Flat tax: una soluzione vantaggiosa per i ricchi

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La nostra Costituzione continua ad essere costantemente violata. Basti pensare a come gestiamo la nostra presenza militare nelle varie aree del mondo o alle picconate sui sistemi di istruzione pubblica o alla sanità.

Da anni si parla di Tassa piatta () e sembrerebbe che con il nuovo governo questa soluzione sia uno dei capisaldi dell'azione del contratto tra Lega e Movimento 5 Stelle. Non è obbiettivo dell'articolo cercare di capire con quali modalità verrà messa in atto e quale/i sarà/saranno le aliquote e per quali fasce di reddito, comunque sarà iniqua. Sta di fatto che se questo progetto verrà portato a termine verrà dato un altro tellurico scossone alla Costituzione.

Il motivo è che non solo si attaccherebbe il principio di progressività (e non sarebbe di poco conto) espresso dall'articolo 53 della Costituzione italiana, ma si intaccherebbe di fatto un altro principio ispiratore della Legge fondamentale dello Stato e cioè quello dell'eguaglianza sostanziale a cui fa riferimento l'articolo 3 della Carta e che aiuta la crescita, lo sviluppo della persona.

Di fatto un sistema fiscale improntato alla progressività (un'aliquota che cresce con il crescere del reddito) comporta un prelievo significativamente più sostanzioso per i più ricchi e questo consente una redistribuzione della ricchezza stessa e contribuendo alla riduzione delle e alla mobilità sociale nel nostro paese.

L'arrivo eventuale della Tassa piatta andrebbe ad innestarsi già su un sistema tributario che di progressività ne contiene poca a cominciare dalle tassazioni che riguardano rendite finanziarie e utili su transazioni finanziarie o sugli stessi titoli di Stato come se il piccolo risparmiatore con poche migliaia di euro investiti in Btp sia nella stessa condizione di chi ha in portafoglio centinaia di migliaia o milioni di euro. Ancora peggio è l'equiparazione al 10% dei premi di produttività degli impiegati e degli operai con quelli dei top manager.

Per non parlare dell'IVA che è divisa in aliquote fisse e che dipendono non dal reddito dell'acquirente o dalla quantità degli acquista di beni e servizi ma semplicemente dalla tipologia di questi ultimi.

Una riflessione da fare sarebbe poi quella sulle detrazioni fiscali che pur non conoscendone l'entità avvantaggia chi ha più reddito perché sono di fatto più vantaggiose per i redditi più alti.

Per finire è il caso di ricordare che nel 1974 la riforma dell'allora ministro delle Finanze, Bruno Visentini, che oltre ad introdurre lo scontrino fiscale ristrutturò il sistema introducendo l'Irpef che da quel momento si applicava a tutti ed era decisamente progressiva con 32 livelli di aliquota, il più alto dei quali superava il 70%.

Lascio a voi il pensiero sull'enorme evasione fiscale in questo paese e sulla quale non si è mai veramente voluto mettere mano.

In questi decenni, non solo in , si è perso questo principio di progressività e insieme ad altri fattori, si è favorito un imponente trasferimento di risorse dal lavoro al capitale. Una vera e propria lotta di classe al contrario.
Pasquale Esposito

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