
Al primo turno delle elezioni in Croazia la destra si è presentata divisa e ha perso. L’ex premier, dal 2012 al 2015, del Partito socialdemocratico (SDP), Zoran Milanović, candidato del centrosinistra ha ottenuto il 29,52% dei voti che sono risultati il consenso più elevato del 51,1% dei votanti. A contendergli il 5 gennaio prossimo la presidenza della Repubblica sarà la conservatrice e presidente uscente Kolinda Grabar Kitarović dell’Unione democratica croata (Hdz) con il 26,72%. Un risultato al di sotto delle attese della vigilia e che si giustifica non tanto per il buon risultato dei socialdemocratici quanto per il boom del terzo, ma escluso dal secondo turno, il cantante di musica popolare Miroslav Škoro che si è fermato ad uno straordinario 24,4% di voti (era dato poco sopra il 20% gli ultimi sondaggi), tutti improntati ad un deciso sovranismo.
Non smetterò mai di ricordare che il livello della rappresentanza di un paese che vede un’affluenza alle urne sotto l’80% non è rappresentativa delle politiche della nazione. In Croazia ha votato il 51,1%: tutte le percentuali espresse valgono di fatto la metà degli aventi diritto. La metà della popolazione è silente. E in questo caso è più serio del previsto perché questa tornata è a cavallo dell’inizio del semestre della Presidenza europea croata, quello che parte l’1 Gennaio 2020. Il ruolo principale del capo dello stato croato è proprio quello di coadiuvare nella politica estera del paese. Tra le sue funzioni c’è anche quella di nominare il Primo Ministro e di indire le elezioni.
I candidati che hanno partecipato a queste elezioni sono stati undici. Al quarto posto troviamo l’ex giudice movimentista, Mislav Kolakušić che ha collezionato il 5,87% di voti, molto al di sotto di quanto previsto dai sondaggi.
Subito dopo la vittoria Zoran Milanović ha avuto modo di dire ai suoi sostenitori: «Andiamo al ballottaggio, ma non in guerra. Vogliamo una gara degna di un Paese civile nella quale dimostrerò di essere più bravo […] Voglio un Paese di persone uguali, in cui non ci sarà disparità tra i cittadini» [1].
Senza un vero e proprio programma Milanović, a parte una certa attenzione al tema del diritto all’aborto, ha assunto «toni difensivi basandosi sulla critica agli avversari. Uno degli slogan utilizzati recita “le guerre sono finite” sottolineando quindi la volontà di guardare oltre il passato proponendosi come “presidente di una Croazia moderna“ ed europea. Infine, altro punto dirimente è l’opposizione all’idea di instaurare un forte presidenzialismo portata avanti da Škoro» [2]
Il fatto che il presidente non abbia poteri particolari, il suo ruolo è poco più che di rappresentanza, ha aiutato la campagna elettorale ha fossilizzarsi sui temi nazionali e identitari. E così il primo dibattito televisivo con tutti e undici i «ha confermato come, nella politica croata, contino ancora molto i temi legati alla guerra, non solo quella del 1991–1995 ma persino il Secondo conflitto mondiale. Si è menzionata ad esempio la politica di allargamento dell’Unione europea, sottolineando da più parti le condizioni che la Croazia deve imporre alla Serbia prima di un suo ingresso nell’Unione. Se Kitarović ha detto che l’allargamento alla Serbia può avvenire solo dopo che sarà risolta la questione delle persone tuttora registrate come “scomparse” durante l’ultima guerra, Škoro si è spinto ancora più in là auspicando apertamente un ostruzionismo croato all’ingresso serbo nell’Ue» [3]. Evidentemente il nazionalismo ha avuto i suoi risvolti anche sui temi dell’immigrazione.
Di sicuro in questi mesi c’è stato uno spostamento a destra della politica, forse proprio imposta dalle tesi di Škoro tanto che la presidente uscente Grabar Kitarovic «preoccupata dall’avanzare di Škoro, in questa campagna elettorale ha strizzato spesso l’occhio alla parte più conservatrice e nazionalista del suo elettorato: nel suo programma sono continui i riferimenti al tema della sicurezza, dell’identità e immancabili i richiami alla guerra contro la “Grande Serbia”» [4].
Il cantante popolare ed ex eletto nelle fila del partito della presidente ha inserito nel suo programma anche una svolta presidenzialista nell’organizzazione istituzionale della Croazia dando al Capo dello Stato «la possibilità di convocare referendum autonomamente, senza previo consenso del primo ministro; il diritto di presentare leggi da sottoporre a referendum; il diritto di convocare e presiedere sessioni parlamentari; la possibilità di porre il veto sulle leggi emanate dal parlamento fino alla decisione della Corte Costituzionale e una riforma generale di quest’ultima» [5].
Come dicevamo la Croazia, da Gennaio, sarà presidente del semestre europeo. Anche se negli ambienti di Bruxelles una buona considerazione del gruppo croato non si può dire che ci sia un programma del semestre. La ricercatrice della London School of Economics and Political Science, Tena Prelec spiega che «gli obiettivi annunciati ufficialmente sono molto ampi, quindi è difficile dire con esattezza cosa si aspetta Zagabria dai prossimi sei mesi. I quattro pilastri che sono stati presentati sono “l’Europa che cresce, connette, protegge ed è influente”. Sono perlopiù degli slogan, al cui interno si può mettere praticamente di tutto» [6].
Vedremo in che direzione andrà la politica croata dopo il 5 Gennaio e se Zagabria svolgerà un ruolo proficuo soprattutto sulla questione dell’allargamento dell’Unione europea nei Balcani in particolare dopo lo stop di Macron all’Albania. Inoltre a Maggio si ridiscuterà delle regole per l’adesione all’Unione.
Pasquale Esposito
[1] “Presidenziali. Milanović e Grabar-Kitarović al ballottaggio. Škoro sfiora il colpaccio”, https://lavoce.hr/attualita/la-croazia-chiamata-a-votare-il-quinto-presidente, 22 dicembre 2019
[2] Marco Siragusa, “CROAZIA: Verso le elezioni presidenziali del 22 dicembre”, https://www.eastjournal.net/archives/101381, 22 dicembre 2019
[3] Giovanni Vale, “Presidenziali in Croazia, una corsa a tre”, https://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/Presidenziali-in-Croazia-una-corsa-a-tre-198631, 20 dicembre 2019
[4] Gianluca Modolo, “Elezioni Croazia, la sfida del cantante folk dell’ultradestra Miroslav Skoro”, https://www.repubblica.it/esteri/2019/12/22/news/il_cantante_folk_dell_ultradestra_e_la_presidente_uscente_kolinda_al_via_il_voto_in_croazia-244104454/, 22 dicembre 2019
[5] Marco Siragusa, ibidem
[6] Giovanni Vale, “La Croazia si prepara per il semestre di presidenza UE”, https://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/La-Croazia-si-prepara-per-il-semestre-di-presidenza-UE-198520, 17 dicembre 2019
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