Elezioni 25 settembre: il Decalogo per i partiti di Energia per l’Italia

Elezioni politiche 2022
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Sul sito del gruppo di ricercatori Energia per l’Italia è disponibile il Decalogo per le elezioni del 25 settembre che potrei definire un mezzo di contrasto per fare la radiografia delle proposte dei programmi elettorali, francamente asfittiche.
Il gruppo Energia per l’Italia è composto da scienziati e accademici ed è coordinato dal professor emerito Vincenzo Balzani (Università di Bologna). Come scrivono sul sito

«Siamo in una “tempesta perfetta” nella quale le difficoltà sociali ed economiche della pandemia non ancora risolta si sommano all’emergenza climatica e alla crisi energetica, resa ancor più drammatica dalla guerra scatenata dalla Russia nel cuore dell’Europa. In questo momento nel quale le italiane e gli italiani sono ancora preoccupati per la propria salute fisica, ma ancor più per le bollette di gas e luce e per i rincari del cibo, nel quale gli agricoltori vedono sparire i raccolti e le aziende energivore sono costrette a fermare gli impianti, nel quale i giovani vedono sfumare il loro futuro, siamo chiamati a votare avendo ben chiari i programmi dei partiti che si candidano a governare».

Prima di leggere qualche dettaglio in più sul Decalogo vale la pena ricordare, a proposito di lotta al cambiamento climatico, come i governanti e le leadership mondiali stiano facendo marcia indietro sulla scelta di fonti energetiche sostenibili. Ultima arrivata è la nuova premier britannica, la conservatrice Liz Truss che per aumentare la resilienza energetica, oltre agli aiuti sulle bollette, ha annunciato l’aumento delle licenze per estrazione di petrolio e gas e «la revoca della moratoria sul fracking per il gas di scisto, nonché l’accelerazione di nuove fonti di approvvigionamento energetico, tra cui nucleare, eolico e solare» [1]. Così come succede da queste parti per rigassificatori, richieste per investimenti nel nucleare “pulito” che non esiste, in nuove trivellazioni e in aumento della produzione di idrocarburi sul nostro territorio.  .

Veniamo ad alcuni punti che caratterizzano questo Decalogo che indica la strada che dovrebbero percorrere i partiti nell’attuazione del loro programma politico.
Il primo punto è quello relativo alla transizione energetica con il passaggio dalle fonti fossili all’efficienza e alle fonti rinnovabili. L’abbandono si presenta necessario anche perché ci costa 72,5 miliardi di euro di perdite economiche, perché l’inquinamento è un terribile killer provocando 60.000 morti all’anno e perché le «importazioni di gas e petrolio ci espone ai rischi della speculazione dei mercati e ci rende soggetti ai ricatti di regimi autocratici e antidemocratici».
Quello della speculazione dei mercati è un aspetto tra i meno evidenti nelle proposte, programmi e discussioni sui grandi media perché, a mio giudizio, significherebbe dover affrontare il tema di un sistema economico-finanziario non più compatibile con il futuro del Pianeta e di tutti gli esseri viventi.

Al secondo punto di questa cartina tornasole dei programmi politici che dovrebbero influenzare le nostre scelte c’è Democrazia energetica, energia come bene comune. Per l’energia se ne spiegano bene le ragioni sul Decalogo quando si legge che

«L’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla. La democrazia energetica si può realizzare attraverso un’economia di condivisione del vettore energetico che alimenta le nostre società e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo, attraverso l’indispensabile evoluzione delle comunità energetiche».

Vorrei anche precisare che la politica del bene comune è stata in questi anni attaccata e messa da parte in favore del mercato – quello stesso mercato che adesso anche Confindustria vuole mettere da parte per l’insostenibilità dei costi energetici per le aziende – e che ha subito un altro pesante attacco con il Ddl concorrenza del governo Draghi.

Al terzo punto c’è la richiesta di non sussidiare più la produzione e l’utilizzo di fonti fossili, 35 miliardi all’anno da destinare alla transizione ecologica. Il quarto punto c’è il nucleare: una non risposta alla crisi. Si richiede al quinto punto di rendere puliti efficienti e sostenibili edifici e trasporti anche con lo spostamento delle merci dalla gomma alla strada ferrata. E poi partendo dal presupposto che il cambiamento climatico sia già in atto di mettere in atto le misure per affrontarlo e ridurre i rischi:

«In Italia esiste una Strategia di Adattamento Nazionale da dieci anni, ma non c’è ancora un Piano Nazionale di Adattamento che selezioni le azioni prioritarie e le metta in atto, al contrario di quanto avviene in tutti i Paesi Europei».

Al settimo punto troviamo la formazione per una cittadinanza – ma anche per i leader – consapevole  e la richiesta di una ricerca finalizzata,

«poiché i finanziamenti, per quanto cospicui, sono sempre limitati, occorre definire le linee di ricerca da potenziare; dovranno essere privilegiate quelle tematiche che ci permettono di trovare possibili soluzioni ai gravi problemi sanitari, ambientali, economici e sociali che caratterizzano la nostra epoca».

Altro capitolo estremamente interessante è quello che invita all’adozione di un’agricoltura sostenibile oggi troppo spostata sulla produzione animale, della protezione e crescita delle foreste e dello stop al consumo di suolo.

Il nono punto si caratterizza per la richiesta di ridurre l’inquinamento dell’aria che provoca malattie e morti. Ultimo punto del Decalogo è intitolato: Più equità sociale in Italia e negoziare per la pace in Europa. Sull’equità sociale la ricetta è semplice:

«redistribuire il reddito mediante tassazione progressiva più spinta, tetti agli stipendi più elevati, alte tasse di successione e tasse sui patrimoni elevati e, dall’altro, sviluppare e potenziare i servizi e i beni pubblici: sanità, scuola, trasporti, strutture sportive, parchi».

Sulla pace, riferendosi alla guerra iniziata con l’invasione russa dell’Ucraina, si richiede un impegno totale per arrivare ad un cessate il fuoco.

Pasquale Esposito

 

[1] Jessica Elgot and Peter Walker, Liz Truss to freeze energy bills at £2,500 a year average, funded by borrowing, 8 settembre 2022

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