
Una carrellata di ritratti di personaggi storici che, in epoche diverse e in contesti anche lontani, hanno lasciato un segno profondo e continuo. Nel suo ultimo libro, Giulio Cesare Proietti ci regala tante storie.
Senza chiamare in causa l'astuzia della ragione e il linguaggio hegeliano, in Storie di vita si avverte forte l'esigenza di ripensare la storia alla luce dell'evoluzione che essa ha avuta nel nuovo millennio con la messa in crisi di tutti i paradigmi novecenteschi.

Con Giulio Cesare Proietti abbiamo discusso del libro, dei personaggi che lo popolano e di altro.
Partirei, come spesso facciamo, da una sua breve presentazione che aiuti i nostri lettori a collocare le sue attività.
Ho iniziato lavorando come cronista di bianca, nella redazione ternana di Paese Sera. Avevo appena finito la tesi di laurea, molto impegnativa, sulle grammatiche d'Italiano, sotto la guida della professoressa Maria Corda Costa e del linguista Tullio De Mauro, che era appena arrivato alla Sapienza, per cui, non avendo fatto nessun esame, dovetti fare un gran lavoro preparatorio. La tesi doveva costituire la base su cui impostare la costruzione di una nuova grammatica alla luce delle più recenti teorie. Con disappunto del prof. De Mauro, scelsi il giornalismo. Esperienza anch'essa interrotta dopo un paio di anni per passare alla politica come funzionario di partito. Dopodiché sono stato eletto sindaco di Narni. La politica finì lì e passai alla direzione di un'associazione che si occupa di servizi per le piccole aziende. Tutt'altro campo, davvero distante dalla mia formazione scolastica! Ho intermezzato il lavoro con altri incarichi pubblici. Insomma ho fatto di tutto e ho continuamente cambiato lavoro. Sostanzialmente sono uno che ha fatto un lungo percorso di “despecializzazione”, nel senso che più che acquisire competenze sempre più specifiche e specializzarmi in una professione, ho fatto l'opposto, passando da un settore all'altro. Compiuto il percorso lavorativo, sono tornato al punto di partenza, riprendendo gli studi universitari dove li avevo lasciati. Una sorta di chiusura del cerchio!
Il suo volume è popolato di donne e uomini che hanno vissuto in epoche diverse e hanno operato in settori tra di loro lontani. Come ha scelto i personaggi che ci racconta?
Come ho scelto i personaggi? Forse sono loro che hanno scelto me, nel senso che li ho incontrati nel corso delle mie letture e, in un paio di casi, li ho conosciuti di persona per le tante coincidenze della vita. Diciamo che tutti mi hanno accompagnato negli anni, che sono stati dei punti di riferimento. Del resto “la vita è l'arte dell'incontro” e questo vale non solo per i contemporanei, ma anche per i personaggi che sono vissuti in altre epoche. Per dire, “La nascita della tragedia” è stato il primo testo di filosofia, che ho letto ai tempi del liceo. C'è dentro una visione della storia molto originale e potente. Nietzsche mi ha insegnato a non aver timore delle conclusione alle quali può giungere il pensiero, anche se suonano come scandalose. Uno studente sessantottino di filosofia poteva ignorare Marx? No! Ho avuto la fortuna di studiarlo con Lucio Colletti, che faceva leggere agi studenti “Il Capitale”. È stato un impegnativo esame di economia più che di filosofia. Mi chiese di sviluppare un paio di formule matematiche, punto! Marx non ha mai detto di considerarsi un grande filosofo, ma era orgoglioso di essere un economista innovatore, scientifico, uno che aveva fatto scoperte rivoluzionarie sul plusvalore e era un grandissimo matematico, che ancora viene studiato dai matematici. Ai suoi tempi era considerato un rivoluzionario più pericoloso il nostro Mazzini e giustamente, perché aveva colto nel segno intuendo che l'idea di nazione e non la lotta di classe avrebbe determinato le guerre del futuro. Quanto a popolarità, la star, in assoluto, era Garibaldi, un mito planetario, un rivoluzionario che a Londra fu accolto da un'oceanica folla acclamante. Faceva invidia a Engels, che cercò anche di imitarlo come comandante di truppe di volontari, con esiti disastrosi. Nei cortei studenteschi c'era sempre qualche immagine del Che e un suo poster era appeso nella mia cameretta. Da militare passavo le mie ore di libera uscita andando a vedere film di Totò. Ho letto “La consolazione della filosofia” ai tempi di Tangentopoli, quando chi come me aveva fatto il pubblico amministratore era sotto inchiesta, a prescindere, per il semplice fatto di essere stato amministratore pubblico. La Consolazione è un libro magico, che aiuta a superare i momenti difficili e Severino Boezio è un grande anticipatore dei tempi, un maestro per tanti, a partire da Dante. Leonardo e Il Parmigianino possono insegnarci, molto sulla “società dell'immagine”. Potrei continuare l'elenco per arrivare a Mary Shelley, che ha inventato due generi letterari, l'horror e la fantascienza distopica. Sono personalità che si pongono al centro del cambiamento, che intuiscono cosa accadrà dopo di loro, come fa il grande scrittore Philip Dick. Quanto agli scienziati, come Bohr o Maxwell, mi affascinano le loro teorie, ma confesso i miei limiti. Li inserisco solo per dare l'idea di quanto sia affascinante la Fisica. Sia chiaro, non ho scritto né biografie né saggi. Sono semplici racconti, intercalati da riflessioni personali su questi miei compagni di vita. Sono “maestri”, che hanno costruito una propria storia di vita molto significativa, coerente, anche se quasi sempre dolorosa. Ma rispetto alle disgrazie, siamo impotenti. Quelle che possiamo fare è avere la leggerezza di un ballerino e non andare a carponi perché siamo condizionati e sulla terra dobbiamo vivere, ma se ci impegniamo possiamo, come diceva Spinoza, vivere senza sentirsi oppressi, perché con l'impegno, l'allenamento possiamo riempire la nostra biografia di bellezza e di scienza.
