
Quella delle amministrative del 28 e 29 giugno è una sconfitta cocente per la sinistra. Città storicamente governate dalla sinistra passano alla destra. È iniziata la corsa alle responsabilità, a cominciare da quella tutta interna al Pd nei confronti della segretaria Elly Schlein. Lei si è spesa molto nel tentativo di evitare la sconfitta ma non ci è riuscita. Quello che manca è un progetto intorno al quale aggregare gli interessi e i bisogni delle persone. Quello che manca, e non è di poco conto, è una riflessione sul tema della rappresentanza e della reale partecipazione delle persone (58,39% al primo turno e 49,64% al ballottaggio) alla vita politica. Da anni si va nella direzione opposta come sta facendo il governo di destra. Parlano del sindaco d'Italia: eccoli, eletti con un'affluenza alle urne che di fatto elegge minoranze rispetto alle/agli aventi diritto. Quelle minoranze che secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni confermano la forza del centrodestra e le fanno dichiarare: «ora stabilità e crescita, avanti con il programma di riforme». L'affluenza alle politiche fu del 63,91% e gli attuali partiti al governo raccolsero il circa 44%, il che significa il 28% delle/degli aventi diritto. Quindi le riforme per chi? E in nome di chi?
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