Elbrus – Il futuro che (forse) ci aspetta

Elbrus Giuseppe Di Clemente Marco Capocasa
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Un futuro temuto e temibile quello immaginato dai due autori di

Giuseppe Di Clemente
Giuseppe Di Clemente

«Elbrus», Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa. Terra al collasso, stremata dal riscaldamento globale e dai cambiamenti climatici in cui l’uomo non riesce più neppure a sopravvivere, costretto a migrare verso i poli, sovrappopolando e dunque impoverendo le regioni nordiche; la scienza e la tecnologia cercano soluzioni per trovare nuovo rifugio tentando la colonizzazione dello spazio.

Appassionato di fantascienza ed astronomia il primo e antropologo molecolare il secondo, i due autori realizzano una trama molto articolata, in cui l’ingegneria genetica incrocia le armi della tecnologia più avanzata per realizzare un progetto ambiziosissimo, che solo l’incapacità di adattamento dell’essere umano renderà vano.

Marco Capocasa
Marco Capocasa

Nato dalla comune passione dei due autori per la fantascienza, la storia di Elbrus (nome curioso, ma solo per chi non sa già che cos’è) era stata inizialmente immaginata come un racconto e sulla cui trama hanno lavorato oltre tre anni. Già autore di un romanzo pubblicato nel 2019, Giuseppe Di Clemente ha ampia conoscenza del genere sia in campo letterario che cinematografico e televisivo, mentre Marco Capocasa nella vita si occupa di DNA, del corredo genetico e della relazione di questo nell’ambito della diversità culturale. Conoscenze che, messe al servizio del romanzo rendono la vicenda appassionante e credibile in ogni suo aspetto.

Il XXII secolo immaginato dalla coppia di scrittori è audace certamente, ma attendibile e per questo piuttosto inquietante. Come riportato nella post-fazione, le vicende in Elbrus si realizzano in «un universo che rispetta l’impossibilità che qualsiasi veicolo spaziale possa superare la velocità della luce» ed è in linea con «gli orientamenti scientifici che ipotizzano una discontinuità del tessuto spazio-tempo”»

La narrazione si alterna tra il 2113 e il 2155 anno in cui alcuni dei protagonisti della storia scoprono le verità di una elaborazione genetica mista che li riguarda direttamente. Il giovane Lubomir, programmatore in una software house che produce videogiochi in realtà virtuale, vive a Tallinn ed è innamorato di Leena, che definisce come il suo «unico respiro di felicità». Tallin è una di quelle città in cui i continui flussi migratori stanno provocando trasformazioni pericolose anche negli equilibri etnici.
La temperatura media del pianeta è aumentata di 6 gradi Celsius e negli ultimi 150 anni le emissioni di gas terra, le deforestazioni e gli allevamenti intensivi hanno innalzato i mari e sciolto le calotte polari, costringendo la costruzione di imponenti infrastrutture al fine di impedire l’erosione delle coste.
Il mondo di Lubomir è popolato da robot umanoidi e da automobili che non toccano terra e possono arrivare a destinazione con un pilota automatico. È un mondo in cui gli equilibri politici sono mutati radicalmente, l’informazione sacrosanta e le città come Tallin, di notte, sono morse dalle tenebre perché l’illuminazione pubblica è stata tagliata da decenni di crisi economica.
Lubo, come lo chiama Leena, ha cominciato a sognare cose che sa di non aver vissuto e mondi che non ha mai visto. E quella stessa frase pronunciata da una voce che domina i suoi pensieri e i suoi incubi ora anche un altro uomo, il celebre stilista Andrus Sokolov, la sta articolando in un servizio televisivo che riprende da vicinissimo ogni secondo del suo tentativo di suicidio.
Uno schizofrenico, dicono di lui, ma Lubomir sente che quella spiegazione non è sufficiente. Insieme all’accesa curiosità del giornalista Nigul Leppik riuscirà a portare alla luce il progetto segreto realizzato dalla EASA, European & Asian Space Agency, in cui l’elaborazione della genetica umana è stata mescolata ad una aliena, nel tentativo di portare l’uomo a vivere su altri pianeti.
La vita sulla terra; la vita nello spazio; la vita intelligente di alieni pacifici ed esploratori; l’uomo che non sa né può più vivere sul proprio pianeta e che si rivela biologicamente e psicologicamente incapace di adattarsi ad altri ambienti ostili. La storia ricca di colpi di scena di Elbrus si sfaccetta in più piani che si altalenano tra la fantascienza e l’anticipazione, e in cui si disvela un futuro che sembra già appartenerci tanto appare prossimo.

I due autori riescono a rendere plausibile e appassionante ogni parcella del mondo, o piuttosto, dei mondi di cui parlano, terrestri o extra-terrestri essi siano; ne capiamo bene tutte le diversità, i meccanismi di questa costruzione letteraria che non si sgretola mai, né davanti al buonsenso né davanti all’immaginazione.
Con una scrittura lineare ma non banale, Capocasa e Di Clemente narrano eventi articolati, realtà complesse, mondi difformi, senza mai scoraggiare il lettore, al contrario coinvolgendone lo spirito e ampliandone l’immaginario. Radicato profondamente all’attualità, Elbrus ci proietta sopratutto nelle profondità più nere e consistenti di ciò che stiamo facendo alla nostra esistenza sul pianeta verde e azzurro. Racconta di un universo infinito e sconosciuto e di cui la Terra ne è solo una parte infinitesimale; ma sopratutto ci dice quanto siamo fragili e perlopiù inadeguati a prenderci cura di ciò che ci rende liberi di esistere.
V. Ch.

Giuseppe Di CLemente Marco Capocasa Elbrusgenere: fantascienza
Giuseppe Di Clemente e Marco Capocasa
Elbrus
Curcio Editore, 2020
pagine 313
€ 16,00

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