G7: avanti la diplomazia, indietro giustizia aiuti e clima

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Ancora una volta il si è svolto in una città asserragliata per evitare le proteste di chi vorrebbe un mondo migliore. Una riunione isolata dalla città, Biarritz (Francia) meta ambita a fine Ottocento dall'aristocrazia di tutto il

Francia, Biarritz

mondo per la presenza dei Reali, e dalla gente come accade da molti anni nelle riunioni dei cosiddetti grandi. Un mondo che dal lato delle donne sembra essere lo stesso dell'Ottocento. Basta guardare la foto dei 25 invitati davanti all'Hotel du Palais e si scopre che una sola è donna: Angela Merkel. E questo dopo aver discusso di parità di genere.

Sottaciuto dai più, questo G7 non ha prodotto risultati concreti negli aiuti allo sviluppo, un tema presente voluto dal Presidente Macron, in particolare si tratta della richiesta di sottoscrivere un fondo di 255 milioni di dollari per l'inclusione finanziaria degli stati africani. A questo proposito sono state invitate al vertice cinque rappresentanze: Unione africana, Burkina Faso, Ruanda, Senegal e Sudafrica.
Non è stato sottoscritto un documento ufficiale dettagliato alla fine del G7 e quindi non abbiamo visto impegni concreti. Del resto al di là delle chiacchiere e dei proclami in questi summit, «nel 2018 quelli (i fondi, ndr) statunitensi sono diminuiti del 5% in termini reali rispetto al 2017. Tuttavia, in questo caso Washington è in “buona” compagnia: mentre gli aiuti canadesi sono aumentati del 5%, quelli francesi del 4% e quelli britannici del 2%, gli aiuti tedeschi si sono ridotti del 3%, e le contrazioni fatte registrare da Italia e Giappone sono persino più nette: rispettivamente -21% e -13%» [1].

E non si è fatto nulla nemmeno su un altro tema di cui il presidente francese si è fatto carico e cioè le esplose con la globalizzazione, «le distanze tra i paesi membri anche in merito alle ricette proposte da ciascuno di essi per porre un freno o invertire il trend, non hanno fatto sì che dal vertice emergesse una risposta unitaria e di rilievo» [2]. Aggiungerei che non è di grande interesse per leader che sono espressione di modelli politici ed economici che non hanno come priorità la giustizia sociale.

E nemmeno sul fronte dell'emergenza climatica ci si poteva aspettare molto se queste sono le rappresentanze, nonostante la drammaticità del problema. Ancora una volta Trump si è sottratto ad eventuali impegni su tema.
Certo sono venuti fuori circa 18 milioni di dollari per l'Amazzonia che sta bruciando e che Bolsonaro ha rifiutato soprattutto per i suoi scontri con il padrone di casa, Macron. E comunque una cifra ridicola, per il polmone del mondo e per le popolazioni native che ancora subiscono attacchi di ogni genere, anche rapportata ai 5 milioni di dollari messi a disposizione da Leonardo Di Caprio.

Qualche risultato rispetto al passato si è ottenuto sul fronte diplomatico. Non può non essere considerato che positivamente lo spiraglio aperto verso un possibile negoziato USA-. Infatti a Biarritz è arrivato il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif invitato da Macron, con il consenso di Trump che «ha confermato di aver dato il suo avallo. “Mi ha chiesto se ero d'accordo. E gli ho detto: Vai!”. Poi Trump ha messo le mani avanti su un eventuale incontro con Javad Zarif. “È troppo presto”. Il leader Usa ha comunque sottolineato la “piena intesa” nel G7 sulla questione e lanciato qualche segnale distensivo: “Non vogliamo un cambio di regime”, ha precisato il leader Usa. E da Teheran il presidente Rohani ha benedetto i negoziati in corso “in difesa degli interessi” iraniani» [3].

Altro spiraglio si riapre sul fronte della (e valutaria) tra USA e Cina. Mentre arrivavamo dichiarazioni di Trump sulla bontà delle nuove trattative e sul fatto che il presidente cinese Xi Jinping sia un “grande leader“, «Macron si è fatto comprensivo verso le irritazioni Usa rispetto alla Cina, che non rispetta la proprietà intellettuale e minaccia posti di lavoro nei paesi G7. Ma l'obiettivo è arrivare a una riforma delle regole internazionali per «modernizzarle», ha precisato Macron, evitando lo scontro bilaterale Usa-Cina, che fa aumentare i rischi di rallentamento dell'economia mondiale, addirittura di recessione in alcune aree, Ue in testa» [4].
Il clima è sembrato più disteso anche sulle questioni commerciali europee, compresa la questione della Digital Tax francese e delle minacce sui dazi ai vini importati dalla Francia.

Ma questo fino a quando con un Trump «irascibile e imprevedibile» come lo ha definito un editoriale del New York Times? [5].

Questa domanda ci porta ad un'altra considerazione. La distanza tra il Presidente degli Stati Uniti avrebbe consolidato un G 6+1 come già accaduto in Canada quando il Presidente scappò via prima della chiusura? È come sostiene Roberto Menotti: «il quadro strategico che si fondava su una costante centralità diplomatica degli Stati Uniti è stato alterato profondamente, e non può bastare una conferenza-stampa senza insulti e minacce, qualche sorriso in più – o qualche tweet in meno – per ristabilire le condizioni preesistenti»? [6].

Lunedì, Macron abbracciando Trump gli ha passato il testimone, «c'era un chiaro senso dell'ordine dato ai suoi ultimi riti: non essere sostituito da qualcosa di nuovo, ma da un ritorno a qualcosa di ancora più vecchio e più viscerale» [7].
Pasquale Esposito

[1] Matteo Villa e Antonio Villaranca, “G7 in Francia: disunità inevitabile?”, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/g7-francia-disunita-inevitabile-23605, 22 agosto 2019
[2] Matteo Villa e Antonio Villaranca, “G7 di Biarritz: un bilancio positivo?”, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/g7-di-biarritz-un-bilancio-positivo-23605, 27 agosto 2019
[3] Anais Ginori, “Il G7 di Macron, un successo della diplomazia. Trump? «Non riesco sempre a convincerlo, ma mi ascolta», https://www.repubblica.it/esteri/2019/08/26/news/g7_biarritz_ultimo_giorno_macron-234384018/, 26 agosto 2019
[4] Anna Maria Merlo, “Iran, dazi, Amazzonia. Nel G7 di Macron si rivede la diplomazia”, https://ilmanifesto.it/iran-dazi-amazzonia-nel-g7-di-macron-si-rivede-la-diplomazia/, 27 agosto 2019§
[5] Editorial Board, “Group of 7, Minus Trump”, https://www.nytimes.com/2019/08/26/opinion/g7-summit-amazon.html?action=click&module=Opinion&pgtype=Homepage, 26 agosto 2019
[6] Roberto Menotti, “Un G7 orfano di leadership americana”, https://aspeniaonline.it/un-g7-orfano-di-leadership-americana/, 27 agosto 2019
[7] Julian Borger, “G7 summit: last rites of old order as Trump's theatre looms next year”, https://www.theguardian.com/world/2019/aug/26/g7-summit-biarritz-trump-theater-looms-next-year, 26 agosto 2019

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