Giro del Centenario: Nibali il primo italiano

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L'altro ieri, 23 maggio 2017, finalmente abbiamo vinto la prima tappa del Giro d'Italia Centenario. E non grazie ad un ciclista di media campionatura, ma con la punta di diamante del nostro ciclismo nazionale, , che è sceso in campo, dicono, alla grande.
Si deve riconoscere alla tappa dell'altro ieri una difficoltà notevole, con le peggiori salite e discese del Giro.
Però a mio avviso, rimane la costante ormai di base dell'ultimo ciclismo, che i migliori, come è solito, si controllano a vicenda, deludendo chi guarda. Si tratta di nuove tattiche, così come ripetute nel calcio, quando le squadre sembrano rinunciare all'attacco, infastidendoci con gli estenuanti giochetti all'indietro, sperando solo nella sparata improvvisa in verticale? L'analogo del ciclismo moderno, oppure un livellamento generale della qualità dei ciclisti in circolazione? I super-super campioni non ci sono più?
Così è successo sulle tre tremende salite di martedì 23 maggio, della tappa più cattiva. Un controllo continuo. La vittoria è maturata alla da uno spunto di Quintana prima e di Nibali dopo sul termine della terza salita, e, quindi, soprattutto sulla lunga discesa finale prima del traguardo. Come dire che la vittoria italiana non è arrivata dopo una epica gara di ascese tremende, con scatti e controscatti a ripetizione, tra campioni che si sfidano senza risparmiarsi sui peggiori terreni. Bensì sulla base di un tecnicismo specialissimo, di cui il discescista Vncenzo Nibali ha dato prova in sovrabbondanza. Più di Quintana che alla fine ha ceduto. E più di Landa, che stava procedendo da solo verso il traguardo, e che è stato raggiunto e beffato proprio sul filo di lana dell'arrivo da Nibali, comunque più esperto.

È una riprova del fatto, come già sostengo, che i ciclisti italiani sono diventati negli ultimi tempi grandi fiorettisti eccellenti e provetti funamboli gentili, che, però, cedono la potenza atletica ad altri mondi sportivi oltralpe. Senza dimenticare, in ogni caso, e ad onore del vero, che Vincenzo Nibali, a differenza di altri ciclisti italiani dell'ultima generazione, ha una resistenza di fondo invidiabile, superiore a tutti (non solo italiani). Caratteristica che gli consente di sopportare tappe crudeli, e, soprattutto nella terza settimana, primeggiare. Può darsi (anzi speriamo) che Nibali, come altre volte, ripeta la sua prerogativa vincente, venendo fuori proprio grazie ad una superiore qualità coriacea, con il solito colpo di coda.

La tappa di oggi, la diciassettesima, è andata a Pierre Rolland, che ha inaugurato anche lui la prima vittoria francese al Giro del Centenario.
Questa tappa si è svolta in forma più cauta, dopo il tappone del giorno prima. Lo ha dimostrato il notevole ritardo accumulato dal Gruppo della Maglia rosa, nei confronti di una folta fuga, che poi è arrivata a buon fine, con Rolland in testa solitaria.
Nella 17^ tappa l'Italia è tornata a secco. Non vorremmo che la vittoria di Nibali diventasse l'eccezione che conferma la regola.

La tappa odierna, la 18^, era caratterizzata da una successione maggiore di salite meno cattive (si fa per dire).
I Grandi del Giro ancora una volta si sono controllati, fino all'ultima salita, che ha visto pallidi tentativi di Quintana e di Nibali, che poi sono stati attaccati, a loro volta, proprio Dumoulin, che dimostra sempre più una sua raggiunta maturità nella scala dei valori dei grandi campioni.
I tre hanno finito per controllarsi con buona pace di Dumoulin, che ha sottolineato l'alleanza implicita tra Quintana e Nibali nei suoi confronti, perdendo di vista altri ciclisti che poi hanno finito per guadagnare le spalle in classifica proprio di Quintana e di Nibali.
Diciamo la verità. Ormai su queste ultime tappe comanda sovrana la stanchezza per tutti (salvo Dumoulin? Che gioca d'astuzia anche innervosendo Nibali, che accusa Dumoulin di spavalderia).
La tappa è stata così vinta da Tejay van Garderen, beffando ancora una volta Landa, che sembra ormai destinato alle posizioni di rincalzo, dopo aver costruito grandi salite solitarie.
Oggi i commentatori del Giro hanno iniziato a parlare timidamente di crisi del ciclismo italiano, sia pure evidenziando il novero di giovani interessanti. Primo fra tutti Diego Rosa.
Ma il loro spazio sembra limitato dal ruolo crudele a loro assegnato di gregari di lusso.
Per amore delle statistiche diciamo subito che le tappe andate fuori Italia sono 17 su 18. Con una percentuale del 77% circa di vittorie fuori Italia.
Domani nuova tappa con la salita finale di Piancavallo. Consiglierei di andare il video su Youtube del duello su questa storica salita tra Tonkov e Pantani. Duelli di altri tempi, senza tattiche. Grande Pantani!
Eustacchio Franco Antonucci

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