La prima della versione francese – all'Opéra di Parigi – sarebbe stata rappresentata il 21 giugno dello stesso anno.

[9] Cfr. A. Penna, cit., pp. 202-3.

[10] Cfr. C. Galla, cit. Sembra convenire in questo senso anche Umberto Asti, «Le Carmelitane di Poulenc, la preziosa riproposta curata da Emma dante», in teatro.it, 2 dicembre 2022, https://www.teatro.it/recensioni/dialogues-des-carmelites/le-carmelitane-di-poulenc-la-preziosa-riproposta-curata-da-emma-dante.

[11] Così Emma Dante nella bella e intrigante intervista – condotta assieme a Michele Mariotti – rilasciata a Marco Ventura per La Lettura, «Scende la ghigliottina sulla musica di Dio», 16 ottobre 2022, p. 50. Critico sulle scelte della regia quanto alla raffigurazione delle carmelitane è D. Villatico, cit.

[12] Cfr. Michelangelo Pecoraro, «Roma – Teatro dell'Opera: Dialogues des Carmélites», in OperaClick, 1° dicembre 2022, https://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/roma-teatro-dellopera-dialogues-des-carm%C3%A9lites.

[13] M. Pecoraro, cit.: come «i ferri da stiro illuminati da lucine rosse a forma di croci, oppure le biciclette gialle su cui le monache si dilettano per un po' una volta cacciate dal convento».

[14] Atto secondo, quadro primo.
[xiv] Le rappresentazioni dei Dialogues al teatro dell'Opera di Roma sono terminate il giorno prima dell'apertura della stagione alla Scala di Milano, il 6 dicembre scorso. Chi volesse, potrà rivedere la prima del 27 novembre dal sito di RaiPlay, che l'ha trasmessa il giorno stesso (in differita, però, per la sovrapposizione con la programmazione di Muti prova Macbeth). Cfr. https://www.raiplay.it/programmi/dialoguesdescarmelites2022edante.

canale telegram Segui il canale TELEGRAM

-----------------------------

Newsletter Iscriviti alla newsletter

-----------------------------

Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie

In this article
No widget found with that id