
Per quanto sia importante e storica la sconfitta alle elezioni legislative del presidente Emmanuel Macron, rieletto solo due mesi fa, il dato politicamente più rilevante è la conferma dell’astensionismo.
In Francia domenica 19 giugno è andato a votare solo il 46,23% degli aventi diritto confermando un dato già registrato al primo turno e in continuità con gli anni passati. Gli schieramenti politici nelle loro analisi dovrebbero partire da questo dato che indica non solo una sfiducia nelle istituzioni e nei loro rappresentanti ma anche un enorme tarlo sulla validità democratica delle elezioni. Un dato che oramai segna pesantemente quasi tutte le democrazie liberali.
L’analisi fatta da Romain Imbach e Maxime Ferrer su Le Monde mostra come “i deputati eletti nel 2022 da più del 30% degli elettori registrati nel proprio collegio sono solo 37, ovvero il 6,5%. La stragrande maggioranza (479 eletti, ovvero l’83%) dei deputati rappresenta tra il 20% e il 30% degli elettori registrati, 58 rappresentano tra il 10% e il 20% degli elettori registrati e tre deputati sono addirittura al di sotto di questa soglia” [1].
I risultati elettorali
All’Assemblea nazionale francese, composta da 577 seggi, leggendo i dati del ministero dell’Interno, siederanno 10 formazioni, tra coalizioni e partiti, e nessun partito o coalizione detiene la maggioranza assoluta (289 seggi). Questo complicherà enormemente l’azione politica del governo di Macron e della sua Prima ministra Élisabeth Borne che esagerando ha detto che «questa situazione costituisce un rischio per il nostro Paese».
Di seguito i risultati in dettaglio rielaborati in base alle affiliazioni politiche da Le Monde:
• Ensemble! – 38,63% e 246 seggi
• Nouvelle union populaire écologique et sociale – 32,64% e 142 seggi
• Rassemblement National – 17,30% e 89 seggi
• Les Républicains e Union des démocrates et indépendants – 7,27% e 64 seggi
• Gauche – 1,35% e 13 seggi
• Régionaliste – 0,91% e 6 seggi
• Destra – 0,93% e 9 seggi
• Centre – 0,64% e 5 seggi
• Exstrême Droite 0,22% e 2 seggi
• Divers – 0,05% e 1 seggio
Ensemble!, la coalizione di Macron e composta dal suo partito La République en marche (LREM), MoDem e Horizons non ha la maggioranza e quindi dovrà ricorrere a qualche aiuto e i maggiori indiziati sono i deputati di Les Républicains (LR) e Union des démocrates et indépendants (UDI), ma il presidente di LR, Christian Jacob ieri dichiarava la totale opposizione a qualsia idea di coalizione con la maggioranza presidenziale. Oggi e mercoledì 21 Macron riceverà tutti i partiti per la formazione di un governo, mentre il Consiglio dei Ministri è sospeso sine die.
Le ragioni della batosta elettorale di Macron e dei suoi – che si è anche esplicitata con la mancata elezione nelle proprie circoscrizioni di alcuni leader e di tre ministri che, come da prassi, hanno lasciato il governo – viene addebitata nella sostanza al mancato ascolto e conseguente risoluzione dei problemi che affliggono i francesi. A cominciare da quello più immediato che è la perdita di potere d’acquisto di salari e stipendi a causa dell’inflazione. Il governo ha costantemente sottostimato nonostante fosse chiaro dalla maggior parte dei sondaggi d’opinione che la questione del potere d’acquisto fosse in questi tempi la principale preoccupazione della popolazione [2].
La principale forza di opposizione sarà la coalizione di sinistra Nouvelle Union populaire écologique et sociale (Nupes) capeggiata da Jean-Luc Mélenchon e comprendente il suo partito La France Insoumise, gli ecologisti di Europe Écologie Les Verts, e il Parti Socialiste e Parti Communiste. Mélenchon aveva invitato tutti a votare per arrivare alla maggioranza relativa e ad un incarico di Primo ministro. Un ottimo risultato che sicuramente aiuterà ad arginare da una parte Macron e le sue politiche (probabilmente anche l’odiata riforma delle pensioni) che hanno aggravato la condizione sociale ed economica del paese e dall’altra la destra fascista che è entrata in massa nel Parlamento.
Ma ora viene la costruzione del futuro di una sinistra che possa governare la Francia. Deve essere solidificata la coalizione e Mélenchon vorrebbe cominciare a farlo attraverso la proposta fatta ieri pomeriggio della formazione di un unico gruppo – alla nascita di Nupes si era parlato di un intergruppo che per i regolamenti in Parlamento ha meno poteri e strumenti del gruppo – precisando che non stava chiedendo la fusione. Ma non sarà facile perché i partiti minori della coalizione temono La France Insoumise dominante e la perdita di identità politica. Devono anche guardare al loro programma economico e sociale, come spiega l’economista Emiliano Brancaccio, in un’intervista a Daniele Nalbone su Micromega, quando sostiene che “fanno bene a puntare a un significativo spostamento dei carichi fiscali sui profitti e sulle rendite, ma per renderlo praticabile non devono esitare quando si tratta di impedire ai capitalisti di spostare liberamente le loro ricchezze all’estero, nei paesi in cui vengono tassati di meno. E ancora, fanno benissimo a lanciare un grande progetto di pianificazione ecologica, ma per renderlo fattibile debbono affrontare un problema non da poco, quello della proprietà pubblica dei mezzi di produzione principali, che hanno gli effetti più pesanti sull’ambiente”. [3]
La destra fascista di Rassemblement National di Marine Le Pen è il terzo gruppo dell’Assemblea nazionale e raccoglie i risultati della deriva politica che c’è stata in Francia e in molte altre parti del mondo. Non solo ottiene tanti voti e altrettanti seggi ma si è allargata in diverse regioni e tutti i suoi leader principali sono riusciti a vincere il seggio. Ma questa vittoria non è solo farina del loro sacco ma è anche il frutto di scelte politiche scellerate di Macron che in questi anni ha preferito polarizzare per danneggiare la sinistra e non ha mai realmente combattuto le idee razziste e xenofobe del partito di Marine Le Pen. Il direttore di Le Monde addebita a Macron una responsabilità enorme per la marea nera all’Assemblea nazionale ed è “una cifra che suggella, più di tutte, il fallimento del presidente. Nella nuova Assemblea Nazionale siederà, secondo i Conti del Mondo, 91 parlamentari di estrema destra, di cui 89 del Raduno Nazionale. Questo numero rappresenta tre volte il picco storico raggiunto dal Fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen nel 1986. […] Ma è stato il partito presidenziale a infliggergli il colpo fatale, tra i due turni di queste elezioni legislative, non dando istruzioni nazionali per battere i candidati RN, mentre Emmanuel Macron deve in gran parte la sua rielezione contro Marine Le Pen per il rispetto di questa disciplina tra le formazioni repubblicane” [4].
Pasquale Esposito
[1] Romain Imbach e Maxime Ferrer, Législatives 2022 : en raison de la forte abstention, des députés parfois élus par moins de 10 % des inscrits, 20 giugno 20221
[2] Xiaomi Godin, Le gouvernement paie cher son refus de prendre l’inflation au sérieux, 20 giugno 2022
[3] Daniele Nalbone, Elezioni Francia, Brancaccio: “Ora Mélenchon deve lavorare al programma politico”, 20 giugno 2022
[4] Jérôme Fenoglio, Elections législatives 2022: le parti présidentiel rattrapé par le dégagisme, 20 giugno 2022
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