
Sean Penn, cinque anni dopo l'insuccesso della sua ultima regia (con Il tuo ultimo sguardo), torna dietro la macchina da presa e ci regala un film di struggente bellezza e malinconia: Flag Day – Una vita in fuga.
Tratto dal libro di memorie Flim-Flam Man: The True Story Of My Father's Counterfeit Life di Jennifer Vogel e presentato in concorso al 74° Festival di Cannes, Flag Day si ispira alla storia vera di John Vogel, piromane, rapinatore, falsario e, soprattutto, irriducibile e immaginifico bugiardo, e racconta il rapporto, sempre in bilico tra smisurato affetto, innamorata fascinazione e dolorosa e sofferta disillusione, tra un padre, troppo assente e nel contempo ingombrantemente presente nella mente e nel cuore, e l'adorata figlia.
Durante il lungo flashback che copre l'intera durata del film Jennifer, la figlia di Vogel, ripercorre le tappe più significative della propria vita nell'arco di vent'anni, dalle spensierate avventure di bambina a fianco di un padre anticonformista e affascinante alla sofferenza per il suo abbandono; dalla difficile e ribelle adolescenza alla dolorosa ricerca di una propria identità e stabilità alle prese con una madre debole e alcolizzata; dal volonteroso tentativo di ricostruire un rapporto con il padre basato su una ritrovata normalità al duro scontro con la realtà e al crollo di tutte le illusioni quando quest'ultimo viene arrestato per una rapina in banca; dalla riappacificazione con la madre alla faticosa realizzazione del sogno di una laurea e di un lavoro come giornalista di inchiesta.
La narrazione di questi lunghi vent'anni avviene, per precisa scelta stilistica, attraverso la successione di immagini estremamente evocative: paesaggi, primi piani, sguardi che raccontano molto più e meglio dei pochi dialoghi il disagio interiore, l'intima sofferenza, il subbuglio dei sentimenti, la rabbia, il peso dei ricordi, l'incoercibile e disperato affetto.
Altra scelta stilistica che fornisce un significativo contributo alla riuscita dell'opera è la decisione di Penn e del suo direttore della fotografia Danny Moder di girare il film con pellicola in 16 mm e non in digitale come ormai è consuetudine fare. Il film acquista così una luce e un colore vintage particolarmente intonati alla vicenda e agli anni 70/90 nei quali si svolgono i fatti e un'aura di nostalgia che sarebbe stato impossibile ottenere con l'immagine digitale.
Il vero punto di forza di Flag Day consiste però nelle straordinarie interpretazioni di Sean Penn, nei panni di John Vogel, e della figlia Dylan Penn, nei panni di Jennifer Vogel.

Le qualità attoriali di Sean Penn, nato a Santa Monica nel 1960, sono note e universalmente riconosciute. Non a caso l'attore è stato nominato all'Oscar per ben cinque volte vincendolo in due occasioni, con Mystic River nel 2004 e con Milk nel 2009, e ha vinto svariati premi per le sue sempre rimarchevoli interpretazioni nei più prestigiosi festival cinematografici.
Anche in questo caso Penn offre una prova d'attore magistrale, alle prese con un personaggio camaleontico, dimostrandosi capace di dipingerne, con assoluta credibilità e trascinante partecipazione, l'esaltazione, la follia, la determinazione così come le paure, le debolezze, le malcelate insicurezze e fragilità.
A Sean Penn basta uno sguardo, una smorfia, un lieve movimento del capo, un leggero incresparsi delle labbra per esprimere un'infinita gamma di sentimenti, per trascinarci nel mondo interiore del suo personaggio, per emozionarci e commuoverci.
Dylan Penn, nata a Los Angeles nel 1991, figlia di Sean e dell'attrice Robin Wright, è la vera rivelazione di Flag Day. Si tratta del suo primo ruolo importante, dopo due brevi esordi da comprimaria nel 2015 e nel 2016, e la sua interpretazione è realmente sorprendente per intensità e sensibilità.
Nel film compare anche l'altro figlio di Sean Penn, Hopper Jack, nei panni del figlio di Vogel, con una seconda singolare sovrapposizione tra vita reale e finzione cinematografica.
Merita infine una menzione la colonna sonora, composta da canzoni della cantautrice americana Cat Power, del cantautore irlandese Glen Hansard e del musicista statunitense Eddie Vedder, cofondatore e frontman del gruppo rock Pearl Jam. Vedder aveva già collaborato con Penn per il film Into the wild del 2007 grazie al quale ha vinto un Golden Globe per la migliore canzone da film.
I brani composti appositamente per Flag Day risultano estremamente funzionali nel rievocare epoca e vicende e contribuiscono a definire il clima di malinconia e rimpianto che pervade la pellicola.
In conclusione, Flag Day è una prova d'autore e di attori perfettamente riuscita, un film di sentimenti sulla forza e la potenza del ricordo, sulle illusioni e disillusioni della vita, sull'amore filiale e sul peso degli affetti, sull'importanza e il valore dei sogni, sulla difficoltà di ricercare, trovare e ritrovare se stessi. Un film che sa toccarti il cuore come il grande cinema dovrebbe sempre fare.
GianLuigi Bozzi
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