Gianna Radiconcini: antifascista, femminista, europeista.

Gianna Radiconcini
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Gianna Radiconcini – giovanissima antifascista e staffetta partigiana a soli diciassette anni, militante del Partito d’Azione (di cui si sentì sempre un po’ orfana) e poi colonna del PRI, europeista e membro del Movimento Federalista Europeo (MFE), talentuosa giornalista (fu la prima donna inviata RAI a Bruxelles e Strasburgo), in tarda età Presidente onoraria della Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane (FIAP) – è stata una figura molto particolare nel panorama politico-culturale e giornalistico italiano. È appena uscito il suo ultimo libro, postumo, Profili a memoria (a cura di Daniel Pastorino, prefazione di Gad Lerner, La Lepre Edizioni) in cui, in parte rifacendosi a un precedente volume pubblicato nel 2015 con Carocci (Memorie di una militante azionista. Storia della figlia di un cappellaio), Gianna Radiconcini ha ripercorso le tappe principali della sua lunga esistenza, insieme tormentata e ricca di esperienze appassionanti.

Gianna Radiconcini Profili a memoriaIl libro, caratterizzato da una scrittura fluida da cui emerge costantemente una delle doti dell’autrice, l’autoironia, ripercorre fasi e cesure molto significative della storia italiana attraverso l’esperienza di una donna che, per varie ragioni, si trovò al centro di accadimenti epocali, conducendo in prima persona autentiche battaglie di civiltà in un’Italia retriva che, dopo la sconfitta del nazifascismo e la sofferta nascita della Repubblica democratica, impiegò molto tempo per rinnovare, parzialmente, una legislazione totalmente inadeguata ai mutamenti della società e figlia di un regime che, pur sconfitto, lasciò tracce indelebili nella vita pubblica e nella sfera privata dei cittadini. Tracce spesso in aperta contraddizione con i principi sanciti dalla Costituzione, senza dimenticare che la Corte Costituzionale entrò in funzione soltanto nel 1956 favorendo l’immobilismo dei conservatori, cattolici e laici.

Nel libro, oltre al nucleo familiare della Radiconcini (il fratello maggiore Silvio e la cognata Paola furono le persone più importanti per la sua formazione), compaiono molte figure centrali del contesto politico, letterario, giornalistico e cinematografico romano che, in momenti diversi, incrociarono la sua strada. Tra gli uomini e le donne della Resistenza (titoli di due paragrafi), Radiconcini si sofferma su coloro con cui collaborò più a lungo, pur in presenza di contrasti caratteriali e culturali, e che la arricchirono maggiormente. È opportuno citare Parrifin dal primo incontro ho visto in lui l’incarnazione stessa dell’antifascismo […] quando ricordava con voce rotta dall’emozione quelle ragazze e quei ragazzi caduti seguendolo, si intuiva quanto ne portasse la responsabilità»). Ugo La Malfa, dal cui discorso al I Congresso del Partito d’Azione del febbraio 1946 (quello della scissione del Movimento della Democrazia Repubblicana, a cui aderì Radiconcini e che poi confluì nel PRI) la giovane militante fu molto colpita «per la vibrante passione politica unita alla lucidità anticipatrice del futuro, di cui postulava le modalità necessarie a realizzarlo» e che seguì per più di trent’anni partecipando a molte campagne elettorali. Gaetano Borruso e Altiero Spinelliincontrato al Partito d’Azione e ammirato fin dai primi tempi di quella militanza. Dominante del suo carattere era la determinazione, unita all’orgoglio di non deflettere mai dalla meta prescelta, e anche il coraggio e la spietatezza verso se stesso e gli altri»).

E, passando alle donne, Ursula Hirschmann, vedova di Colorni (ucciso da un fascista della famigerata banda Koch nel 1944) e poi sposa di Spinelli. Ursula, con Ada Rossi (moglie di Ernesto), diffuse il Manifesto di Ventotene e, lo si respira nelle parole della Radiconcini, fu una donna di grande spessore culturale e umano. Marina Musu, tenente dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) che, con Carla Capponi, partecipò alla controversa azione di via Rasella. Come la stessa Radiconcini, le due compagne furono presenti all’uccisione di Teresa Gullace il 3 marzo 1944, episodio ricostruito con qualche licenza poetica da Roberto Rossellini in Roma città aperta. E ancora, Marisa Cinciàri Rodano (moglie del leader dei Comunisti Cattolici Franco), Camilla Ravera e Marianna Rombolà. Una donna, quest’ultima, fuori dal comune la cui vicenda non può che generare un senso di rabbiosa delusione. Vedova del sindaco di Gioia Tauro Vincenzo Gentile, fu coraggiosa nel denunciare gli appartenenti alla ‘ndrina che aveva ucciso il marito. Ma la Cassazione, dopo le condanne nei primi due gradi di giudizio, cancellò tutto e Marianna, smarrita la fiducia faticosamente acquisita nello Stato, sparì facendo perdere le proprie tracce e quelle della figlia. Una sconfitta bruciante per la legalità, purtroppo una fra le tante.

Tornando agli uomini, si deve necessariamente citare Oronzo Reale, «uomo riservato, talvolta burbero, dotato di un’ironia che poteva essere divertente o tagliente», autore della storica riforma del diritto di famiglia approvata nel 1975 alla quale lavorò pure Radiconcini con grande determinazione. Impegnata ad alimentare il dibattito sulla condizione della donna fin dagli anni ’50, quando tra il 1953 e il 1958 fu responsabile de la Voce della Donna, pagina del quotidiano di partito La Voce Repubblicana che fu radicalmente rinnovata mettendo in luce pure dall’interno del PRI il maschilismo imperante di allora,

Gianna Radiconcini fu un’autentica rivoluzionaria incarnando l’anticonformismo persino nel modo di essere femminista. Partendo da una condizione personale particolare, cioè il fallimento del suo primo matrimonio con Enrico che incredibilmente, pur avendola abbandonata con i figli Tullia e Francesco ed essendosi trasferito a casa di un’altra donna, la mise nella surreale condizione di essere minacciata di denuncia qualora avesse tradito un marito adultero e convivente con una nuova compagna (!), Radiconcini scelse di violare le leggi allora vigenti, figlie di un Codice della Famiglia offensivo per la dignità delle donne. Rimase incinta del nuovo compagno (Mariano) e nascose la gravidanza di Andrea, nato nel 1970, anche per non subire discriminazioni sul lavoro in un’epoca in cui anche la RAI si caratterizzava per una tendenza alla discriminazione dei precari e delle donne, parente stretta di quella attuale dove, molto spesso nel silenzio e nell’indifferenza, trionfa il precariato presentato come modernizzazione del mercato del lavoro .

Prendendo in prestito le parole conclusive della bella prefazione al libro di Gad Lerner, «una vita giusta, quella di Gianna Radiconcini. La vita di chi ha saputo rendere feconde di giustizia anche le avversità traversate. Resterà a testimoniarlo, insieme a queste pagine, il suo indimenticabile sorriso».
Andrea Ricciardi

Casa della memora e della storia Gianna Radiconcini

Gianna Radiconcini
Profili a memoria
a cura di Daniel Pastorino
prefazione di Gad Lerner
La Lepre Edizioni
Data di pubblicazione: 18 Febbraio 2022
Pagine: 224
€ 16,00

 

 

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