
Una storia ambientata a Monaco negli anni del terrorismo della R.A.F. racconta le di due giovani chiamati a scelte sempre più complesse e impegnative. Le pagine di Franco Casadidio ci portano a riflettere sul nostro recente passato e sulle drammatiche sfide del presente.
L’impronta del diavolo di Franco Casadidio propone un cammino fatto d’interrogativi forti, di volti apparentemente normali, di personaggi che devono celare la propria reale identità.
Una scelta narrativa decisa e forte che l’autore compie con la volontà di descrivere anni davvero di piombo nella storia europea, e in particolare, di quella tedesca.
Senza cadere nella facile trappola di asservire il testo a eventi terroristici che hanno cambiato anche la vita delle metropoli europee, l’autore ci chiama a un confronto con la storia recente delle nostre democrazie che tutte, o quasi tutte, con declinazioni diverse, hanno dovuto fare, almeno per due decenni, i conti con la violenza della lotta armata.
Citazione 1
Era trascorso circa un quarto d’ora da quando Mirka aveva guardato l’orologio l’ultima volta, riproponendosi di andarsene se Markus non fosse arrivato nei successivi dieci minuti, quando, finalmente, il giovanotto le passò vicino sfiorandole appena il braccio sinistro e facendole segno di seguirla.
“Scusa, ma dove stiamo andando?” – chiese dopo qualche centinaio di metri Mirka.
All’apparenza Joseph e Mirka sono i protagonisti di una delle tante storie d’amore che giovani ragazzi potrebbero vivere nelle strade e nei parchi di Monaco: incontri, carezze, parole scambiate, e alle spalle la carriera universitaria e la vita familiare con i suoi riti e le sue asprezze.
Sembrerebbe tutto semplice e quasi scontato.
In Germania sono però gli anni dell’organizzazione terroristica Rote Armee Fraktion (R.A.F), quasi il corrispondente delle Brigate Rosse italiane.
Franco Casadidio ci racconta la vicenda di due giovani, all’apparenza come tanti, che scelgono, per motivazioni non sempre definite con la stessa intensità, di avvicinarsi alla lotta armata e alla clandestinità dei terroristi.
Una coppia, un amore, un destino che sembra comune; eppure anche in questo caso, giunge il momento della responsabilità individuale; giunge l’istante che separa l’assassino da chi non vuole farsi carnefice; giunge quell’attimo, apparentemente insignificante, che blocca la mano o la arma per sempre.
Citazione 2
Soprattutto, e questo era l’aspetto che lo inquietava di più, Mirka era una donna autonoma, in grado di decidere da sola cosa fare senza bisogno che qualcun altro la conducesse per mano.
Qualche anno prima aveva preso la decisione di appoggiare la rivolta armata: ora Joseph, dopo la sfuriata di qualche ora prima, non era più così sicuro che la sua ragazza volesse continuare su quella strada.
Negli anni delle azioni della R.A.F. la Germania è ancora divisa in Est e Ovest, estrema eredità della guerra e del nazismo.
In quelle strade e monumenti di Monaco, così amati dell’autore e presenti fin dalla scelta del titolo, si materializza, sotto forma di racconto, un’importante riflessione che non è solo relativa alla situazione tedesca dell’epoca analizzata.
Allora le parole di Franco Casadidio assumono un valore davvero universale e necessario consegnandoci, ben rappresentate nelle sue pagine, drammatiche domande sulla libertà degli individui, dei gruppi e dei popoli.
Le “astuzie della ragione” e il diritto dei singoli a separare la propria storia personale dalla Storia che sembra travolgerli, determinano scelte contrastanti e non conciliabili.
I colpevoli e gli innocenti non possono sovrapporre i propri gesti e le proprie azioni; e sono proprio gli innocenti a dover fare scelte forti e divergenti rispetto a quelle della propria banda per non scivolare nel facile ruolo degli “incolpevoli” che non assecondano, ma non evitano che il sangue scorra.
La storia finisce sempre con il bussare alla porta anche di chi tenderebbe a tenersi ai margini e chiede una scelta, un passo, una decisione. Le complicate vicende della politica e delle ideologie non assolvono nessuno quando la sua mano si fa violenta e assassina; il rumore sordo del consenso o, peggio ancora, il fascino del dissenso non può essere l’autorizzazione a farsi giudici della vita altrui.
La vicenda dei due ragazzi e quella del gruppo in cui sono entrati determinano una scia di sangue e di complicità e ognuno sarà drammaticamente chiamato a decidere il limite che il rispetto per la vita altrui non consente di superare.
Scelte conflittuali e un finale quasi inatteso: un racconto che sa indagare con discrezione sull’animo umano e sulla giustificazione che porta alla scelta dell’uso della violenza; un romanzo che aiuta a riflettere sulla nostra storia recente che non ha ancora smesso di far sentire le proprie conseguenze con la sua scia di dolori e di sangue.
Citazione 3
Erano trascorsi quasi cinque anni da quegli avvenimenti e Mirka aveva in parte scontato il suo debito con la giustizia. Dopo aver contribuito, con le sue rivelazioni, a far arrestare gran parte dei membri della colonna monacense della RAF, i magistrati che si erano susseguiti nei vari gradi di giudizio le avevano sempre riconosciuto tutte le attenuanti previste, condannandola in ultimo grado a sette anni di carcere. Dopo averne scontati cinque…
Antonio Fresa
Franco Casadidio
L’impronta del diavolo
Morphema Editrice, 2016
Pagine 114, € 10,00
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