Festival Flamenco, un viaggio nel mito e verso il futuro

Eva Yerbabuena
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Non credo nella rivoluzione, che come la rivoluzione della Terra torna al punto di partenza. Credo piuttosto nella sovversione, capace di modificare convenzioni, canoni, aspettative. Quest'anno il Festival Flamenco Futuro Dentro, ha rivolto lo sguardo al futuro, ed è stato capace proprio di questo: di sovvertire. La parola sovversione è quella che più si adatta a questo festival, capace di creare sintesi tra gli obiettivi che si proponeva: scuotere, stupire, ispirare, costruire, senza perdere però l'aggancio fondamentale con la tradizione.

Dal 20 al 24 giugno si sono alternati per tre serate Manuel Liñan con Pié de hierro; Alfonso Losa con la partecipazione di in Flamenco: Espacio Creativo; Eva Yerbabuena con il suo D'Madruga'. È stato un crescendo. Se dovessi definire con una sola parola ogni spettacolo userei bello per il primo, straordinario per il secondo, eccezionale per il terzo.

Manuel Liñan
MANUEL LIÑAN ©marcosGpunto

Manuel Liñan ci ha già abituati al suo estro, alla sua creatività, alla sua capacità ironica di stare sul palco, di inventare coreografie che ogni volta sorprendono ed entrano nel cuore.
Quella di Manuel Liñan è stata una conferma, ma nello stesso tempo una sorpresa. Nel raccontare il conflitto con il padre alla ricerca di una propria identità, l'artista si è messo ancora più in gioco, ha rischiato ancora di più. Non si è presentato all'interno di una coreografia collettiva, ma in un a solo, per un discorso intimo in cui brillano la sua capacità artistica di grande ballerino e coreografo, ma anche la sua anima, alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Liñan ha giocato con le figure del flamenco rifiutandosi di incarnare il ruolo del ballerino o della bailaora, ma intersecando di volta in volta questi ruoli, esprimendo sia passi e stile del ballerino e lanciandosi nei virtuosismi della bailaora, con un perfetto controllo di quella che diventa di volta in volta una mantiglia, una bata de cola, il tipico abito a strascico della danzatrice di flamenco.
Nello spettacolo ritrovo eleganti suggestioni erotiche. Aiutato dalle cantanti viene legato, evocando l'arte giapponese dello schibari, l'arte occidentale del bondage. Gesto erotico ma nello stesso tempo gesto sacro, che rimanda alla vestizione del torero, tale era il padre. È con quella vestizione ricoperta di fiori che Manuel domina la scena, così come ha fatto per il resto dello spettacolo.
In bilico tra tradizione e innovazione, a tratti queer, Manuel Liñan non si pone il problema di chiarire, come ha spiegato durante il breve dibattito con il pubblico a chiusura dello spettacolo, se il suo sia un flamenco moderno, postmoderno, classico. L'artista lascia libero ognuno di deciderlo, così come lascia libero se stesso di esprimere la propria arte.
Spettacolo equilibrato quello di Manuel Liñan, che lascia spazio alla sua individuale, al canto, alla musica, in un perfetto mix di classico e rock. Trascinante al riguardo il duetto tra chitarra classica e chitarra elettrica, che rapisce il pubblico e lo trascina in atmosfere suggestive.

Alfonso Losa
SUMA FLAMENCA 2021 TEATROS DEL CANAL fotografiado por el fotografo Pablo Lorente

Il timore poteva essere che dopo la prima serata lo spettacolo successivo non fosse all'altezza delle aspettative. Sono stato totalmente smentito dalla danza di Alfonso Losa, che apre la scena illuminato da una pozza di luce, che lo vede immobile come un albatro regale.
Interessante l'uso che viene fatto del canto, che propone un raffinato intreccio tra le diverse voci dei cantaores. Alfonso Losa domina la scena con la sua presenza virile, raggiunto dalla splendida Concha Jareño con un bata de cola rosso fiammante.
Avevo avuto il piacere di assistere ad altri spettacoli di Concha Jareño. Mi aveva stupito ed emozionato, per il perfetto controllo degli accessori tipici della bailaora, dallo scialle, al ventaglio, che nelle sue mani sembravano prendere vita, obbedire perfettamente alle intenzioni dell'artista. Mi aveva emozionato con i suoi vertiginosi cambi d'abito che esaltavano la classicità del gesto, della danza.
Accompagnando Alfonso Losa i cambi d'abito sono stati ridotti al minimo. Incantevole il duettare dei due ballerini che ora si accostano, ora si sfiorano, senza mai toccarsi per sedursi e reciprocamente conquistarsi. Se lo spettacolo di Manuel Liñan aveva avuto dei pregevoli aspetti queer, con Alfonso Losa e Concha Jareño troviamo un mondo in cui i generi sono nettamente definiti, in un'apoteosi del maschile e del femminile. Ammirevole la capacità dei due artisti di stare in scena individualmente e insieme, per uno spettacolo che rimane nell'alveo del flamenco classico, per quanto poi la parola classico possa avere un senso quando si parla di vera arte, come quella messa in scena per la regia di Estévez y Paños.
A tratti è sembrato che lo spettacolo messo in scena da Alfonso Losa e Concha Jareño echeggiasse l'arte sacra. I due ballerini hanno confermato questa impressione affermando che “La vera arte è sempre sacra”.

