
Stiamo parlando di Etica urbana come dell'umore traslato delle varie cittadinanze speciali nel costruito speciale delle loro Città speciali.
Etica è astrazione. Non è Morale che viene dopo con leggi e norme. Non è Religione. È l'Eros greco, inteso come forza universale che ci trasporta avanti, come forza gravitazionale universale, solo verso il futuro, anche se spesso pensiamo che il futuro è ineluttabile.
Umore urbano come sublimato umano, mai veramente consapevole di se stesso. È l'Etica misteriosa che confonde.
Carattere, indole, identità delle Città. Ogni definizione-sintesi della città in genere, eccessivamente semplificata, è comunque l'alter ego intricato dell'animo collettivo di una Comunità urbana, piccola o grande. Altrettanto indecifrabile a qualsiasi scala. Due astrazioni che si sommano e che costituiscono il mistero della vita. Chi delle due genera l'altra?

Ogni città è diversa, anche se – forse – con un denominatore comune. In ciascuna ci rappresentiamo. A modo nostro, individuale e collettivo, colorando la città con i nostri sentimenti sommati. Procida, chi ti ha fatto così bella? Solo la Natura?
Procida oltre i colori dell'iride. Nella Città il colore-mischiato di tutti i colori possibili non è il bianco. Rimane sempre un colore vivo.
Amiamo la nostra Città proprio con questi infra-sentimenti, che non sono di sola appartenenza. Allontanarci da essa è come morire dentro. Napoli, lontano da te ti odio e ti amo.
Viviamo a modo nostro dentro i pieni e i vuoti della nostra Città. Indifferentemente. Così come abbiamo ordinato noi, e prima di noi i nostri antichi Antenati. Emozioniamoci sempre.
La Città non si sviluppa solo per caso, o per esigenze funzionali nette, sia pure vitali. Ci sono dentro anche i nostri bollori, i Daimon socratici buoni e cattivi, belli e brutti. Gioia e dolore.
Spesso usiamo terminologie generiche per sintetizzare il concetto globale della nostra città, tipo “identità urbane”, ed altro, ma si resta sulle sole etichette.
Milano industriale ed operosa. Bologna la Dotta. Napoli o' Sole mio.
La Città è, invece, tanto altro, così da non poterla definire esattamente nel suo risultato finale. Come non riusciamo a definire cosa contiene lo zaino straripante dell'Etica urbana che ci portiamo dietro, e nel quale non riusciamo mai a trovare quello che cerchiamo sul momento.
C'è sempre qualcosa di più profondo, che sta sotto a tutte le cianfrusaglie, così non capiamo cosa interferisce tra l'umano e l'urbano. Due facce di uno stesso fenomeno globale. Un mix di fatti che è, allora, più appropriano definire “etico”, perché entra meglio nella nostra astrazione duale.
Una Città è l'espressione “etica” di una Comunità umana. Si influenzano reciprocamente. Spazio duro ammorbidito dalle nostre storie flessuose, Commedie e tragedie.
Etica come ethos – spirito di vita. Atmosfera spirituale tenue della saggezza fatale greca.
Potremmo ritrovare l'Etica urbana anche nei misteriosi graffiti diffusi nella città, quelli che non imbrattano. Che poi diventano Street Art, che cerca di interpretare l'anima finale del “luogo” (che è molto più del semplice “spazio”).
Le “Città vestite” e “raccontate” si traducono nell'Arte in tutte le forme, compresa la cosiddetta “Letteratura urbana”, che racconta lo svolgersi della vita urbana parallela. Spesso la Letteratura urbana (anche il cinema quando sceglie scenari urbani) descrivono meglio la Città in tutti i suoi risvolti reali ed immaginari. Molto più delle fredde restituzioni planimetriche tecniche. Quello che non vediamo. Descrizioni di spazi senza Uomini e Donne.
Del resto è abbastanza recente la ricerca sulla Semiotica della Città – Disciplina dei significati-significanti degli spazi urbani -, che al di là della solidità, indaga il campo simbolico urbano globale, soprattutto i significati psicologici nascosti. I risultati, ancora incerti, dondolano tra la significanza dei “luoghi”, e i “simboli mentali” umani precostituiti. Le idee platoniche che i cittadini accumulano incessantemente nei loro “luoghi”. Un circuito infinito senza primogeniture.
Si potrebbe partire dal vertice a scendere, individuando la “Città” come massimo semiotico globalizzato, per poi interrogarci su noi stessi. Anche se non è un percorso giusto, potremmo, forse, capire “collocandoci” nei luoghi che poi diventano ambienti. Ecosofia invece di Filosofia, per significare che l'Uomo non è all'apice della piramide, ma è parte di un intero e paritario Sistema naturale.

