
A cinquantaquattro anni Elvis Costello gode ancora di una indiscutibile considerazione nell’universo rock. Ha seguito i Police nel tour statunitense e per cinque settimane Bob Dylan. Ed è difficile evitare di parlarne ogni qualvolta pubblica un album.
L’ultimo uscito a maggio in Italia è Momofuku. L’idea iniziale era di proporlo sul vinile (e negli USA era così) concedendo gratis il digitale, grazie ad un codice. Ma per la casa discografica evidentemente non bastava. E, forse, nemmeno a lui nonostante si <<guadagni da vivere>> con i concerti come ha dichiarato a David Hepworth. Sembra essere cosciente delle problematiche che gli editori affrontano per mantenere livelli di ricavi e profitti. Ma forse lo stanno facendo nella maniera sbagliata come la Universal con le sue opere visti i prezzi delle nuove edizioni, sia pur raffinate, di My Aim is True e This Year’s Model. Nella stessa intervista afferma che continua ad ascoltare molto e che In Rainbows dei Radiohead gli è piaciuto e la colonna sonora, firmata Jonny Greenwood, de Il Petroliere l’ha impressionato [1].
Il titolo dell’album è un omaggio all’immediatezza, all’istantaneo. Momofuku Ando, imprenditore taiwanese, è l’inventore degli spaghetti pronti chiamati “Chikin Ramen” e commercializzati in Giappone in vaschetta di polistirene a partire dal 1972.
Il disco è stato concepito, prodotto e pubblicato in meno di cinque mesi. Ma come scrive Bertoncelli si tratta di <<un buon disco con i colori classici del nostro camaleonte: il pub rock insolente alla Napoleon Dynamite, il country, il romantico confidenziale…altrove succedono cose più agitate, con gli energici sfoghi di Steve Nieve, Pete Thomas, Dave Faragher, cioè gli Imposters>> [2].
Senza trovare una risposta, Madeddu fa scorrere la sua recensione lungo la domanda su come mai Costello, pur non avendo mai pubblicato un <<brano epocale>> e pur non avendo prodotto una <<qualche rivoluzione stilistica>>, sia oggetto di <<riverenza incondizionata>>. Sta di fatto che i dodici brani dell’album suonano senza masticature di altro e sostenuti dal suo inconfondibile stile. E se non è un capolavoro viene comunque voglia di riascoltarlo [3].
Bizarre, dopo le cocenti delusioni per Delivery Man, ammette un ritorno degno del suo talento. Un disco di rock’n’roll che riprende <<atmosfere>> di Armed Forces o Trust. Forse non raggiunge le vette dei suoi <<capolavori>>, ma <<alcuni momenti sono davvero irresistibili: il rock sciancato, gran tiro e arrangiamenti clamorosi, di Stella Hurt; l’armonia ficcante su ritmo tribale e voci alla Beach Boys di Turpentine; la progressione in contrasto tra farfisa e pennate alla conclusiva Go Away>> [4].
Come recita il suo titolo i brani sono diretti, immediati verso le sensazioni di pancia messe in moto da <<suoni grezzi e dinamiche impetuose fatte di chitarre vintage e tastiere scorticate>> con un gruppo in splendida armonia. E’ questa l’opinione di fondo di Testani che indica anche la presenza di ottime ballate [5].
Sibilla sottolinea un ritorno alle origini anche per il modo in cui è stato inizialmente pubblicato l’album. E non ci sono <<stranezze>> anche se il titolo lo farebbe pensare. <<A dominare il disco sono canzoni secche e dirette come “No hiding place” o “American gangster time”, con quella tastierina che fa tanto “This year’s model”. Occasionalmente, arriva qualche ospite (Loretta Lynn, David Hidalgo dei Los Lobos e Rosanne Cash, co-autruice di “Song with Rosanne”), e i ritmi si abbassano, ma l’atmosfera generale è “Vintage Costello”>> [6].
In attesa di leggere le sue storie che partiranno dai testi di alcune canzoni e che ci permetteranno di capire in quale contesto nascono i suoi brani non vi curate di noi e ascoltate!
Ciro Ardiglione
genere: rock
Elvis Costello
Momofuku
etichetta: Lost Highway
data di pubblicazione: maggio 2008
brani: 12
durata: 47:30
cd: singolo
[1] David Hapworth, “Elvis balla da solo” Rolling Stone giugno 2008, pag. 70
[2] Riccardo Bertoncelli, “Elvis Costello Momofuku”, Linus giugno 2008, pagg. 82-85
[3] Paolo Madeddu, “Il Mistero di Elvis” Rolling Stone giugno 2008, pag. 140
[4] Bizarre, Blow Up. giugno 2008, pag. 96
[5] Gianluca Testani, Il Mucchio giugno 2008, pag. 89
[6] Gianni Sibilla, www.rockol.it 23 aprile 2008
[7] David Hapworth, “Elvis balla da solo” Rolling Stone giugno 2008, pag. 70
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie