
Un incubo. Vivere un incubo penso possa essere una delle strade da percorrere per comprendere quanto sia esiziale il cambio del modello produttivo e di consumo visto da decenni come “l'orizzonte ultimo”.
L'inizio della lettura del breve saggio di Donatella Di Cesare è il principio dell'asfissia, del perdere fiato per una situazione dalla quale non c'è via di uscita. Sembra. Perché la soluzione la suggerisce ed è «convivere con questo virus e, forse, con altri. Il che significa coabitare con il resto della vita in ambienti complessi, che si sovrappongono e si incrociano, nel segno di una riscoperta vulnerabilità». Questo scrive l'autrice chiudendo Virus sovrano? Asfissia capitalistica.
Un lavoro che invito caldamente a leggere: analisi lucida e soluzione altrettanto lucida.
Le ottantanove pagine scorrono con la nitidezza delle sue parole, del suo pensiero che si sa, e se ne vede tutta la consistenza, anche profondo. Inclusi i riferimenti a scritti, idee, soluzioni che provengono da altre/i studiose e intellettuali. Come quando scrive della fobocrazia, che «potrebbe essere la parola chiave della governance liberale […] il dominio della paura, il potere esercitato attraverso l'emergenza sistematica […] Si diffonde timore, si trasmette ansia, si fomenta odio», e ci ricorda Machiavelli che ha fatto «della paura una categoria politica». E qui che ritorna l'incubo, non quello che ci deve spingere ad agire, a cambiare ma quello che ci ingabbia, ci sopprime; «suspense e tensione si alternano in una veglia permanente, in un'insonnia che provoca incubi, abbagli, allucinazioni. La vita appare stretta nella morsa di un'alternativa costante tra la minaccia di subire un'aggressione e l'esigenza di difendersi, anzi di prevenire l'attacco».
La filosofa poi ci mostra l'altra faccia della fobocrazia: il complottismo. Complottismo che è su due livelli che reciprocamente si sostengono, mi sembra di capire. Quello del cittadino e dei gruppi di cittadini che di fronte al disorientamento della nostra epoca, «sempre più un caos impenetrabile», vedono nemici dappertutto, poteri forti, forze impenetrabili che vogliono distruggerli e quello della politica «meschina e ipocrita, che per governare ha continuamente bisogno di riversare le proprie responsabilità su un nemico a portata di mano – l'immigrato, lo “zingaro”, i burocrati di Bruxelles, il “virus cinese” – è la fonte inesauribile di fantasie complottistiche».
Scorrono anche una serie di appunti, riflessioni, ricordi su quanto accaduto in questi mesi di pandemia e di risposte per affrontare il coronavirus, «un virus sovrano già nel nome. Sfugge, glissa, varca i confini, passa oltre».
La decretazione d'urgenza che sospende quel poco di democrazia che è rimasta, inclusi i pieni poteri assunti in alcune parti del mondo; l'esplosione delle condizioni di marginalità abbandonata e lasciata a soffrire e a morire, dove «il povero non è degno di riscatto, perché è il consumatore fallito»; il dominio degli scienziati e degli esperti nel dibattito pubblico con la politica che colpevolmente lascia il campo alla scienza; la fobia del contatto e il distanziamento sociale, questa «polizia preventiva dei rapporti […] apice di un processo politico già in corso»; l'emergenza psichica in cui si è entrati senza che se ne parli; il messaggio di una cardiologa dalla terapia intensiva che era costretta scegliere per le cure chi «avesse più speranza di vita»; la strage degli anziani e l'estremo saluto mancato: «La storia dovrebbe insegnarci che l'offesa arrecata alla dignità della morte mina l'intera comunità, impedisce il lavoro del lutto, inibisce la memoria. L'impossibilità di elaborare il passato sospende il presente, sbarra il futuro».
Leggetelo e agiamo prima che l'incubo diventi realtà.
Pasquale Esposito
Donatella Di Cesare
Virus sovrano?
L'asfissia capitalistica
Bollati Boringhieri, 2020
pagg. 96
€ 9,00
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