Immagini e parole, allora, una struttura scritta tutta simbolica visibile ed invisibile. Segni che vengono dal cuore dai cittadini e che si raggruppano in un grande afflato aereo. Cielo semicoperto da nuvole bianco-rosa semitrasparenti. Rumore di fondo e luce soffusa, che esalta le penombre misteriose, soprattutto al tramonto e dentro gli abbagli del nuovo giorno. Le città di giorno e di notte, forse le due facce del nostro significato etico unificato. Due momenti che ci ispirano esaltazione e protezione. Tornano in mente quelle visioni notturne da satellite, dove le luci delle città e dei loro sistemi nervosi a rete danno un'idea di Etica urbana a scala ancora più grande.
Sensazioni che vanno oltre i tetti delle case, oltre i camini e le guglie di tutti i tipi, campanili torri e quanto altro che svetti. Verso il cielo.
Stazionano sopra la città come il ponentino romano, che fuori della città diventa vento.
Sembra quasi che gli audio e video, che salgono, confusi, dalla città verso l'alto indefinito, siano ri-ordinati e codificati dalle stesse guglie urbane, funzionanti come antenne di trasmissione, quindi rimandati ai mittenti verso il basso, per sorprenderli, e riprendere nuova energia per ritornare verso l'alto. In circolo perpetuo.
Rimettere tutto in pace con il grande senso etico, senza eccessi, avvolgendo tutte le nostre storie dentro spirali evanescenti per suggerire nuove parole e nuove immagini sempre più di favola contemporanea. Per scivolare più dolcemente, dentro i flutti degli invisibili fiumi urbani paralleli, che entrano ed escono dalle città, come flussi magnetici. E vanno verso il mare indefinito.
Non vi siete mai accorti dei fruscii che vengono agli incroci dei vicoli, o nel centro delle piazze? Che sembrano accarezzare i nostri capelli fluenti. Un giro di suoni armoniosi, di pensieri, di sentimenti, di gioie e di dolori. Che spesso non abbiamo mai avvertito. Sono nuovi. Tutto si inventa e si spende nella Città etica.
Le città antiche ed abbandonate si nascondono subito sotto la terra madre. Devono conservare i loro segreti. Quando gli archeologi le riscoprono sembrano venire fuori di colpo. Non solo le storie e gli usi di un popolo antico, ma anche la magia dei misteri per il futuro. Questo lo sanno bene gli archeologi, altrimenti non sarebbero così appassionati ed emozionati come bambini.
È, per esempio, l'humus figurato che sta in ogni angolo e pietra di Pompei, che piange un dramma ancora così eticamente umano. E gioisce della sua vita circolare.
Avete notato che il fervore archeologico in questi tempi aumenta a dismisura? Ogni giorno si sente di una nuova scoperta. È l'Etica antica che vuole tornare a respirare ed ispirare promesse dei nuovi millenni.
Mi dispiace non poco che molti reperti naturalmente legati al sito siano portati via, nei musei, dove si transita con troppa fretta e non dovuta attenzione. Come se il distacco degli oggetti e dei luoghi, fosse un secondo abbandono. L'Etica del luogo antico che spinge e noi lo ricacciamo indietro.
Sono, allora, etiche urbane le parole dette e non dette, antiche, presenti e quelle che saranno. Sono le nostre eco, che ci restituiscono ogni nostri balbettio soprascritto, trasformato in suoni armoniosi, che percepiremo quando meno ce lo aspettiamo, che riconosceremo soprattutto nei tramonti affascinanti, nel gioco delle nuvole, dei profumi dei frutti maturi e dei fiori, degli odori delle cucine, e ogni altro effluvio urbano.
Ogni città ha un suo odore, come un suo aspetto recondito ma vivo, dicono molti urbanisti eccellenti. Quindi non solo anonime planimetrie tecniche. Sono sensazioni che cerco di scoprire io stesso quando mi vesto da turista curioso (?). Non voglio scoprire solo la storia, ma anche la magia della storia.
Gli amalgami etici, dei quali conosciamo alcune più chiare manifestazioni, stanno ancora in modo manifesto in alcune città italiane più famose e dinamiche. Quelle che giocano con le loro “filosofie urbane” colorate, per questo spianando più facilmente il loro futuro “del tutto possibile”, molto più di altre, che considerano ogni evoluzione dentro il “quotidiano” pragmatico.
Sono soprattutto le città italiane che esaltano l'altrettanto importante del “Made in Italy urbano” che, grazie alla sua inesauribile fantasia, saprà sempre rigenerarsi sotto mille forme.