Eva Yerbabuena
Eva Yerbabuena

Il trionfo c'è stato nell'ultima serata del festival con Eva Yerbabuena. Di fronte a lei e alla sua arte non posso far altro che inchinarmi. Nella sua danza c'è tutto quello che potrei dire. Provo ugualmente a dipanare il mistero e la gioia della sua performance con le mie parole. L'impressione immediata, appena si apre la scena nell'immobilità dell'artista, è che il suo sia un profondo lavoro di ricerca sullo spazio, su come il corpo plasma e occupa lo spazio nel tempo della danza. Eva inizia con movimenti e gesti che ricordano Pina Bausch, artista imponente del Novecento, che Eva Yerbabuena ha incontrato e che le ha donato l'apertura a mondi nuovi. I gesti iniziali di Eva sono plastici, potenti, contrassegnati da una purezza, da una sobrietà, da una evocatività straordinarie. Che ricordano le figure femminili del , Giocasta e Medea, le figure della modernità Virginia Woolf, Sylvia Plath.
Con questa artista ho colto e intuito che ballare non è soltanto occupare lo spazio nel movimento, ma che la danza può anche essere staticità, che non è pausa dei gesti ma un modo diverso di interpretare tempi, spazi, ritmi e musica. Grazie Eva.
La danza di questa artista mi ha riempito di commozione. Mi ha emozionato, mi ha fatto capire ancora di più che se l'uomo è in grado di costruire un tale bello, allora è in grado di sconfiggere anche la morte, o perlomeno di porre un argine tra sé e la morte. Quella di Eva Yerbabuena non è la danza di una bailaora. È la danza di un artista che rievoca il ritmo pulsante dell'esistenza umana. Nella danza di Eva ho intravisto la danza primigenia delle donne attorno al fuoco. Ho intravisto i ritmi della specie. Lo spettacolo ha una coreografia e una perfezione rara. Non a caso è stato salutato in conclusione da una standing ovation.
Ammaliante l'intervento di Encarna Anillo, che si presenta inizialmente con una voce flebile, soffusa, per poi esprimere via via una straordinaria potenza di voce e di canto. Accostata in questo agli altri cantaores. Ognuno di loro, con il proprio stile, contribuisce a creare una vera e propria polifonia, un coro greco, che accompagna la interpretazione sacra di Eva Yerbabuena.
Come descrivere questa perfezione? Rimango a corto di parole rispetto a tanta bellezza, a tanta ricerca e profondità. I gesti sono plastici, evocativi, basta un minimo spostamento del corpo nell'aria perché la danza, acquisti senso. È uno spettacolo che vira progressivamente verso una direzione classica. In Eva Yerbabuena tutto danza, anche nel silenzio, anche nell'immobilità. La sua è una danza impreziosita dalla straordinaria musica di Paco Jarana alla chitarra. In molti momenti gli accordi di Jarana, in un dialogo appassionante e fertile, continuano o iniziano là dove il movimento di Eva si interrompe.

Come ha tenuto a dire l'artista “Il segreto non è nell'improvvisazione. È necessaria una grande tecnica. È quella che aiuta nei momenti in cui la magia del canto, della musica, si incontrano con la danza”.

Usciamo da questo festival con un senso di pienezza rara, con il desiderio di assistere ad altre performance di questo livello. Il Festival Flamenco che si tiene ogni anno nel mese di giugno allo Strehler è uno degli eventi artistici più interessanti della stagione teatrale milanese. È un appuntamento da non perdere. Va reso merito a Mariarosaria Mottola, ideatrice e direttrice artistica del Festival, che ogni anno riesce a portarci tutta questa bellezza.
Mi sento di muovere un unico appunto. Avrei desiderato una traduzione più puntuale di quanto gli artisti andavano dicendo nel dibattito che seguiva ogni rappresentazione, per onorare al meglio le loro parole e la loro arte. Ma al di là di questa piccola ombra, aspetto con golosità e desiderio l'evento di novembre, che Mariarosaria porterà allo Strehler come assaggio della stagione estiva di flamenco.

Gianfranco Falcone

Milano Festival Flamenco 2022Milano 2022 – 15^ edizione
FUTURO DENTRO 
evento di Punto Flamenco AC con la direzione artistica di Mariarosaria Mottola, il sostegno di Ministerio de Cultura y Deporte de España – Instituto Nacional de las Artes Escénicas y la Música (INAEM) e la collaborazione di Ente Spagnolo del Turismo, Oficina Cultural Embajada de España

Compagnia Manuel Liñan
PIE' DE HIERRO
Spettacolo dedicato a Manuel Arroyo Pie de Hierro: mio padre
regia, coreografia, danza Manuel Liñán
assistente di scena Alberto Velasco
canto David Carpio
chitarra Juan Campallo
chitarra elettrica e violino Víctor Guadiana
batteria Jorge Santana
palmas Ana Romero, Tacha González
Organizzazione e direzione artistica: Mariarosaria Mottola per Punto Flamenco
puntoflamenco.it
info@puntoflamenco.it

Compagnia Alfonso Losa
FLAMENCO: ESPACIO CREATIVO
artista invitata Concha Jareño, regia Estévez&Paños (Premio Nacional de danza 2019)
regia Estévez y Paños
coreografía Alfonso Losa / Estévez & Paños
ballo Alfonso Losa
artista invitata al baile Concha Jareño
canto María Mezcle, Ismael de la Rosa “El Bola”
chitarra Juan Campallo
Organizzazione e direzione artistica: Mariarosaria Mottola per Punto Flamenco
puntoflamenco.it
info@puntoflamenco.it

Compagnia Eva Yerbabuena
D'MADRUGA
baile Eva Yerbabuena
chitarra Paco Jarana
cante Alfredo Tejada, Segundo Falcón, Miguel Ortega
collaborazione speciale al canto Encarna Anillo
percussioni Antonio Coronel
Organizzazione e direzione artistica: Mariarosaria Mottola per Punto Flamenco
puntoflamenco.it
info@puntoflamenco.it

 

 

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