
Con il regolamento 2023/5 la Commissione Europea ha autorizzato la vendita della polvere parzialmente sgrassata di acheta domesticus, ossia della farina di grillo domestico, in tutta l'unione a partire dal 24 gennaio di quest'anno. La sua messa in commercio, dopo dovuti ed accurati test, era stata approvata nel marzo 2022 dall'Autorità europea sulla sicurezza alimentare (EFSA). Da allora è stato un susseguirsi di polemiche, prese di posizione, fantasie complottiste e strategie di marketing.
Un'indagine Coldiretti/Ixe riporta che «il 54% degli italiani è totalmente contrario agli insetti a tavola, un sentimento che si trasforma in indifferenza per il 24%. Si dice favorevole invece il 16% e si astiene il 6%» [1]. Dati che, in parte, sono condizionati proprio dalla poca conoscenza e dall'influenza di quello che è stato scritto e detto, anche dalla classe politica. Proviamo quindi a districarci tra falsi miti e dubbie affermazioni ed a costruirci una opinione propria basata su alcuni “fatti”.
Innanzitutto, «in modo pressoché inconsapevole ogni anno mangiamo tra i 500 grammi e un chilogrammo di insetti» [2] consumando ad esempio yogurt ai frutti rossi, succo d'arancia rosso, caramelle gommose o brindando con il tanto di moda spritz. Il colorante rosso utilizzato da anni nell'industria alimentare, indicato con la sigla E120, può essere ottenuto anche grazie alla polvere di cocciniglia, insetto di piccolissime dimensioni appartenente alla famiglia della coccinella. Del resto, finché proprio l'Unione Europea non ne ha proibito la produzione e la commercializzazione per questioni igienico-sanitarie, abbiamo consumato Su Casu Marzu, il formaggio cremoso prodotto in Sardegna che deve la sua morbidezza proprio alla colonizzazione da parte delle larve della mosca casearia.
La commercializzazione degli insetti a scopo alimentare in Europa non è questione di questi giorni, ma è stata autorizzata già a partire dal gennaio 2018 con l'entrata in vigore del regolamento sui “novel food”, che ha consentito, nel gennaio 2021, la vendita e il consumo delle larve del coleottero molitor e, nel 2022, della locusta migratrice o verme della farina. Al fine di proteggere il consumatore europeo, tutti i novel food sono sottoposti a severe indagini da parte dell'EFSA, istituita nel 2002 e che ha sede a Parma.
La presenza e la quantità di insetti all'interno di un alimento devono comunque, secondo normativa, e contrariamente agli allarmismi di questi mesi, essere sempre chiaramente indicate nell'etichetta nutrizionale, anche per questioni legate alle allergie. Il carapace dei grilli, ad esempio, contiene chitina, una proteina che può causare manifestazioni allergiche, che vanno dal semplice eritema cutaneo fino allo shock anafilattico, nei soggetti predisposti. Rischio che vale per molti altri prodotti come i crostacei o le arachidi.
Sempre a tutela degli acquirenti, l'associazione V-label, marchio noto a livello mondiale nella certificazione vegetariana e vegana, ha dichiarato che non apporrà il suo logo sugli alimenti che conterranno insetti.
La scelta finale è esclusivamente del consumatore che, opportunamente informato, può decidere di acquistare o meno un certo prodotto. Non troveremo quindi grilli nascosti negli alimenti, anche per un altro motivo: il costo elevato. La farina di grillo, infatti, ad oggi può essere ritenuta un prodotto di nicchia, con un costo di circa 70 euro al chilo, contro i 3 euro della farina di soia, la farina vegetale più simile dal punto di vista nutrizionale. Il sistema di produzione è infatti piuttosto complesso. L'unico soggetto autorizzato per il momento alla commercializzazione della farina nel nostro territorio, la società vietnamita Cricket One, certifica che essa derivi da insetti alimentati con mangimi di origine vegetale al 100% e allevati secondo normativa, cioè senza l'utilizzo di antibiotici, pesticidi, ormoni della crescita o altra sostanza tossica per l'individuo. La lavorazione degli insetti, dopo la loro soppressione, ne prevede il lavaggio, la sterilizzazione, la disidratazione, la sgrassatura, l'essiccazione, la macinazione e la setacciatura. Tutte fasi necessarie ad ottenere una polvere idonea ad essere messa in commercio. Qualora volessimo produrla anche in Italia, sarebbe necessario ripeterne la sperimentazione animale e umana, ottenere il parere positivo dell'EFSA e l'autorizzazione della Commissione Europea.
