
Ei fu. Il 5 maggio 1821 Napoleone muore sull'isola di Sant'Elena dove fu esiliato dopo Waterloo e i cento giorni. I versi di Alessandro Manzoni stanno lì ad indicarlo in maniera diretta e precisa.
Anche quest'anno, che doveva essere dedicato alle celebrazioni, l'imperatore riesce a suscitare mille discussioni e polemiche, in Francia e non solo. La sua vocazione al potere, il suo rapporto con le donne e il tradimento della Rivoluzione francese sono, in genere, le accuse più immediate che gli vengono rivolte.
Le domande sulla sua vita sono più o meno sempre le stesse da allora ad oggi, anche se, ogni volta che si evoca Napoleone, c'è qualcuno che presume di dire cose originali. Biografie, romanzi, saggi, film, musiche testimoniano di un interesse che non si spegne mai. In questo sta, probabilmente, il vero monumento postumo che Napoleone ha saputo edificare a sé stesso: la sua capacità di narrare la sua storia a modo suo. Abile narratore delle sue imprese, ha continuamente cambiato le carte in tavole, costringendoci sempre e comunque a interrogarci sul ruolo che ha avuto nella costruzione dell'Europa contemporanea.
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