
Negli ambienti di centro-destra e in quelli della burocrazia economica di Bruxelles, il Portogallo, da alcuni mesi, è additato come un buon esempio dei risultati che si possono ottenere portando avanti programmi di austerità per risollevare un paese dalla crisi. Se si guardano i dati macroeconomici sicuramente ci sono stati importanti passi in avanti che vengono sbandierati da Portugal à Frente la coalizione di centrodestra del primo ministro Pedro Passos Coelho che governa dal 2011. In quello stesso anno venne firmato un accordo, verificato costantemente nel suo processo attuativo, in cambio di 78 miliardi di euro di prestito resi disponibili dalla Troika e cioè Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Un accordo che prevedeva riforme strutturali nei servizi pubblici, nelle pensioni, nel mercato del lavoro e una notevole quantità di privatizzazioni oltre ad un programma contro la corruzione.
Portogallo, Coimbra. Foto Bruno Mayol
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Portogallo, Lisbona. Foto Bruno Mayol
Per i risultati si può far riferimento al corposo, e molto tecnico, documento della Commissione Europea che fa un punto sui risultati raggiunti. Alcuni indicatori: l'economia è in ripresa trainata sia dalla domanda interna e soprattutto da quella estera, con un Pil che a giugno si attendeva atterrasse ad un +1,6% per l'anno in corso e ad un +1,8% nel 2016; si prevedeva un deficit al 3,1% nel 2015 anche se il governo portoghese se lo aspetta ad un miglior 2,7%, una differenza per una maggior cautela della Commissione in attesa di un consolidamento di certe misure comprese quelle per combattere l'evasione; il tasso di disoccupazione era 14,1 nel 2014 e dovrebbe chiudersi al 13,4 nel 2015 e al 12,6%.
A parte che nel 2011 la disoccupazione era minore di quanto non lo sia ora, se si prova a cercare la parola povertà nel documento non v'è traccia.
La povertà è diffusa e si è aggravata in questi anni di tagli allo stato sociale, di aumenti delle tasse e precarizzazione del lavoro. In questi anni, ed in particolare tra il 2012 e il 2013 la stessa Commissione certificava il più grande aumento in tutta l'Ue del numero di persone a rischio povertà fino a raggiungere il 27,4%, con i bambini che percentualmente sono maggiori a tutti gli altri (31,6%).
Se parliamo di debito la condizione del Portogallo resta molto grave, perché se si sommano debito del settore privato, escluse le banche, e debito pubblico, il debito totale rispetto al Pil raggiunge il 300%. Sempre rispetto al debito andrebbero ricordato che l'austerity non avrebbe avuto risultati di rilievo, nemmeno su questo fronte, se non fosse intervenuta la Bce con Draghi al timone con il salva-Stati prima e il Quantitative easing poi, con l'abbassamento dei tassi che ha giovato molto le finanze di Lisbona e cioè in sei anni un 12% sul Pil.
Non bisognerebbe nemmeno dimenticare che negli ultimi anni centinaia di migliaia di portoghesi, molti giovani e laureati, sono emigrati, anche incentivati dal governo. E così pure il calcolo della disoccupazione e i suoi modesti arretramenti dovrebbe tener conto di questo.
Questi sono anche i temi della campagna elettorale di queste elezioni politiche per assegnare i 230 seggi del Parlamento della Repubblica che verranno eletti con un sistema proporzionale, anche se la preferenza andrà alla lista.
C'è stato un momento in cui sembrava si riuscisse a formare un movimento sulla scia di Podemos o Syriza quando tra il 2011 e il 2013 le proteste degli indignati era diffusa e condivisa. Ma questo non è avvenuto e al momento la sfida è tra la coalizione governativa Portugal à Frente che al momento gode della maggioranza assoluta con 132 deputati e il Partido Socialista – con a capo l'ex-sindaco di Lisbona, António Costa – che dopo l'uscita dal carcere dell'ex premier José Socrates accusato di corruzione ha visto diminuire i sondaggi che ora darebbero una vittoria, con possibile maggioranza assoluta, del premier Coelho.
António Costa ha dichiarato che in caso di vittoria affronterebbe il tema dei debiti eccessivi (modello Syriza) per mettere fine all'austerità pensando alla crescita con una maggiore occupazione e al rilancio del welfare. È possibile che l'accettazione da parte di Tsipras del pesantissimo memorandum abbia disilluso parte del suo elettorato comportando sondaggi meno favorevoli per il Partito socialista. Il problema è che nessuno dei partiti alla sua sinistra al momento è disponibile ad entrare al governo.
Gli altri partiti in competizione sono molto più indietro. Altro candidato premier è Jerónimo de Sousa della Coligação Democrática Unitária composta dai comunisti e dai verdi dati a più dell'8% che sarebbe un risultato tra i migliori negli ultimi 20 anni. Sembra in crescita anche il Bloco de Esquerda, il movimento di sinistra che vede a capo Catarina Martins.
Con meno consensi, sempre secondo sondaggi e analisti, troviamo tre i partiti che non esistevano prima del 2011. Il Partido Democratico e Repubblicano (Pdr) che potrebbe farcela ad entrare in Parlamento, fondato tra gli altri da Rodrigo Sousa e Castro e Carlos Trindade Clemente due dei Capitani di artefici della Rivoluzione dei Garofani che senza sparare un colpo liquidò la dittatura. Il partito ha come motto libertade, justiça e solidariedade ed è fortemente orientato alla corruzione oltre che alla rinascita di welfare per tutti e alla difesa delle risorse naturali e dell'ambiente.
Gli altri due partiti, sempre di sinistra, sono il Livre Tempo de Avançar e Agir entrambi di sinistra.
Quello che sembra mancare per un capovolgimento delle politiche sono gli elettori forse disillusi dal fatto che non ci sia molto spazio per arrestare la catena di sascrifici imposti dalle politiche neo-liberiste.
Pasquale Esposito
[1] European Commission – Directorate-General for Economic and Financial Affairs, “Post-Programme Surveillance Report. Portugal, Spring 2015”.
[2] Enrico Marro, “Sette mesi di «Qe»: ecco quanti soldi ha risparmiato l'Italia (e perso la Germania) grazie alla cura Draghi”, www.ilsole24ore.com, 29 settembre 2015
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