
Ancora poche ore per avere il quadro completo dei candidati per i vari partiti in vista delle elezioni del 25 settembre.
La legge elettorale con la quale andremo a votare per il rinnovo del Parlamento e il taglio dei parlamentari hanno creato molti problemi nei partiti e nelle coalizioni. La legge elettorale con cui voteremo – il cosiddetto Rosatellum, legato al nome di Ettore Rosato, senatore prima nel Pd e poi passato con Renzi – prevede un misto di proporzionale e maggioritario che non poche discussioni ha creato. Un terzo dei seggi sarà, infatti, legato a un sistema uninominale in cui vince il candidato che prende più voti; i due terzi dei seggi, legati ad un sistema proporzionale, si assegnano, invece, in base alle percentuali dei voti acquisiti. La soglia di sbarramento – quella al di sotto della quale non si accede all'assegnazione dei seggi – è fissata al 3% per i partiti e al 10% per le coalizioni.
Il taglio dei parlamentari e la struttura del Rosatellum hanno costretto le forze politiche entro un cammino più angusto e forse pericoloso, costringendo ad alleanze e unioni pur di superare le soglie di sbarramento. A determinare il lungo lavorio nei partiti è stato il taglio dei parlamentari che ha portato i senatori da 315 a 200 (ad esclusione dei senatori a vita) e i deputati da 630 a 400 con la conseguente minore disponibilità di seggi.
Per quanto riguarda la Camera avremo, quindi, 147 eletti nei collegi uninominali e 245 che provengono dal proporzionale e 8 eletti all'estero; per il Senato 74 eletti con l'uninominale, 122 dal proporzionale e 4 eletti all'estero. La differenza sostanziale fra Camera e Senato riguarda la distribuzione dei seggi: per il Senato non è a base nazionale ma a base regionale.
Il numero di leggi elettorali con le quali si è affrontato in Italia il voto è davvero incredibile e di non semplice commento e comprensione. Se alle leggi che regolano il voto nazionale, aggiungiamo, poi, quelle regionali il quadro si fa assai complesso. Per quanto riguarda il voto del 25 settembre, la legge elettorale sostanzialmente equipara Senato e Camera aiutandoci così a muoverci. In questa occasione la novità più rilevante riguarda il voto per il Senato: per la prima volta, infatti, potranno votare tutti quelli che hanno compiuto il diciottesimo anno di età, essendo stata abolita la soglia dei 25 anni.
Ancora una volta, invece, non sentiremo parlare di preferenze, quelle attraverso le quali ogni singolo elettore poteva almeno presumere di decidere gli eletti nel proprio collegio elettorale. Parleremo, infatti, soltanto di uninominale – dove in ballo c'è un singolo rappresentante per ogni coalizione o partito – o di proporzionale in cui troveremo dei listini bloccati, ovvero già definiti dalle forze politiche.
Ricordandoci che la politica italiana ci ha insegnato, attraverso illustri figure, che a pensar male non si fa peccato, le stanze della politica saranno state attraversate in questi lunghi giorni di agosto da una continua e non amichevole lotta agli ultimi posti disponibili per essere candidati. Il taglio dei parlamentari, iniziativa bandiera del M5S sposata poi da altre forze politiche, ha costretto, infatti, tutti i partiti ad operare una cospicua selezione che ha messo in discussione non poche posizioni di potere; è vero che sono nel frattempo apparse nuove liste e nuove unioni, ma la lotta è stata quanto mai dura.
Sulla natura e il valore di questa riforma, il ragionamento sarebbe ancora lungo e chiamerebbe in causa il rapporto fra costi della politica – come sono sempre stati definiti – e i costi di una democrazia che intenda davvero rappresentare i suoi elettori e cittadini. Il primo quesito che tutti gli osservatori si pongono, riguarda, infatti, la percentuale di astensionismo che si registrerà in questa importante occasione elettorale. La distanza fra politica e cittadini sembra, almeno in base agli ultimi dati disponibili, allargarsi.
Antonio Fresa
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