Napoli e i napoletani. L'Etica urbana dell'ottimismo, della giovialità, della fantasia, dell'improvvisazione, dell'Arte spontanea. L'Etica de “o sole mio”, della musicalità, della teatralità. Ma è solo merito del grandioso Paesaggio/Eden napoletano? Tante altre città e popolazioni hanno e vivono in paesaggi grandiosi, perché Napoli ha una marcia in più, e cosa sta inventando oggi di nuovo e straordinario, visto che Napoli si sta rimettendo a nuovo?
Le più belle e stravaganti stazioni delle metropolitane, come porte di un Paradiso non ancora perduto. Anzi da riconquistare anche in uno speciale e nuovo teatro/“metaverso” napoletano.
“Venite a Napoli ed entrate nei nostri multi-geni che si modificano, oltre che moltiplicarsi. Vedi Napoli e poi rivivi!”.
“Vi abbiamo svelato la nostra Scultura velata, quella che riporta la nostra anima a fior di pelle, alla luce del sole e delle ombre”.
Una speciale riscossa di Napoli è iniziata, grazie anche al funambolismo di Maradona e ora prosegue con nuova passione, descrivendo nuovi cerchi, senza snaturare. Al di sopra degli stereotipi del napoletano solo allegro. Con nuovi Artisti ogni minuto, inventando nuovi colori e nuove storie aperte.
l'Arte del sapersi arrangiare? Come la musica di Pino Daniele che arrangiava inventando.
Contaminando la musica di qualsiasi altro “luogo”. La più bella canzone del bolognese Lucio Dalla non è forse Caruso?
E sotto tutto questo la altissima cultura raffinata della antica Napoli ritorna, non solo per coprire la tipica semplicità napoletana. Dotta Etica ironica napoletana.
La città Napoli, così, ha dilagato in generale è in modo ampio nella storia nel Meridione, in parte re-inventando la “solarità” della cultura “mediterranea” del Sud Italia, già a suo tempo inventata dalla Magna Grecia.
La solarità napoletana cattura più sole, anche per gli altri, re-inventando una nuova cultura “mediterranea” del Sud Italia, che non è solo napoletana o del Sud. Come una nuova Magna Grecia.

Mi ha sempre meravigliato napoletanità dilagata, per esempio, ritrovata nella città Foggia, che mi ha cresciuto. Segnali in una analoga generosità e disponibilità alla socializzazione dei foggiani.
Foggia, città medi alto-meridionale, per tanti versi marginale, forse soggiogata ancora oggi da sub-conscio di un plurisecolare e storico obbligo servente, legato all'antica Transumanza delle pecore in Puglia, con baricentro Foggia (Abruzzo, Molise, Irpinia, Basilicata). Con svilimento di un'agricoltura oggi di particolare pregio, legata alla vasta pianura della Capitanata. Mantenuta allo stato incolto per vari secoli e con problemi di zone umide, poi risolte dalla grande Bonifica di Capitanata del ‘900.
L'apertura sociale di Foggia stride con le condizioni socio-economiche di un territorio che staziona nelle posizioni di fondo delle cicliche graduatorie urbane de Il Sole24ore e simili. E si chiude nelle nicchie di un benessere individuale a gruppi ristretti. Napoletanità imperfetta. E i migliori giovani foggiani, dotati di fantasia galoppante, intanto emigrano. Il foggiano Renzo Arbore docet.
Da Napoli i foggiani impareranno l'Etica del riscatto. Come tante altre città medie in analoghe condizioni.

Roma. Lo spirito del suo popolo non ha bisogno di tanti esempi e parole. Era e avrà ancora la fantasia da Caput mundi. Per lo meno artistica, culturale?
La sua Etica è sopra le righe, con un'esuberanza che deve diventare esemplare e non arrogante. “Lassatece passà, semo somani”.
Come reagirà, altrimenti, nel mondo del virtuale prossimo?
Poteva essere un'occasione propizia (con accortezza sui costi) la nuova Olimpiade romana, per tracciare nuove strade trasparenti.

E Milano? L'Etica urbana della sua operosità si estende dai suoi Poli lombardi, verso universi che guardano all'Europa e oltre (“Milano “città nel mondo”). Anche qui in modo esemplare e non solo correndo “in gruppo” per inseguire altre Metropoli solo esuberanti.
City Life non è solo con un insieme autonomo di edifici funzionali di eccellenza, ma anche un nuovo modello urbano aggregato, e significativo per concetti assolutamente nuovi (?). Una freccia inedita verso il futuro con la tipica fantasia italiana. Modello di città futura.
Qualche volta mi viene da chiedermi se Milano attingesse una goccia dalla napoletanità allegra e viceversa Napoli dalla genialità impegnata e lungimirante di Milano.
Napoli esportatrice nel mondo di Arte fantasiosa e Milano esportatrice di progetti fantasiosi.

Bologna, la Dotta. Come abbiamo già detto. Bologna la Saggia, quando ogni novità, anche in tema urbanistico, sembra qui trovare il migliore humus.
Bologna e i suoi Portici. Ho sempre pensato che i Portici bolognesi non sono solo ripari atmosferici, ma anche un modo per proteggere i pensieri.
Le torri di Bologna. Più torri che case. I bolognesi, anche questo caso, e al di là di ogni eccellenza storica, voleva dare vento ai pensieri.

Di Genova e della sua Etica urbana non racconto molto. Ci ha pensato in questo Paolo Conte nella sua canzone Genova per noi, cantata in modo favoloso dal grande Bruno Lauzi. Talvolta il testo-poesia di una breve composizione musicale, esplode, e meglio di qualsiasi altra espressione o forma, racconta l'atto “poetico” di una grande città. Chiarendo la sua Etica urbana al di là di qualsiasi cliché.
Mi convinco che la poesia entra in tutto il futuro possibile, ed in particolare nelle tante grandi e medie città. In Italia prima di tutto. Potremmo concludere che è la “Poesia urbana” la vera chiave di volta delle varie “Etiche urbane” e delle Etiche contemporanee in generale.
Eustacchio Franco Antonucci
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