
È un giubilare per ogni dove sulla tassa, «almeno del 15%», sugli utili delle multinazionali che verrà applicata direttamente nelle nazioni in cui vengono realizzati. Oxfam ha detto subito che quell'aliquota è troppo bassa e «farà poco per mettere fine a una pericolosa corsa verso il basso delle imposte sulle società e al vasto ricorso ai paradisi fiscali». In effetti abbiamo la memoria corta e la propensione a dare priorità alle multinazionali perché, quarant'anni fa, la tassa sugli utili era del 50%. Non solo ma le tasse sugli utili sono già al di sopra di quella soglia nei paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti) che, per mano dei ministri delle Finanze, ieri hanno preso questa decisione da più parti storica. Certo è storica per l'essere una decisione multilaterale, per l'affermazione di un principio ma non è granché per l'aliquota. E aiuterà poco il debito pubblico che sta crescendo a dismisura in tutti questi paesi e che è probabilmente la motivazione principale, insieme alla volontà politica di Biden, per la decisione presa dal G7.
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