
La scenografia è essenziale, alte pareti color antracite, un tavolo, qualche sedia, gradoni neri su cui i due attori si muovono cambiando continuamente posizione, illuminati da sciabolate di luce che mettono in risalto i lineamenti e la recitazione asciutta ed essenziale di Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. I due attori duellano tra loro sul palco nello spettacolo Eichmann. Dove inizia la notte.
Ripercorrono la tragedia della Shoah in un immaginario dialogo tra Eichmann, l'uomo dei treni così come si definisce lui stesso per negare le proprie responsabilità, e Hannah Arendt.
Ottavia Piccolo non è nuova interpretare donne forti che con il loro carattere, la loro personalità, hanno attraversato e segnato la storia.
Ottavia Piccolo/Hannah Arendt provoca Eichmann/Paolo Pierobon, gli chiede ragione del suo ruolo in quella che fu la soluzione finale. Non emergono giustificazioni se non la miseria di un uomo che voleva fare la sua piccola carriera, essere apprezzato da Hitler, essere accolto nel suo ristretto entourage.
Grande la prova di Paolo Pierobon che nelle scene finali abbandona i toni dialettici caratterizzati da una recitazione dai tratti freddi, per lasciarsi andare a un'interpretazione piena di pathos, in grado di rivelare la miseria di quell'uomo piccolo e mediocre che fu Eichmann.
La domanda finale che propone Ottavia Piccolo rimane attaccata alla pelle. Noi come esseri umani possiamo distinguere il bene dal male? È questo quello che ci rende umani?
A queste domande aggiungerei la domanda che pongo sempre quando sono di fronte all'orrore della Shoah. Noi, noi che cosa avremmo fatto? Saremmo stati accolti nel giardino dei giusti o ci saremmo voltati dall'altra parte?

In Germania ci fu anche chi fu capace di resistere. Accanto alla banalità del male ci fu anche sete di giustizia. Massini ce lo ricorda raccontando attraverso la presenza di Ottavia Piccolo la storia dei fratelli Sophie e Hans Scholl della Rosa bianca. Decapitati nel ‘43 perché si opposero alla follia nazista.
Nella storia dei due fratelli c'è qualcosa di biblico. È lo stesso Massini a ricordarcelo: se Dio avesse trovato dieci giusti a Sodoma e Gomorra non avrebbe distrutto la città. In Germania ci furono almeno dieci giusti.
Massini è puntuale nel ripercorrere l'ascesa di Eichmann nel girone infernale della Shoah, incalzato implacabilmente da un'Ottavia Piccolo in gran forma che chiede conto di ogni passaggio, senza fermarsi davanti alla maschera di cinismo del gerarca nazista.
Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon sono aiutati nel loro lavoro di scavo sui personaggi dalla regia di Mauro Avogadro, che non ricorre a effetti speciali per sottolineare parole, stati d'animo, ma a continui cambi di posizione dei due attori sul palco. Contribuendo così a mantenere viva l'attenzione del pubblico che può concentrarsi in questo modo sui significati dietro le parole.
Pur nell'invenzione drammaturgica Massini ripercorre molti dei punti essenziali proposti da Hannah Arendt nel suo famoso libro La banalità del male. La politologa tedesca nella sua opera aveva evidenziato anche le responsabilità che il mondo ebraico e i suoi leader ebbero nel “successo” della soluzione finale. Fu proprio questo richiamo che fece di Hannah Arendt un personaggio inviso alla comunità ebraica. Fu questo a renderla un personaggio scomodo, insieme alla sua giovanile relazione amorosa con il filosofo Martin Heidegger, che non si dissociò mai dal nazismo e che nei suoi diari, I quaderni neri, ebbe continue parole di disprezzo nei confronti del mondo ebraico.
Sì Hannah Arendt fu un personaggio scomodo e Ottavia Piccolo non è nuova a interpretare personaggi femminili di questo genere. A interpretare personaggi che ci obbligano a non dimenticare.
A sipario chiuso abbiamo dialogato con Ottavia Piccolo che ha risposto alle nostre domande nella calda atmosfera del chiostro Nina Vinchi del Grassi. Dimostrando con la sua disponibilità di non essere soltanto una grande attrice ma anche una persona disponibile al dialogo, con l'umiltà dei grandi.
Qual è la difficoltà di uno spettacolo teatrale come questo, se c'è stata?
La difficoltà c'è stata ed è stata soprattutto nel non aver voluto fare nessun tipo di immedesimazione fisica con i personaggi. Sia io che Paolo Pierobon sul palco siamo due entità e due pensieri che si scontrano, non tanto dei personaggi reali, ma due pensieri. Quindi, la difficoltà è stata in questa scelta. Penso che sia la scelta più giusta perché la gente si deve domandare quello che si domanda Hannah Arendt “Dov'è che comincia il male?”.
Il timore è sempre quello che le persone che arrivano a teatro siano predisposte ad ascoltare queste domande. Come si può arrivare anche a chi non è predisposto all'ascolto?
Ma, guarda. Questa sera noi abbiamo fatto lo spettacolo per la prima volta con il pubblico. Perché avevamo debuttato un anno fa a teatro vuoto e poi siamo andati tutti a casa per il lockdown. Quindi, ho avuto la conferma che il pubblico ci sta. C'erano tantissimi ragazzi che hanno seguito e non credo che fossero particolarmente preparati ad argomenti del genere. Vuol dire che il testo arriva e la nostra messa in scena aiuta a far arrivare le parole.
Negli ultimi anni ti ho visto attraversare il deserto dall'Iraq alla Danimarca con la pièce Occident Express (Haifa è nata per star ferma). Ti ho visto interpretare Anna Politkovskaja in Donna non rieducabile. Oggi ti vedo in Eichmann. Dove inizia la notte. Interpreti sempre figure di donne coraggiose, non umiliate. C'è spazio nel teatro italiano per la donna, per il femminile?
Io ci provo. Devo dire grazie a Stefano Massini che scrive testi che riguardano donne con una personalità molto forte. Io credo che adesso ci sia un po' più di spazio di qualche anno fa. C'è una sensibilità maggiore. Si può fare di più ovviamente. Ci sono poche registe, poche scrittrici, rispetto al mondo maschile. Però penso che sia un percorso che si può ampliare.
Ti racconto un aneddoto e poi ti faccio una domanda.
Riccardo faceva l'educatore. Tre mesi fa ha deciso di dedicarsi esclusivamente al teatro perché ha scoperto che quello che guadagnava facendo le serenate nei cortili era uguale a quello che guadagnava da educatore. Per lui è un salto nel buio. Non ha nessuna garanzia, nessuna cintura di sicurezza. Ha fatto qualche spettacolo. Se la legge sull'indennità di discontinuità fosse stata approvata avrebbe potuto usufruire di questo intervento. Come facciamo ad aiutare i piccoli come Riccardo che costituiscono il terreno fertile su cui cresce il teatro?
Dovremmo veramente impegnarci tutti noi che facciamo questo mestiere, ma soprattutto i nostri amministratori, i nostri politici, a fare sì che chi vuole raccontare attraverso il teatro, attraverso la musica, attraverso qualsiasi forma d'arte il mondo che ci circonda deve poterlo fare in modo da portare a casa anche la minestra.
Piccolo Teatro Grassi – Milano
24 febbraio – 6 marzo 2022
Eichmann
Dove inizia la notte
di Stefano Massini
con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon
regia Mauro Avogadro
scene Marco Rossi
costumi Giovanna Buzzi
musiche Gioacchino Balistreri
luci Michelangelo Vitullo
produzione Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile del Veneto
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