Diritto alla salute negato: mancano i medici di famiglia

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La Fondazione Gimbe elaborando i dati dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) ha pubblicato un rapporto secondo il quale in Italia mancano 2.900 di famiglia e entro il 2025 si stima che ne verranno a mancare altri 3.400. I medici di base sono 40.250.
Del resto la percentuale di medici con più di venticinque anni di servizio è molto elevata e quindi alta la parte di loro che è vicina alla pensione. Non basteranno l'innalzamento dell'età pensionabile a 72 anni, l'autorizzazione all'esercizio della professione anche ai medici in formazione e l'aumento del massimale dei pazienti da parte delle Regioni che tra l'altro incide sulla qualità del servizio; già il 42,1% dei medici supera il tetto massimo di 1.500 pazienti. Sono solo misure tampone che non risolvono il problema. Secondo la Federazione Italiana Dei Medici Di Medicina Generale (Fimmg ) due milioni di italiani sono già privi di assistenza medica di base. E come se non bastasse, la segretaria nazionale del settore Formazione della Fimmg Erika Schembri, lamenta che «nonostante l'enorme carenza di medici sul territorio, le Regioni continuano a rimanere immobili, bloccando l'iter necessario a bandire gli avvisi di concorso per il nuovo triennio del percorso di formazione specifica in medicina generale e ritardando l'ingresso dei nuovi medici».

Secondo il rapporto GIMBE le regioni con le maggiori criticità sono in Lombardia con meno 1.003 medici di medicina generale, in Veneto meno 482, in Campania meno 349, in Emilia Romagna meno 320 e in Piemonte meno 229. Le cause sono collegabili, nelle parole di Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe, a «mancata programmazione, i pensionamenti anticipati, medici con numeri esorbitanti di assistiti e la ‘desertificazione' nelle aree disagiate». Tutti problemi che «finiscono per comportare l'impossibilità di trovare un medico di medicina generale nelle vicinanze del domicilio, con conseguenti disagi e rischi per la salute». Continua anche: «Aumentare il massimale di assistiti e innalzare l'età pensionabile servono solo a nascondere la polvere sotto il tappeto» [1].

GIMBE Riduzione Medici medicina generale per regione

Da tempo Cartabellotta è solito denunciare problematiche diverse sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per la salvezza del quale ha lanciato piani dettagliati su misure da adottare che però sono disattese e che lo hanno portato a dire ancora: «Il Servizio Sanitario Nazionale è un paziente con malattie multiple. Conosciamo la terapia per guarirlo, ma la politica non ha ancora deciso se somministrarla o lasciarlo morire».

Le carenze della medicina di base sono accompagnate anche da quelle dei pediatri sul territorio. Secondo Gimbe mancano almeno 840 pediatri mentre secondo Save the Children le carenze arriverebbero fino a 1400 e malgrado il calo demografico non renda più critiche queste carenze, ma semmai contribuisce a togliere certezze sulla volontà di una procreazione che possa essere supportata da servizi adeguati e che risulti sostenibile per famiglie e nascituri [2]. Attualmente siamo ad una media nazionale di 896 assistiti per medico pediatra con situazioni inferiori alle sole  Umbria (784), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798). Sono 17 le Regioni in cui invece si supera la soglia ottimale fissata in 800 assistiti per pediatra con Piemonte (1.092), Provincia Autonoma di Bolzano (1.060) e Toscana (1.057) che eccedono i 1000 piccoli pazienti. Il calo del numero dei pediatri in convenzione con il SSN sono diminuiti del 5,5% dal 2019 al 2021. Altro dato che conferma le apprensioni di ogni genitore che sia nella condizione di preoccuparsi di poter esercitare il diritto di ottenere l'iscrizione del proprio figlio agli elenchi di un pediatra che ne controlli una crescita sana ed indichi le soluzioni possibili, quando e se, si dovesse incorrere nelle fragilità cui le piccole vite possono andare incontro.

Anche le Case di Comunità previste in un numero di 1.300 nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza subiscono gravi previsioni sul loro funzionamento. Come potranno funzionare senza la presenza H24 dei medici di medicina generale che non sono in numero sufficiente? Quelli che ci sono abbandoneranno il loro lavoro negli studi privati e si sobbarcheranno orari di presenza più lunghi nelle case di comunità? Inoltre come si concilierà questo con l'inquadramento contrattuale da liberi professionisti, cioè di professionisti proiettati verso un lavoro in autonomia piuttosto che in equipe come dovrebbe essere nelle case? Non trasformando questi contratti alle dipendenze del servizio pubblico significherebbe il naufragio di un capitolo importante del PNRR per la riorganizzazione della medicina del territorio.

Intanto resta una incompiuta per queste ipotesi di Case di Comunità che non sono attive in 15 Regioni. Stessa cosa per gli Ospedali di Comunità ( 20 posti letto ogni 100.000 abitanti); ne risultano attivi meno dell'11% previsto. Su tutto questo la spada di Damocle dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio che assicura che dopo il 2026 per assistenza domiciliare ed ospedali di Comunità serviranno ulteriori 1,24 miliardi.[3]

Sembrerebbe visione catastrofica il grido d'allarme che viene diffuso circa lo smantellamento della Sanità, ma occorre già considerare che nella post pandemia [4] abbiamo dovuto tener conto che in Sanità nel nostro paese si spendesse il 15% meno della Germania con ampissime deleghe di prestazioni e cure in alcune regioni, le più grandi, verso la sanità privata che come quella assicurativa non le elargisce senza corrispettivi adeguati. Ad ognuno la risposta se sia reale il grido d'allarme sullo smantellamento del SSN.
Emidio Maria Di Loreto

[1] Studi e Ricerca, Medici di famiglia: ne mancano quasi 2.900 ed entro il 2025 ne perderemo oltre 3.400, 24/05/2023
[2] Diletta Giuffrida, Sanità malata, pediatria di famiglia tra carenza di medici e troppi assistiti, 30 marzo 2023
[3] B.Gob., Pnrr e riordino del territorio:per l'UPB nodi risorse,Mmg e ruolo del distretto. E dopo il 2026 serviranno almeno 1,24 mld in più per Adi e Ospedali di comunità, 13 marzo 2023
[4] Chiara Giorgi, Perché la Sanità è allo stremo dopo la pandemia, 12 maggio 2023

 

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