Franz Ferdinand. Tonight: Franz Ferdinand. Novità elettroniche dalla notte scozzese

Tonight Franz Ferdinand
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L'ultimo approdo del “gastro-avventuriero” [1] e del suo gruppo ha da poco visto la luce. Ed è un gran parlare su tutti i media come accadde anche agli esordi con il successo planetario del disco omonimo.
Tonight Franz FerdinandTonight ha avuto una gestazione complicata all'interno di un vecchio edificio di Glasgow con prove ad ore impossibili e con un cambio in corsa alla produzione del disco con Dan Carey che prendeva il posto di Erol Alkan.
Chiariamo subito una cosa: nonostante un pezzo si intitoli e nonostante i siano attenti alle citazioni e alla “cultura alta”, l'album «disegnato per accompagnare una (ipotetica) persona lungo tutti i diversi momenti della notte» non ha un esplicito riferimento a James Joyce come ammesso dallo stesso capobanda [2].

Il ritornello più gettonato nelle recensioni sembra essere quello della mutazione del suono (in particolare verso l'elettronica) dei FF nel senso se effettivamente avvenuta e, se si, se ne è valsa la pena per noi ascoltatori. I pareri sono contrastanti per quello che ho potuto leggere.

Il tentativo di mettere insieme novità e tradizione non ha portato a soluzioni artisticamente valide secondo Pedritis che solo verso la fine con Lucid Dreams e Dream Again trova qualcosa di buono [3].

Ed è una delusione anche per Fabris pur in presenza di qualche novità, come l'uso delle tastiere o «una cura ossessiva per i groove di basso», il disco non va da nessuna parte forse anche per la «produzione che spesso soffoca le canzoni sotto mattonate di “tastieroni” ed effetti». Le uniche note positive vengono da No You Girls, Bite Hard, Katherine Kiss Me tutte in una maniera o nell'altra retaggio dei precedenti FF [4].

Nemmeno il giudizio di Campo è lusinghiero visto che li considera «congelati» all'esordio e lo si capisce da Ulysses che, con il suo coro «vagamente marziale, e il tipico ritmo sincopato» è del tipo di musica che sanno fare. La novità malriuscita che si ritrova nella seconda metà delle canzoni è l'elettronica o, come scrive, lo «starnazzare vintage di un sintetizzatore» che in Live Alone li fanno diventare i Subsonica scozzesi. Oltre a Ulysses si salvano Dream Again e Katherine Kiss Me sempre perché sono di vecchio stampo [5].

Per Bertoncelli potrebbe essere un piacevole album di passaggio e comunque le novità annunciate prima dell'uscita non sono granché. Lascia il sospetto che gli interventi elettronici della produzioni siano la conseguenza delle tendenze della musica pop e rock di questi tempi. I pezzi migliori restano quelli che ricordano i precedenti: «le agitazioni più o meno convulse tra Roxy Music e new wave, tipo Turn It On, Live Alone, Can't Stop Feeling» [6]. Che ovviamente non fanno scopa con quelle citate in precedenza.

Pontini nel suo giudizio positivo, al contrario, dà conto degli effettivi cambiamenti in corso nelle sonorità di Kapranos e soci senza però considerare il nuovo come uno scarto definitivo. Il nuovo è fatto di sonorità «radiofoniche» meno «spigolose» e di elettronica. Ma sono solo tre le canzoni che segnano questa tendenza: Ulysses, Lucid Dreams, e Dream Again «una elettro filastrocca downtempo…pienamente centrata, tra umori sci-fi e inclinazione new romantic» [7].

Un album «godibile» per il recensore di “rockshock” che vede un'evoluzione positiva del loro stile con l'elettronica, per un'accresciuta capacità tecnica e un Kapranos migliorato nel canto. Un insieme «tra gli immancabili singoloni pronti a piazzarsi in hit parade…e brani più dilatati, con addirittura alcune code strumentali ipnotiche e acide» [8].

