
Il regista colombiano Ciro Alfonso Guerra nel 2015 ha dato vita ad un opera imperdibile: “El abrazo de la serpiente“, uno stupendo affresco pervaso di avventura, esplorazione, sogno, lirismo. Nonostante il film sia stato girato in bianco e nero, una soluzione alquanto sorprendente si potrebbe pensare visti i luoghi naturali dell' Amazzonia nord occidentale dove è stato girato e pervasi da colori forti, sgargianti, la scelta non è per nulla infelice anzi: dona all'opera una potenza espressiva fuori dal comune e pervade la pellicola, dall' inizio alla fine, di una atmosfera magnetica, magica, ad altissima presa visiva.

Nel fim vengono continuamente incrociate due linee narrative, complementari e sovrapponibili, che creano un unico intreccio dove il tempo è dettato dalla ripetizione degli episodi in momenti storici diversi.
Karamakate è uno sciamano che vive in solitudine dopo lo sterminio del suo popolo da parte dei bianchi a causa della brutalità neocolonialista delle aziende alla ricerca di materie prime e allo sfruttamento delle piantagioni di alberi di caucciù per l'estrazione della gomma. Un giorno viene raggiunto dalla guida indigena Manduca che gli chiede di aiutare, con le sue arti mediche, un ricercatore gravemente ammalato di malaria. Dopo un iniziale rifiuto lo sciamano accetta di accompagnarli nella ricerca di una pianta medicinale molto rara, la yakruna. Spera così di riuscire a ritrovare anche qualche sopravvissuto della sua gente. Decenni dopo lo stesso Karamakate viene raggiunto da un etnobotanico americano che è alla ricerca della stessa pianta sulla base delle descrizioni lasciate da chi lo aveva preceduto. Per Karamakate inizia un viaggio nei ricordi.
Così due volte, a distanza di trent'anni, il guaritore amazonico si trova a incontrarsi, mescolarsi, scontrasi con l'incarnazione della scienza e della cultura occidentale e a misurarne la tragica, inconciliabile distanza dalla sua. Per Karamakate sapienza suprema è essere in simbiosi totale con la foresta, conoscere, rispettare, interagire con le sue leggi per una reciproca cura e sopravvivenza. L'Occidente, all'opposto, ha stabilito l'unico reale scopo che deve perseguire una scienza moderna: conoscere le leggi della natura per meglio sottometterla, dominarla, sfruttarla ai propri fini.

Si fa definitivamente chiaro il nocciolo drammatico, avvelenato del suo contrasto con quegli “uomini doppi” che cercano una pianta rarissima e per lui sacra – la yakruna – dai poteri curativi straordinari. Dagli alberi che crescono vicino a essa sgorga un caucciù purissimo, di qualità ineguagliabile. Il percorso fluviale è anche un viaggio a ritroso nella storia di violenza, sopruso, sterminio, sottomissione brutale degli indigeni da parte dei colonizzatori colombiani, depredatori del prezioso caucciù amazonico. Sterminio umano, genocidio culturale e antropologico imposto tanto dalla spada e dai fucili, quanto dalla croce e dal saio religioso al loro seguito.
La stessa rete di sciamani guaritori una volta sparsa per tutta la foresta è stata annientata ed in questa tragicità Guerra, raccontando l' incontro di questi due mondi, il mondo indiano e quello occidentale, incontro fatale per il primo, ci obbliga a interrogarci sui nostri destini collettivi o individuali.
Matteo Rukavina
El abrazo de la serpiente
genere: drammatico, avventura
paese di produzione Colombia, 2015
durata 125 min
Regia Ciro Guerra
Soggetto Theodor Koch-Grunberg e Richard Evans Schultes
Sceneggiatura Ciro Guerra e Jacques Toulemonde Vidal
Distribuzione in italiano Movies Inspired
Fotografia David Gallego
Montaggio Etienne Boussac
Musiche Nascuy Linares
Scenografia Ramses Benjumea, Angélica Perea e Alejandro Franco
Interpreti e personaggi
Nilbio Torres : Karamakate giovane
Jan Bijvoet : Theo von Martius
Antonio Bolivar : Karamakate anziano
Brionne Davis :Evan
Yauenkü Miguee : Manduca
Nicolás Cancino : Anizetto
Luigi Sciamanna : il prete Gaspar
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