
Leggendo degli Editors e di An End Has A Start si trovano sempre riferimenti alle parentele più o meno strette che li accompagnano. Direttamente o sotto traccia si vuole capire quanto siano originali rispetto ai capostipite Joy Division o ai cugini Interpol o Franz Ferdinand. Vediamo cosa ci raccontano. Intanto partiamo con alcune dichiarazioni di Tom Smithmolte di queste canzoni parlano di perdita, morte e malattia, però allo stesso tempo ci sono anche molti elementi legati all'amore e al suo potere salvifico. Per questo il concetto di fine e inizio presenti nel titolo dell'album e della canzone sembrava esprimere al meglio questa ciclicità della vita>> attraverso un suono che in questo album è meno cupo e presenta qualche variazione tonale in più rispetto al precedente [1].
la bellezza della confusioneCanzoni che non temono il pathos e l'emotività,…Canzoni venate da un senso di morte incipiente, ma che poi ribaltano tutto>> [2].
Dordi nota le diversità rispetto al precedente fin dal primo brano Smokers At The Hospital DoorsSono onde irregolari, dal periodo e dall'ampiezza mutevoli che si accodano anche in qualche tocco morbido (“Push Your Head Towards The Air“)nemmeno delude le (alte) aspettative che lo accompagnavano>> [3].
conturbante il suono della collera (When Anger Shows), della depressione (The Weight Of The World), della tristezza (Push Your Head…) e dell'amore che pareggia il dolore (Bones…)>> [4].
Palazzo lo considera un buon disco per i suoni che vanno oltre gli Interpol e per certi aspetti destinati a colmare una parte dello spazio lasciato dai Coldplay in questo senso l'ecumenismo da stadio di The Weight Of The World>>). E non è un caso un utilizzo maggiore del piano e la presenza di ballate come Put Your Hand Towards The Air e Well Worn Hand [5].
Fatti i dovuti riferimenti ai Joy Division ma anche ai Liars, Rapture e Interpol la recensione di Sebanne la considera una musica che va ben al di la degli anni dei suoi interpreti. Storie di uomini che sembrano aver conosciuto il diavolo e accompagnate da melodie che “flirtano” con la pioggia [6]
Lunga e dettagliata analisi quella di Giordani che, in un lusinghiero sette su dieci di sintesi, si sofferma sulla genealogia e sulle influenze del disco. Dai Joy Division <<nel tono sofferto e baritonale della voce del cantante Smith>>, agli U2 soprattutto per come il chitarrista Urbanovitz <<innesca e lascia vorticare i suoi cicloni chitarristici nelle comunque ottime “An End Has A Start” o in “Bones“>> e alle altre band come Coldplay e Snow Patrol che hanno lavorato su certe “intuizioni” degli U2 stessi [7].
Non vi curate di noi ascoltate!
Ciro Ardiglione
genere: rock
Editors
An End Has A Start
etichetta: Pias
data di pubblicazione: 25 giugno 2007
brani: 10
durata: 44:39
cd: singolo
[1] mtv.it – 28 giugno 2007
[2] Sara Poma – Rumore giugno 2007 – pag. 76
[3] Paolo Dordi – Rockerilla 15giugno/15luglio 2007 – pag.49
[4] Giulio Brusati – XL luglio 2007 – pag. 209
[5] Diego Palazzo – Blow Up giugno 2007 – pag. 88
[6] Johanna Seban – 19 luglio 2007 – lesinrock.com
[7] Francesco Giordani – 4 luglio 2007 – ondarock.it
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