
Mi sono reso conto che i virus sanno leggere, scrivere e comunicare. Ho scoperto che hanno persino un loro organo di stampa.
Non è stato difficile di questi tempi incontrarne uno e anche particolarmente attivo. Ne ho fatto subito conoscenza non essendoci troppe barriere tra di noi ed è riuscito a conquistarmi, anima e corpo. Ha anche confessato che aveva perso il conto di quanti ospiti prima di me avesse incontrato.
Nonostante una condizione perfetta, o quasi, dopo qualche giorno mi ha raccontato del loro mondo e spiegato che anche loro hanno una testata giornalistica, il loro organo ufficiale. In questi giorni è stata convocata una riunione di redazione alla quale parteciperà essendo un redattore, sia pur apprendista per l'ancora poca diffusione dei suoi scritti. Discuteranno evidentemente dell'attività virale, e più esattamente dello stato dell'arte della pandemia attraverso il quale sarebbe stato riconosciuto il successo di quanto da loro fatto negli ultimi due anni. Successo e notorietà per la pandemia e successo e notorietà per il giornale che ha battuto record su record di letture, merito anche del rigore che la redazione ha professato dando sempre diffusione a notizie verificate. Il non ricorso a fake news aveva stabilizzato infatti la credibilità tanto da non dover mai far ricorso a rettifiche.
Altro tema che sarebbe stato affrontato, vitale per la loro sopravvivenza, quello delle mosse operate dalla dirigenza virale che aveva garantito una diffusione secondo le massime possibilità in tema di pandemia. Si dovevano poi premiare, con riconoscimenti, coloro che avevano previsto il successo della pandemia anche attraverso la determinazione mostrata quando arrivarono i vaccini, per i suggerimenti sul ricorso a mutazioni sempre un poco più tutelanti la loro virulenza.
Un'annotazione di plauso l'avrebbero anche data a chi aveva previsto che gli umani si sarebbero stancati presto delle misure restrittive.
Avevano intuito che l'indole godereccia e gli aspetti sociali degli umani avrebbero avuto il sopravvento. Avevano anche supposto che gli scienziati assertori di politiche di contenimento, sarebbero stati soppiantati, nella considerazione di almeno parte dei decisori istituzionali, da quelli affascinati da strane teorie in qualunque campo del sapere o da quelli di: “prima l'economia”. Magari anche adducendo colpe al lassismo nei confronti dei migranti.
Il mio virus interlocutore mi chiariva come, per il loro contagioso successo, fosse bastato applicare quello per cui esistono: replicarsi per selezionare nuove varianti più infettive. Insomma incrociare quanti più umani possibile per un'attività simbiotica con loro dalla quale trarre vantaggi vitali.
“Noi – mi diceva – siamo piccole entità, semplici nell'organizzazione, e siamo convinti che chi non si riproduce soccombe nella vita, quindi sparisce. E così si cercava la massima contagiosità ma senza esagerare perché altrimenti presto non ci sarebbero stati umani a sufficienza – morti anche per la scarsità dei posti nelle terapie intensive – per replicarci da mutati”.
La previsione non poteva tener conto della necessità di pensare che sarebbe stato necessario far fronte ad una simile devastazione. Comunque la popolazione virale aveva preso le sue misure cautelative. Sarebbero rimaste altre specie animali sulle quali già avevano stabilito contrafforti importanti per avere una riserva che ne tutelasse le loro future attività. Del resto una insigne scienziata, umana, aveva già svelato di come il Sars CoV-2 fosse già molto diffuso, e ne aveva dato comunicazione nel Multidisciplinary Digital Publishing Institute (MDPI). In quel documento era confermato che cani ma anche gatti, visoni, e finanche ippopotami o enormi branchi di cervi costituivano serbatoi virali pronti per nuovi salti di specie (spillover) dagli effetti inimmaginabili.
Anche della loro diffusione nel regno animale, e quindi dell'ottimo lavoro fatto per il loro futuro, si sarebbe parlato nella riunione di redazione. Malgrado il soggetto virale con il quale cercavo di saperne di più non appartenesse agli animali complessi, aveva comunque mostrato reticenza nello svelarmi l'origine del ceppo virale di Wuhan che pure tanto parlare aveva generato. Ovviamente avere la possibilità di conoscerne l'origine con certezza mi incuriosiva molto. Su questo però non ebbi soddisfazione malgrado fosse stato dato per scontato nella chiacchierata che quella generazione virale racchiudeva in se sia la contagiosità del virus del raffreddore che la gravità delle polmoniti che generava.
Al virus con il quale stavo dialogando iniziava ad alimentarsi una preoccupazione secondo la quale sarebbe potuto sfuggire il controllo sui contagi. Pensava di esporre il suo pensiero, a dire il vero catastrofico, durante l'imminente riunione di redazione. Il fronte negazionista, la contrarietà di molti ambienti produttivi e di una fetta della rappresentanza politico-istituzionale, delle multinazionali del farmaco che si sono opposte alla cancellazione delle proprietà intellettuali sui vaccini, la voglia di tornare a festeggiare eventi felici o a ricordare quelli luttuosi, avrebbero potuto stravolgere l'equilibrio sul Pianeta. Questo avrebbe significato un impatto negativo sulla diffusione sua e di tutti i virus, con le loro varianti e sotto varianti, sia del Sars CoV-2 che di tutte gli altri virus. Forse fino alla scomparsa.
Infatti quella specie di Santa Alleanza tra negazionisti e mondo economico in senso lato aveva portato gli esseri umani verso uno scenario da “liberi tutti”. Scenario determinato dalla malsana idea della fine dei pericoli. E così bisognava insistere nel trovare soluzioni migliori come quella di produrre altre varianti più contagiose come stavano già facendo con Omicron 4 e 5. Questo significava che i soggetti più deboli e senza vaccini tra gli umani avrebbero continuato a morire mentre i più ricchi e fortunati sarebbero stati costretti a nuove frenesie per vaccinazioni più aggiornate o che prolunghino l'induzione di una immunità rivelatasi troppo breve.
Il virus mi metteva anche al corrente della presenza nella riunione di redazione di loro esperti che avrebbero analizzato le disposizioni che la riunione della Commissione Vaccines and Related Biological Evaluation and Research's (VRBPAC) aveva emanato circa gli aggiornamenti vaccinali. Il tema sarebbe stato come aggirare i vaccini aggiornati mentre alcune rappresentanze virali avrebbero preferito finirla con nuove ondate pandemiche consentendo agli umani di proteggersi con nuovi vaccini bivalenti. Anzi alcuni erano già proiettati a doversi confrontare con nuove generazioni di vaccini ad effetto combinato anti Sars CoV-2 ed antinfluenzale. Anche questa nuova condizione era ampiamente scontata e non avrebbe generato preoccupazione virale. Tanto per lui e i suoi compagni era tutto molto chiaro. Sarebbe stato sufficiente lasciare a loro disposizione un piccolo pertugio di inefficienza nel sistema sanitario e sociale degli umani e loro vi si sarebbero introdotti ricominciando la giostra dei contagi a loro piacimento. Questo sarebbe potuto capitare anche se e quando vi fosse stata una umanità più collaborativa, o quando le durate vaccinali sarebbero state adeguate e per tutti o quando i target vaccinali, che le Commissioni VRBPAC avrebbero individuato, sarebbero state classificabili come definitive per i nuovi prodotti. Ai virus sarebbe bastato un altro spillover tra i tanti ipotizzati, magari utilizzando i maiali che erano la specie che godeva per loro di grandi margini di successo, e quindi via, per far ripartire la giostra.
Emidio Maria Di Loreto
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