Ma veniamo alle sue qualità. Oltre ad essere un'ottima fonte proteica, possedendo una media di oltre il 65% di proteine ad alto valore biologico, è anche ricca di fibre, calcio, vitamina B12, ferro, fosforo e sodio. Per questo potrà essere utilizzata, oltre che come ingrediente per i prodotti destinati al consumo animale, anche nella produzione di prodotti da forno per l'alimentazione umana, come pane, pasta, biscotti, o in prodotti che sono sostitutivi della carne.
Aspetto nutrizionale a parte, ci sono altri fattori da dover considerare, come la necessità di regolamentarne la produzione e quella di trovare fonti alternative in vista dell'aumento della popolazione mondiale. Secondo la FAO, sono oltre 2 miliardi ad oggi le persone nel mondo, soprattutto in Asia, Africa e Sud America, che consumano regolarmente più di 2 mila specie di insetti. L'allevamento controllato potrebbe portare a una riduzione del consumo di animali selvatici e del conseguente rischio di contaminazioni e di problemi di salute. Sempre la FAO stima che fra trent'anni la popolazione mondiale potrebbe sfiorare i 10 miliardi di individui e che le risorse a disposizione per sfamarli, come acqua dolce e terreno coltivabile, potrebbero non essere sufficienti. È quindi importante individuare fonti di nutrimento alternative, sane e più sostenibili.
Dal punto di vista ecologico, la produzione di insetti presenterebbe numerosi vantaggi. Il loro allevamento produce meno carbonio rispetto agli allevamenti intensivi di carne, impattando solo dell'1% sul rilascio totale di CO2; consuma meno acqua, perché gli insetti d'allevamento possono soddisfare il loro fabbisogno idrico dal mangime o dai substrati del terreno (gli insetti sono poi generalmente più resistenti alla siccità). Ha bisogno, infine, di meno terreno agricolo, visto che per produrre un kg di proteine di insetti commestibili ne occorre da due a dieci volte in meno rispetto a quanto necessario per ottenere un kg di proteine di altre specie animali, come maiali o bovini.
Ad ogni modo, dato l'attuale costo elevato, questo tipo di produzione non sostituirà a breve gli allevamenti, ma potrà essere un'alternativa alle coltivazioni di mais e soia ed utilizzata per l'alimentazione degli animali. Anche l'effetto della produzione di questi cereali è infatti distruttiva. In Sudamerica, ad esempio, intere aree sono state deforestate per fare spazio a queste coltivazioni necessarie per l'alimentazione di suini e polli.
Ma veniamo ai pregiudizi che inevitabilmente l'introduzione di questo alimento sta alimentando nel nostro paese, un paese dove i prodotti alimentari rappresentano cultura, tradizione ed orgoglio. Anche se spesso ce ne dimentichiamo o non sappiamo valorizzarli adeguatamente. Tralasciando le dichiarazioni più o meno opportunistiche di politici e persone note, quello che dobbiamo analizzare è la nostra propensione al cambiamento. Si ha sempre una sorta di resistenza culturale verso le novità, soprattutto se pervengono dall'esterno. Nutrirsi poi è una questione identitaria che gli italiani vivono in maniera campanilistica, anche tra regioni o provincie. Ma siamo anche persone curiose e con spirito innovativo e, per sapere se saremo disposti ad accettare anche questo cambiamento, basterà aspettare solo un po' di tempo e pensare sia ai benefici nutrizionali di questa materia prima che, soprattutto, al benessere del nostro pianeta.
Federica Crociani
[1] https://www.coldiretti.it/consumi/ue-grilli-a-tavola-bocciati-dalla-maggioranza-degli-italiani.
[2] https://www.radiocittafujiko.it/gia-oggi-mangiamo-fino-a-un-chilogrammo-di-insetti-allanno.
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