
Disegni diversi è una raccolta poetica di Cinzia M. Adriana Proietti composta da due sezioni dedicate rispettivamente ai calligrammi e agli acrostici. Una raccolta, dunque, che poggia su due forme molto particolari di poesia, con una lunga tradizione che ha attraversato i secoli e le stagioni delle diverse avanguardie letterarie con angolazioni e proposte molto variegate.
Alla base di questa produzione poetica, capace di integrare testo poetico, immagine e suono, c'è l'ampio campo degli interessi dell'autrice che sa attraversare luoghi diversi, determinando così una proficua mescolanza di linguaggi, anche capaci di integrarsi. Lungo il confine fra la parola, il suono e l'immagine nasce una rappresentazione del mondo con una forte carica etica e umana.
Con Cinzia M. Adriana Proietti abbiamo parlato del suo lavoro e delle sue ricerche artistiche.

Come nostro costume, le chiederei prima di tutto di presentarsi ai nostri lettori in modo che possano più facilmente inquadrare il suo lavoro. La pregherei, in particolare, di soffermarsi sulla sua formazione artistica.
Da bambina, intorno ai sei anni, ho intrapreso gli studi di violino. Mi sono diplomata in canto lirico studiando con Ambra Vespasiani e conseguito poi il Diploma Accademico di II livello in Discipline Musicali con indirizzo Canto Barocco e Rinascimentale sotto la guida di Gloria Banditelli, presso l'Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Briccialdi”. Ho preso parte a numerose stagioni lirico-teatrali in qualità di cantante, aiuto regista, attrezzista e truccatrice. Mi sono specializza in tecniche musicali Orff-Schulwerk e Dalcroze, metodi che ho applicato nell'insegnamento presso il CDM, Centro Didattica Musicale di Roma e nelle scuole di primo e secondo grado. Ho lavorato come consulente in sperimentazione didattico-musicale presso scuole di musica, ludoteche, laboratori artistico-musicali e come docente e coordinatrice nei corsi di aggiornamento di propedeutica musicale per le insegnanti. Oltre alla musica mi accompagnano da sempre altre due grandi passioni: la scrittura e la pittura. Amo molto anche la poesia e partecipo attivamente alla sua diffusione intesa come mezzo di comunicazione universale. Alcune mie liriche sono state inserite su quotidiani e antologie poetiche. Oltre alla raccolta di calligrammi ed acrostici dal titolo diSEGNI diVERSI, edita da Intermedia Edizioni con prefazione curata da Ambra Antonelli, ho scritto una silloge di brevi poesie prosastiche intitolata Crome, che verrà pubblicata nei prossimi giorni da Bertoni Editori con prefazione del curatore Marcello Soro. Ho appena completato la stesura di un romanzo storico dal titolo Il sapore delle sorbe, ambientato nelle due Grandi Guerre, basato sulle testimonianze di mia suocera e del papà, che verrà pubblicato a dicembre 2021 da Gambini Editore.
Le parole hanno precisi significati che aiutano a definire il mondo e a creare una sorta di ordine delle cose. Quali sono i suoi percorsi creativi e, in particolare, per la raccolta di cui parliamo lei è solita partire dalle immagini o dalle parole?
Negli ultimi anni mi sono avvicinata alla pittura da autodidatta orientandomi, inizialmente, verso la realizzazione di soggetti floreali, per poi passare in un secondo momento a uno studio approfondito della materia che mi ha condotto verso una introspezione dei sentimenti attraverso segni, forme e colori. Il mio linguaggio pittorico astratto è caratterizzato da empiti istintivi e sensoriali. Faccio affidamento all'energia ideativa della mia spontaneità lasciandomi coinvolgere dalla forma e non forma, tra definitivo e non-definitivo. Alcuni dipinti, selezionati in vari Concorsi, sono stati esposti in diverse Mostre Collettive Nazionali e nel 2022 seguiranno un Tour nel Mediterraneo, in Campania, in Sicilia e Tunisia, mentre nel prossimo gennaio esporrò alcune opere alla Prima Biennale di Pittura a Vercelli. È proprio dalle mie passioni per la scrittura e la pittura che ho deciso di proporre versi disegnati. Nella poesia visiva le parole si plasmano fra loro per assumere forme diverse. Mi lascio guidare dall'istinto e dall'urgenza di comunicare esperienze e sentimenti. Non scelgo a priori di partire da una o l'altra forma, sia quando scrivo sia quando dipingo, cerco di privilegiare innanzitutto l'emozione rappresentando le vibrazioni del mio sentire, a seconda di ciò che il mio inconscio capta e vuole esternare alla realtà.
