È nata ÀP. Accademia Popolare dell’antimafia e dei Diritti

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Lamaro, periferia sud di Roma, tra i quartieri di Cinecittà e Quadraro. Fortificato da una resistentissima corazza popolare, questo tratto di periferia storica confina con gli studios (quelli originali) di Cinecittà e si apre verso il panorama collinare dei Castelli Romani attraverso l’ampio canale viario della Via Tuscolana. Gli abitanti di qui, però, condividono l’orizzonte del loro sguardo perlopiù con la realtà dei palazzoni schierati e allineati quasi a reticolato romano.

Proprio tra questa architettura, mista a umanità varia e variegato, una nuova, bellissima iniziativa sociale ha visto la luce in questi giorni. Stiamo parlando di ÀP, ovvero l’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti. L’associazione, che condivide gli spazi e i locali dell’istituto scolastico Enzo Ferrari, si propone come un punto di riferimento e aggregazione soprattutto per i giovani. Ce ne facciamo raccontare le vicende da uno dei promotori, Loris Antonelli.

Loris, la prima domanda è quasi d’obbligo e scontata. Come, dove, e quando nasce l’idea dell’Accademia.
L’idea dell’Accademia, l’idea originale nel nome e nella prospettiva, nasce circa dieci anni fa nell’elaborazione politica, educativa, culturale dell’Associazione daSud. Da qui il nome che declina l’impegno su antimafia sociale e diritti.
Quando questo presupposto incontra la disponibilità della scuola e la fiducia di altre realtà territoriali, come Officina Culturale Via Libera e Cooperativa Diversamente, l’idea originale prende forma, e, già da qualche mese, inizia la parte concreta di progettazione e trasformazione di uno spazio abbandonato in una Accademia popolare.

L’Accademia è dunque “Popolare”, “Anti-mafia” e dei “Diritti”. Che significato hanno questi attributi?
“Antimafia e Diritti” impattano nell’immaginario collettivo, suggeriscono azioni clamorose e impegno di barricata, ma noi li scegliamo e li decliniamo per “…cambiare l’immaginario sulle mafie e l’antimafia, fornire strumenti utili alle cittadine e ai cittadini, costruire un punto di vista critico sulla città di Roma…”, per fare del concetto di antimafia un prerequisito dell’agire quotidiano, e, nello specifico dell’Accademia, fare sì che questo pre-requisito sia “popolare”, diffuso, praticato, accessibile a tutti e agito anche grazie ai linguaggi artistici e creativi.

Chi sono i protagonisti principali di questa avventura? Intendo dire le varie realtà associative che vi partecipano ma anche a chi si rivolge.
Come dicevo in apertura la sfida è lanciata ed è organica al percorso e al profilo dell’Associazione daSud, che, collaborando in questi anni con Officina Culturale Via Libera e Cooperativa Diversamente, ha condiviso con loro questa prospettiva, per completare il profilo di competenze, soprattutto in ambito educativo e territoriale, visto che fine dichiarato dell’Accademia è anche e soprattutto fare antimafia sociale attraverso il contrasto della dispersione scolastica. Ma l’Accademia ha bisogno di partecipazione e energie più ampie e diffuse, quindi si rivolge a tutto il mondo dell’Associazionismo, agli artisti, ai singoli cittadini che hanno voglia e risorse da mettere in campo.

Raccontaci un po’ la storia, le dinamiche di questo quartiere così grande e popoloso e di quanto ci fosse bisogno di una iniziativa come la vostra.
Lamaro, quartiere che insieme ad altri va a comporre l’area più vasta di Cinecittà, è quello che Ramazzotti cantava “…ai bordi di periferia, dove l’aria è popolare”. Negli ultimi venti anni si è un pochino trasformato, soprattutto nella sua composizione sociale. Quando fuori dal raccordo le periferie aumentano senza controllo, quelli che erano quartieri dormitorio diventano città consolidata, migliorano nella percezione di tutti solo perché c’è chi sta peggio. Certo, nella sostanza cambia poco, perché sono quartieri pensati con pochissimi servizi, con alta densità di case popolari e composizione sociale di cultura e ceto economico medio basso, però diventano più attrattivi per tutti, e questo fa sì che pur rimanendo quartieri popolari vengano abitati anche da persone che hanno maggiore accesso a istruzione, lavoro e condizioni economiche di fascia più alta. Oggi Lamaro è così, certamente un quartiere di periferia, disegnato come un dormitorio, ad alta densità abitativa, povero di servizi, ma aperto alla prospettiva di cogliere le opportunità, e abitato dalle diverse fasce economiche e sociali di cittadini romani, pur se rimane ancorato verso il basso.

