Georges Simenon: Tre inchieste dell’ispettore G.7

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Simenon giallista senza : con queste tre indagini condotte dall'ispettore G.7 entriamo nell'“officina” dell'autore belga.
Tre storie filtrate dagli occhi di un amico interessato ai metodi d'indagine che, solo in parte, richiamano quelli del più famoso commissario.

Da un certo punto di vista si potrebbe quasi gridare al tradimento. Per i tanti affezionati lettori, abituati all'inossidabile binomio Simenon-Maigret, l'apparizione di tre con protagonista l'ispettore G.7 possono sembrare una forzatura o un'invasione di campo.
La sterminata produzione di quelli che siamo costretti a definire come “romanzi non gialli”, ci ha abituato a cambi di scenario, a nuove rotte e nuove forme di scrittura, ma nell'ambito delle inchieste giudiziarie, Maigret è il personaggio per eccellenza, con la sua pipa, il suo cappottone e il corpo massiccio.

Citazione 1
Entrammo in un delizioso bistrot di place Dauphine per mangiare qualcosa, gomito a gomito con muratori in camiciotto, imbianchini e autisti. In un angolo c'era un cliente che leggeva “Le Petit Parisien”.
Glielo presenterò dopo il dessert!” disse G.7. “E' l'esperto più in gamba della Scientifica! Con un fazzoletto trovato sul luogo del delitto, ti ricostruisce la dinamica dei fatti, ti illustra la vita dell'assassino e te ne dà la descrizione completa”.
Non osai dire niente, perché non capivo se fosse serio o mi stesse prendendo in giro.

Oggi, invece, con la pubblicazione delle inchieste di un personaggio ancora in via di definizione, possiamo entrare, per così dire, nella “camera segreta” di Simenon, quello spazio in cui lo scrittore quasi si rinchiudeva per elaborare le sue trame e tratteggiare i suoi personaggi.
C'è tanto di Maigret nell'ispettore G.7 e c'è tanto che li distingue.

Citazione 2
Arrossii fino alle orecchie e farfugliai qualche parola di congedo. Scesi le scale reggendomi al corrimano.  Credo proprio che, dietro la porta, G.7 e Sonia fossero già l'uno nelle braccia dell'altro, finalmente liberi dalla presenza del seccatore più ostinato del mondo.
Talmente ostinato che, una volta dabbasso, cacciò tutte e due le mani nella fuliggine della stufetta per tirarne fuori la pistola, lo spago e la pietra!

L'ispettore non ha ancora un nome e c'è presentato attraverso una sigla – G.7 appunto – che diviene quasi invadente, nell'uso reiterato che il narratore è costretto a farne.
Il tratto, però, davvero particolare di questi racconti è che il tutto c'è narrato da un amico dell'ispettore; un amico che è mosso, almeno sulle prime, dalla curiosità di vedere l'ispettore all'opera e di carpire i segreti di quel mondo della polizia che gli sembra affascinante.
Un poco spione, un poco presuntuoso, il narratore/amico dovrà fare i conti con sorprese che lo costringeranno a rivedere i suoi giudizi, e a trasformare l'iniziale baldanza in una più attenta considerazione delle cose e delle persone.
Di sicuro, anche l'ispettore G.7, come sempre anche Maigret, appare misurato nei suoi giudizi, e votato alla comprensione degli eventi più che alla semplice indicazione di un facile colpevole.

Citazione 3
Nessuna ostentazione. Nessuna spavalderia. Semmai un certo imbarazzo, come se si sentisse fuori posto.
Per ore e ore non fa il minimo accenno all'inchiesta. Beve. Mangia. Segue con lo sguardo il viavai della strada. Mi risponde a monosillabi. E alla fine, vedendogli prendere una decisione improvvisa, mi rendo conto con mio grande stupore che la sua mente non ha smesso un istante di lavorare.
Antonio Fresa



Adelphi, 2015
Pagine 158, € 10,00

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