La tradizione poetica è fatta da sempre anche della lotta tra una forma che si fa canone e la ricerca di una nuova possibilità espressiva. Che cosa l'ha attratta verso questa commistione fra calligrammi, acrostici e versi?
Ho sempre amato l'interdisciplinarità dei linguaggi e l'unione ne arricchisce sicuramente il mio racconto interiore, rafforza la mia visione della vita. Ogni forma espressiva attua il recupero della sfera appartenente al quotidiano, sottolinea a livello esistenziale il rapporto uomo-società, uomo-natura, indaga i vari temi sociali. La parola, la forma, il colore si alternano, si uniscono, si rincorrono per esaltare gioie e sofferenze celate.
Ci può spiegare il suo interesse per i calligrammi e gli acrostici?
Amo scrivere, sperimentare forme diverse, pur mantenendo intatto il mio linguaggio espressivo. È vero che il calligramma è libero dai vincoli dei ranghi serrati di un testo tradizionale mentre l'acrostico si configura per essere una forma rigida, un esperimento di segno opposto, ma in entrambe i casi non sono per me solo giochi letterari ma il racconto della mia anima.
In una nota al testo lei racconta di essere partita dall'amore che suo padre aveva per il presepe e per la rilegatura di libri antichi. Ci racconta qualcosa di questo rapporto?
Ho avuto la fortuna di avvicinarmi all'arte grazie a mio padre e al rapporto speciale che è sempre esistito fra noi. Trascorrevo i pomeriggi seduta al suo fianco disegnando e colorando mentre lui, con un piccolo telaio artigianale per legatoria, fissava, cuciva e incollava scritti, fascicoli e vecchi libri. Rilegava anche i miei quaderni di scuola e i miei tanti disegni trasformandoli in stupendi libri dalle copertine rigide di tela grezza e questo per me era un dono preziosissimo. È sempre stato un mestiere che ho trovato affascinante sin da bambina. Mio padre era il restauratore di vecchi libri, un uomo semplice che sapeva ridare vita a pagine logore e ingiallite, il “protettore del sapere”. Altre volte invece erano bellissime statuine di terracotta e cartapesta a prendere vita in un presepe e qui potevo anch'io contribuire alla realizzazione di magnifiche ambientazioni. Ogni anno, un mese prima di Natale, iniziavamo a lavorare per la realizzazione di un presepe enorme, all'interno di uno sgabuzzino. Non potevano mancare l'alternarsi del giorno e della notte che accendevano o spegnevano le lucine delle finestre delle case, la stella cometa che scorreva così come l'acqua e l'imitazione del fuoco e del fumo, grazie ai marchingegni meccanici che costruiva. Oggi, come allora, continuiamo a realizzarne all'interno di piccole botticelle di legno o intorno a vecchi coppi, sempre colmi di minuziosi dettagli. Ogni presepe racconta la storia della mia infanzia riportando alla mente dolci ricordi, immagini, profumi ed emozioni. Mi ha trasmesso e condividiamo ancora tante passioni, oltre ai presepi collezioniamo francobolli e monete italiane, santini antichi, penne, vecchie suppellettili, libri… amiamo l'Arte in tutte le sue forme.
Antonio Fresa
Cinzia M. Adriana Proietti
diSegni diVersi
Intermedia Edizioni, 2021
Pagine 110
euro 15,00
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