
Enrico Fermi nacque a Roma il 29 Settembre del 1901, per cui oggi ne ricordiamo il 115° anniversario della nascita.
Sul Fermi scienziato moltissime cose sono state studiate, analizzate, recepite; la sua chiarezza nell'esprimere concetti che per l'epoca erano astrusi era proverbiale, così come la sua pacatezza e l'assenza di qualsiasi stranezza di comportamento nella sua vita reale ne fecero un esempio di vita per coloro che ebbero l'opportunità di condividere con lui gli studi e per tutte le persone con cui fu in contatto.
Era il mito degli altri studenti, di cui divenne professore a soli 26 anni, nel corso di Istituzioni di Fisica Teorica. Lui fu il fondatore della visione moderna della Fisica Teorica, nonché della scuola romana di Fisica, che nacque nei locali di Via Panisperna, a Roma, oggi accorpati al Ministero degli Interni.
Sulle sue scelte di vita, invece, ai suoi tempi non si seppe molto; il periodo storico in cui visse (il Fascismo), la fuga in America per evitare le leggi razziali (la moglie, Laura Capon, era ebrea), la sua proverbiale riservatezza nel parlare, sicuramente lo frenarono nelle esternazioni. Ma sappiamo che fu un antifascista convinto.
Il 10 Novembre 1938 Fermi ricevette l'annuncio ufficiale del conferimento del Premio Nobel per la Fisica: ma la politica censurò l'annuncio, preoccupata per l'”imperfezione razziale” della famiglia Fermi: quale occasione migliore per un regime dittatoriale sarebbe stata quella di approfittare di questo momento per celebrare “l'italico genio, frutto della nostra terra riconosciuto dal mondo intero”, per parafrasare la retorica becera dei governanti di allora? E invece il problema, lo scandalo, l'”imperfezione” era la religione praticata dalla moglie!
Proprio a partire dal 10 Novembre 1938 venivano approvate le prime leggi razziali che discriminavano gli ebrei. Fermi e la sua famiglia decisero di lasciare l'Italia definitivamente, mantenendo il riserbo su questa decisione con tutti fino a quando non furono all'estero, al sicuro.
La Magneti Marelli, azienda di cui Fermi era collaboratore scientifico, organizzò una cerimonia in suo onore per festeggiare il suo Premio Nobel. A quella cerimonia fu dato il minimo risalto dalla stampa di regime e nessuno dei politici invitati partecipò.
Il 6 Dicembre 1938 alla stazione Termini di Roma Fermi e sua moglie salirono sul treno per Stoccolma, accompagnati dagli amici del marito; come riporta Edoardo Amaldi (uno dei “ragazzi di Via Panisperna” da sempre vicino a Fermi) in un libro incompiuto, “quella sera si chiudeva definitivamente un periodo brevissimo della storia della Cultura in Italia […]. Il nostro piccolo mondo era stato sconvolto, anzi certamente distrutto, da forze e circostanze completamente estranee al nostro campo d'azione.”.
Il 10 Dicembre 1938 ci fu la cerimonia di consegna del Premio Nobel a Fermi e la stampa di regime in Italia sottolineò il fatto che Fermi non era salito sul palco in uniforme fascista o in quella di Accademico d'Italia, ma con un semplice frac, e che salutò il re di Svezia con una stretta di mano e non col saluto a braccio teso; questo era sufficiente per mostrare Fermi come un traditore.
Fermi andò prima a Copenaghen e poi negli USA, dove rimase fino alla morte, partecipando al Progetto Manhattan (dove venne utilizzata la fissione dell'uranio per la realizzazione della bomba atomica). Tornò brevemente in Italia nell'immediato dopoguerra e ancora poco prima di morire, nel 1954, ad appena 53 anni, per un tumore allo stomaco. La sua opera è ancora oggi la migliore esposizione della Fisica Teorica e tutti i fisici del mondo devono molto a Fermi, un autentico genio!
Da lui prendono il nome i fermioni, cioè le particelle elementari (come gli elettroni e i neutrini elettronici) con spin semi-dispari (1/2, 3/2, 5/2,…); il fermio, l'elemento chimico 100; a Fermi sono intitolati ovunque nel mondo stazioni, scuole, premi, laboratori. Un genio assoluto!
Enrico Cirillo
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