Anche Frattini sostiene la tesi di un miglioramento nelle capacità espressive dettate dal tempo trascorso dall'ultima pubblicazione. Un distacco che li avrebbe portati a muoversi verso il nuovo a non riproporre il noto e ad un disco non semplice sommatoria di singoli.
E l'hanno fatto con sapienza trovando «quadratura e compattezza, sia come affiatamento sia come corposità di suono». Elettronica innanzitutto e predominanza delle chitarre attenuata verso un basso più presente. In più ci sono i progressi nella voce di Kapranos «aspra, ammiccante, ricca di sfaccettature (su tutte Ulysses e What She Came For)» [9].

Probabilmente la migliore recensione è quella dell'accoppiata Pardo/Palazzo che lo considerano un ottimo lavoro riuscendo a coniugare il suono originario dei FF con le novità sonore. Queste ultime si traducono soprattutto in «più ipnosi, amore per la poetica smart drugs, ripescaggio di stilemi anni ‘90». Non ci sono cadute e i brani citati sono tanti da Send Him Away e Live Alone con sapori anni settanta, a Ulysses che «impone le logiche retro-dance al disco, con quel suo basso motown quasi dub», a Bite Hardapre in wave rock le brume country di un esordio acustico, già di per sé ideona da manuale del perfetto canone pop» [10].

E a chiudere l'altra ottima recensione di Manisco che insiste – anche lei – sul nuovo senza tralasciare le basi del sound che li ha visti nascere, ma ora rimescolati tra loro e confusi con altri generi. Lucid Dreams potrebbe essere il nuovo manifesto della musica del gruppo, «omaggio all'art rock glam dei Roxy Music punteggiato di riverberi spaziali di chitarra e con una scioccante e lunga coda acid house (!)». Non è solo musica fatta per far ballare le ragazze come voleva esserlo agli esordi e secondo quanto da loro stessi sostenuto. La loro creatività li ha portati a canzoni che nell'incedere mostrano complessità inaspettate. «Ed è un mistero come in Send Him Away riescano a convivere un attacco da Gioca Jouer e lo spleen anni 60 Turtles e Love, tastiere alla Manzarek e la colonna sonora di un western immaginario…» [11].

Un'ultima annotazione. Per un paio di euro in più si può acquistare l'edizione limitata con in più Blood la versione dub di Tonight. Non vi curate di noi ascoltate!
Ciro Ardiglione

genere: rock
Franz Ferdinand

etichetta: Domino
data di pubblicazione: 23 gennaio 2009
brani: 12
durata: 45:41
cd: singolo

[1] È la definizione che Kapranos dà di se stesso nel libro “Rock restaurant”, [pubblicato da Hoepli, costo €12, pagg. 170, ndr] di cui è autore e riferendosi alla sua vita collegata alle cucine dai piatti i mestieri svolti, in Dario Olivero, “A cena coi Franz Ferdinand e altri sogni di rock'n'roll”, Repubblica, 11 settembre 2008
[2] Fabio De Luca, Il ritorno degli arciduchi, Rolling Stone, gennaio 2009, pagg. 50. Nel corso dell'intervista Kapranos tra l'altro si rammarica dell'evoluzione verso il digitale negli anni duemila perché ha determinato un abbassamento della qualità dei suoni del resto già iniziata con il passaggio dal vinile al cd.
[3] Alexis Pedritis, The Guardian, 23 gennaio 2009
[4] Giuseppe Fabris, www.rockol.it, gennaio 2009
[5] Alberto Campo “I Subsonica scozzesi?”, Rolling Stone, febbraio 2009, pag. 144
[6] Riccardo Bertoncelli, www.delrock.it, 23 gen 2009
[7] Paolo Pontini, www.storiadellamusica.it
[8] “Torna il quartetto scozzese e si balla ancora con le chitarre, anche se stavolta l'elettronica c'ha messo lo zampino”, www.rockshock.it, gennaio 2009
[9] Ciro Frattini, www.ondarock.it, 17 gennaio 2009)
[10] Piergiorgio Pardo e Diego Palazzo, Blow Up. gennaio 2009, pag. 63
[11] Elisa Manisco, “E…ora i Franz Ferdinand vi faranno ascoltare qualcosa di strano e completamente diverso”, xL, gennaio 2009, pag. 168

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