La sede dell’Accademia si trova all’interno dell’edificio scolastico dell’IIS “Enzo Ferrari”. La vostra iniziativa, come avviene per tante realtà simili, cerca di andare a “colmare” delle “carenze” e tentare di assottigliare grossi ostacoli di tipo sociale, soprattutto tra i più giovani. Un vuoto che le istituzioni, ad esempio la Scuola o il Comune, hanno difficoltà a riempire, per vari motivi. A tuo modo di vedere, quali sono oggi le priorità su cui esiste la possibilità di un intervento concreto?
Le opportunità, la possibilità di offrire una alternativa, sono la possibilità più concreta dell’iniziativa stessa e allo stesso tempo sono la priorità.
Il modo, la forma, sarà declinata attraverso i linguaggi creativi e la produzione culturale, ma anche mettendo al centro del progetto la possibilità di facilitare aggregazione sociale, cultura diffusa, rimettendo in piedi la biblioteca e facendola diventare una mediateca in grado di ospitare esigenze diverse e curiosità di tutti.
La priorità quindi non è riempire vuoti, ma generare pieni, significati pieni e diversi da quelli che, anche nel migliore dei casi, potrebbero essere messi in campo da interventi istituzionali (scuola e Ente locale), anche se nello specifico, quello che vogliamo fare cercheremo di realizzarlo “con la scuola” e non “al posto della scuola”.

Il vostro è un programma impegnativo e desideroso di diffondere innanzitutto cultura, legalità e senso civico. Ci puoi già dare qualche anticipazione sugli eventi delle prossime settimane?
Gli Eventi si sviluppano su tre strade parallele ma diverse:
– I più facili da intercettare: appuntamenti teatrali e musicali, e ne abbiamo in programma già alcuni: 10 marzo Opera Aperta, spettacolo teatrale di Nino Racco sull’omicidio per mafia di Rocco Gatto; La mia idea. Memoria di Joe Zangara, di e con Ernesto Orrico, musiche originali eseguite dal vivo Massimo Garritano il 31 Marzo ; Nido di Vespe, di Simona Orlando, lo spettacolo che racconta il rastrellamento del Quadraro del 17 Aprile ’44, l’11 Aprile e infine il concerto degli Acustimantico il 6 maggio.
– Quindi c’è l’evento in progress, e cioè tutte le operazioni, più o meno partecipate, per la concreta riapertura della biblioteca
– E poi c’è il lavoro capillare che stiamo già facendo con tutte le classi della scuola, in cui ci occupiamo di apprendimento esperienziale, scrittura collettiva, il laboratorio Radio e un progetto sulle vittime di mafia e terrorismo.

Infine. Quali sono le vostre aspettative circa la risposta popolare del quartiere e, più un generale, di tutta la cittadinanza?
Ci aspettiamo che ci sia una risposta ampia e diversificata, che ognuno trovi uno spazio di senso e significato adatto alle proprie attitudini, dal popolare al radical in termini di gusti, di qualità rispetto alla capacità di produzione di idee e significati. Ci aspettiamo che ci sia sostegno degli adulti per generare il welfare comunitario necessario se davvero l’Accademia vuole farsi carico dei percorsi di crescita dei ragazzi. Crediamo che superato lo smarrimento rispetto alla innovatività della proposta ci sarà un feed back molto positivo, che in parte arriva già in forma massiccia, perché al netto delle differenze individuali l’Accademia è un progetto utile e necessario.
Cristiano Roccheggiani

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