
Nel 1939 Judy Garland cantava Somewhere Over the Rainbow nel film Il mago di Oz. Cantava di un sogno con la sua voce delicata.
Da qualche parte sopra l’arcobaleno
proprio lassù,
ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu
e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà.

È questa la canzone che sottolinea i punti cruciali di Gardenia, pièce portata in scena oggi dagli attori che avevano debuttato dieci anni fa al teatro NT di Gand, in Belgio. Gli stessi attori, ormai in là con gli anni, calcano ancora oggi le scene, tutti tranne uno dei componenti la compagnia che ormai non c’è più. Anche loro parlano di un sogno, vivere la propria vita.
La scena si apre surreale, vagamente beckettiana, anche Living Theatre, mettendo in mostra un piano di legno inclinato suddiviso in quadrettoni. Attori in abiti grigi e borghesi si presentano immobili, in modo molto distinto, un po’ snob, ricordandomi Phileas Fogg del romanzo di Verne Il giro del mondo in 80 giorni. Ben presto assistiamo alla loro metamorfosi. I distinti uomini d’affari della City si trasformano in splendide e luminose vestali, per un viaggio verso il proprio desiderio e l’affermazione senza ambiguità della propria identità.
È un’esplorazione gioiosa, coraggiosa.
Notevoli i momenti in cui nel bel mezzo della rappresentazione gli artisti si fermano immobili, quasi congelati, quasi figurine scaturite dal passato, provenienti da momenti cruciali dell’esistenza.
Lo spettacolo presenta diverse e interessanti scelte stilistiche. Tutto avviene a scena aperta, cambi scenografici, trucco, parrucco, cambi d’abito che rendono la metamorfosi dal maschile al femminile ancora più d’impatto. Importante soprattutto la voglia e l’intenzione di fare apparire in scena corpi e desideri di persone anziane, che non hanno ceduto al tempo e continuano a coltivare lusinghe e aspirazioni. Non a caso lo spettacolo, rappresentato per motivi tencici allo Stheler, è inserito nella rassegna La grande età, promossa dal Teatro Parenti in occasione del suo cinquantesimo anniversario.
In scena troviamo sogni e desideri legati alla transessualità, alla transizione verso il genere che si sente proprio, espressi con brio, a volte con sarcasmo, altre volte con battute grevi da avanspettacolo. Avvincente comunque è sempre la tenacia con cui gli attori, espressione delle istanze del mondo LGBT, si mantengono fedeli a se stessi.
Divertirsi e far pensare questi gli obiettivi che Gardenia si propone. Lo fa chiedendosi che cosa sia la felicità. La risposta è aperta, si concretizza nel conflitto tra il nuovo e il vecchio, tra accettazione e rifiuto, tra attrazione e repulsione. Drammatizzata in una scena cult, in cui i corpi si avvinghiano in una lotta all’ultimo sangue tra un attore giovane e uno anziano.

Difficile cogliere tutti i significati di questa lotta, senza farsi trascinare in peregrinazioni che non hanno a vedere con il testo, ma più con libere associazioni che ognuno di noi può intessere, legandosi alla propria esperienza, al proprio mondo fantastico. Questa scena d’altronde potrebbe ben rappresentare la difficoltà che si ha in giovane età ad accettare ciò che si è. Ma al di là di queste suggestioni del tutto personali, è soprattutto in questa scena che si evidenzia uno dei difetti principali dello spettacolo, l’eccessiva lunghezza di alcuni momenti. Questa lotta poteva essere più breve per non edulcorarne la potenza, mentre la parte del giovane poteva essere meno ginnica, più simbolica.
C’è anche da chiedersi però se basti portare in scena avventure e desideri trans, conditi da qualche battuta salace, a volte provocatoriamente volgare sul mondo dell’omosessualità, della transessualità, per fare arte.
Alle amiche che erano con me lo spettacolo è piaciuto in modo straordinario. Lo hanno definito delicato, potente, profondo. Ammetto di non aver colto completamente questi aspetti. Infatti più volte avrei desiderato, così come raramente mi accade, di guardare sul display del cellulare con la sua invadente lucetta blu quanto mancasse alla fine dello spettacolo. Ho resistito alla tentazione, cercando di concentrarmi per trovare quel bello che Ruth Andree Shammah direttrice del teatro Parenti ha dichiarato all’inizio dello spettacolo ricordando quanto la sua storia teatrale sia legata a quella del Piccolo.
Piccolo Teatro Strehler – Milano
8 – 9 settembre 2022
Gardenia – 10 years later
NTGent and les ballets C de la B
Frank Van Laecke, Alain Platel, Steven Prengels
spettacolo in lingua inglese con i sovra titoli
regia Frank Van Laecke, Alain Platel
musica Steven Prengels
da un’idea di Vanessa Van Durme
creato e interpretato da Vanessa Van Durme, Griet Debacker, Andrea De Laet (†), Richard ‘Tootsie’ Dierick, Danilo Povolo, Gerrit Becker, Hendrik Lebon, Dirk Van Vaerenbergh, Rudy Suwyns
produzione NTGent & les ballets C de la B
in coproduzione con Le Volcan Scène nationale du Havre
con la collaborazione di Regione Lombardia / Assessorato Autonomia e Cultura Regione Lombardia
in collaborazione con Piccolo Teatro Milano in occasione dei festeggiamenti per il 50esimo dalla fondazione del Teatro Franco Parenti nell’ambito della rassegna La grande età organizzata in partnership con la Fondazione Ravasi Garzanti
-----------------------------
-----------------------------
Se sei giunto fin qui vuol dire che l'articolo potrebbe esserti piaciuto.
Usiamo i social in maniera costruttiva.
Condividi l'articolo.
Condividi la cultura.
Grazie