
E così Shinzo Abe potrà armare il Giappone. La vittoria alle elezioni del 22 ottobre scorso gli ha dato, insieme al partito conservatore Komeito della sua coalizione, la maggioranza dei due terzi: 313 seggi su 465, tre in più al necessario.
La maggioranza dei due terzi è quella necessaria per poter cambiare definitivamente l'articolo 9 della Costituzione giapponese. Una Costituzione, già ritoccata nel recente passata, che dal secondo dopoguerra ha garantito l'impossibilità di avere un vero e proprio esercito.
Prima di parlare di altri aspetti del voto mi sembra utile un invito a riflettere su una prassi di molte democrazie liberali, per fare un nome quella britannica, e cioè il potere del premier di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni. Di fatto, in molti casi, è l'opportunità di vincere e rafforzare il proprio potere e perché no la propria gloria, a spingere verso questo passo, senza che le motivazioni risiedano in migliori e superiori ragioni nella gestione della cosa pubblica. Per non dire quando vengono indette per provare a sfuggire ad accuse, magari infamanti.
È così ha fatto Shinzo Abe lo scorso settembre sciogliendo la Camera dei Rappresentanti a un anno dalla scadenza naturale, mettendo insieme una serie di calcoli e di opportunità politiche. Per di più con una maggioranza già solida nei due rami del Parlamento e con un sondaggio della Kyodo per cui più del 64% dei giapponesi non era favorevole.
«Le elezioni, a detta di numerosi osservatori, sono state una scommessa del premier. Sono arrivate infatti in un periodo cruciale tra scandali che hanno messo a repentaglio la tenuta del governo e la psicosi di un attacco missilistico della Corea del Nord. Dopo l'ultimo lancio, che a metà settembre aveva sorvolato l'isola di Hokkaido, Abe aveva dichiarato lo stato di “emergenza nazionale” e promesso di rafforzare l'apparato difensivo del paese. Su questo tema si è giocata gran parte della campagna elettorale del primo ministro: “Proteggeremo il nostro paese, fino in fondo”, kono kuni o, mamoritsuku, recitano i manifesti elettorali dell'Ldp [Partito liberal democratico, ndr]» [1].
Le elezioni anticipate sono anche servite ad approfittare della risalita del consenso del premier dovuta a risultati positivi nell'andamento economico e al compattarsi del paese di fronte alla “minaccia” nordcoreana. Ma forse la ragione principale sta nella volontà di Abe di approfittare della pochezza organizzativa del nascente Partito della Speranza (Kibo no to) della governatrice di Tokyo, ex ministro della Difesa Yuriko Koike e transfuga dal partito del Primo ministro e che iniziava a catalizzare pure l'attenzione all'interno del partito del premier.
Alle urne, come capita spesso e non solo in Giappone, l'astensionismo è stato elevato il 54% degli aventi diritto: il secondo peggior risultato di sempre. Da più parti si è detto che il maltempo che imperversava ha determinato questo livello così basso di votanti. Il sistema elettorale giapponese è un mix di maggioritario (prevalente) e proporzionale e si sono presentati otto partiti e per i 465 seggi si sono candidate 1.021 persone e di queste meno del 18% erano donne.
La vittoria come dicevamo è andata Partito liberaldemocratico (Jiminto) del premier. Molto scarso il risultato Partito della Speranza della governatrice di Tokyo Yuriko Koike, mentre la vera sorpresa è stato il Partito costituzionale democratico (Rikken minshuto) – sinistra liberale – che è diventata la prima forza d'opposizione e che avrebbe potuto avere dei risultati più lusinghieri perché «la vittoria del Jiminto è stata però amplificata dal sistema elettorale in larga parte uninominale, che gli ha assegnato 218 collegi. Nei collegi dove il Partito comunista e il Partito costituzionale democratico (Rikken minshuto) correvano uniti in una sfida uno contro uno con il Jiminto è finita 13 a 13. Inoltre, in molti dei collegi dove si sono divise, la somma dei voti delle sinistre è stata superiore a quella del partito di Abe» [2].
Yukio Edano ex capo della comunicazione dell'unico governo progressista del Giappone si ripreso dopo la disastrosa esperienza coincisa con l'incidente della centrale nucleare di Fukushima si è ripreso e ha sfidato i concorrenti sul piano della «protezione dei diritti individuali, della costituzione pacifista e lotta alle disuguaglianze sociali» [3].
La battaglia per la Costituzione pacifista non è ancora persa perché dopo l'approvazione parlamentare degli emendamenti costituzionali deve essere convocato un referendum per la definitiva attuazione.
Quello che accadrà sicuramente, invece, è l'inasprimento delle tensioni internazionali nel Pacifico perché la militarizzazione del Giappone, già in atto, non solo complica la gestione dei “rapporti” con la Corea del Nord ma anche perché la militarizzazione stessa è considerata dalla Cina una sorta di affronto. Del resto il premier «da sempre ha come proprio obiettivo quello di fornire alla politica estera nipponica anche lo strumento della difesa militare, ponendo termine alla cosiddetta “Dottrina Yoshida” che vuole il Giappone convogliare tutte le sue risorse sullo sviluppo economico, esternalizzando la difesa all'alleato statunitense. E questa convinzione è oggi consolidata anche dall'arrivo di Donald Trump alla Casa bianca, che nella campagna elettorale per le presidenziali Usa ha chiesto al Giappone un contributo più consistente alla propria difesa, ventilando persino l'ipotesi di un disimpegno americano e arrivando a suggerire a Tokyo di dotarsi dell'arma nucleare» [4].
Pasquale Esposito
[1] Marco Zappa, “Ora Abe può cambiare davvero il Giappone”, https://web.archive.org/web/20171026181354/http://eastwest.eu:80/it/opinioni/fermata-ikebukuro/elezioni-giappone-riforma-costituzione-rapporti-cina, 23 Ottobre 2017
[2] Stefano Lippiello, “In Giappone Abe va, i suoi alleati no. E a sinistra torna l'unità”, https://ilmanifesto.it/in-giappone-abe-va-i-suoi-alleati-no-e-a-sinistra-torna-lunita/, 24 ottobre 2017
[3] Marco Zappa La sinistra torna a vivere nel Giappone di Abe”, https://web.archive.org/web/20180126232329/http://eastwest.eu:80/it/opinioni/fermata-ikebukuro/elezioni-in-giappone-sinistra-voti-conservatori-abe-e-koike, 21 Ottobre 2017
[4] “Elezioni Giappone, il giorno dopo il trionfo Abe riparte”, http://www.askanews.it/esteri/2017/10/23/elezioni-giappone-il-giorno-dopo-il-trionfo-abe-riparte-pn_20171023_00226/, 23 ottobre 2017
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