Il titolo Storie di vite ci indica anche di un suo tentativo di mostrarci i personaggi anche dietro le quinte della storia. Ci spiega come si è avvicinato ai vari personaggi e quali sono le scoperte che l'hanno maggiormente colpita?
Lo ripeto spesso ai ragazzi quando scoraggiati confessano di essere delusi di come vanno le cose. Mi dicono che la politica, l'organizzazione sociale fanno schifo. Mi chiedono che senso ha impegnarsi? Rispondo che lo ha, perché è nella nostra natura e nel nostro codice etico. Quanto al periodo storico, nessuno lo può scegliere e ci sono momenti storici esaltanti e altri sconfortanti. Dobbiamo agire in un contesto che è predefinito. Da questo punto di vista, non siamo liberi. E' sempre stato così e dobbiamo tenere ben presente questo principio quando valutiamo uomini e donne vissuti in epoche diverse. Non possiamo criticare Marx, ma nemmeno Giuliano l'Apostata per essersi comportati in un certo modo o per le idee che hanno espresso o meglio lo possiamo fare, ma con spirito di comprensione, perché ai loro tempi si pensava e si agiva in maniera diversa. Marx viveva in un'epoca nella quale in tutto il mondo c'era ancora la schiavitù. È chiaro che la lotta per l'emancipazione assumeva caratteri diversi da quelli di oggi. E' stato un difetto giovanile della nostra generazione, aver decontestualizzato Marx e averlo trattato come un contemporaneo. Nelle nostre assemblee studentesche, ricordo che il riferimento e le citazioni di Marx intervallavano i passaggi di quasi tutti i discorsi, per motivare e supportare le proprie opinioni.
Tutte le storie che lei racconta si allargano a mille altri orizzonti ricordandoci che nessuna esperienza può essere isolata dal contesto in cui si determina. Possiamo dire qualcosa su questa impostazione?
L'altro approdo della riflessione è che la storia è molto più complessa, intrigata e intrigante di quanto si è portati a credere. La Storia è un complesso sistema di vicende che si collegano come una gigantesca rete. È un tutto che ingloba ogni singolo atto. In meteorologia si dice che il battito d'ali d'una farfalla in Oriente diventa un ciclone in California. Ogni evento, ogni scoperta scientifica, opera d'arte e tutto quello che possiamo immaginare hanno un effetto sulla vita di ognuno di noi. La scienza, ma anche l'arte e, oggi, lo sport condizionano le nostre vite. Certo le guerre, i conflitti bellici hanno effetti drammatici, che noi sentiamo lontani, ma i profughi ci mostrano che così non è. La politica sembra essere ferma all'antico, mentre, per dire, la fisica è a un livello straordinariamente avanzato e sta aprendo nuovi e inesplorati orizzonti, ha frantumato vecchie convinzioni. Ci sono sorprendenti funzioni attribuite all'intelligenza artificiale. Senza renderci conto, noi ragioniamo in termini quantistici, ci rendiamo conto che intorno a noi c'è il caos, ma che possiamo in qualche modo conviverci senza tanti patemi d'animo. Oggi la nostra fede è diversa, crediamo in base alle convinzioni dell'oggi, ma nonostante le epoche abbiano caratteri diversi, riusciamo a intenderci con gli uomini e le donne del passato, possiamo apprezzarli e persino amarli.
Che importanza dà, in un momento storico che vive quasi sempre come immerso nel presente, a questa sua operazione? E per quali motivi si è dedicato ad essa?
Scrivo perché mi piace. L'ho sempre fatto. Forse il lavoro di approfondimento che ho fatto in tutti questi anni può essere di stimolo per chi legge. Vorrei soltanto che si superasse un approccio per slogan, tipico dei social, fatto di schemi mentali e di preconcetti ideologici. Il giudizio è operazione che va compiuta con rispetto e senso di responsabilità. Attenzione, non mi piace la saccenteria, il distacco di chi ritiene che tutto sia banale. No, ci vuole leggerezza, ma soprattutto intelligenza, voglia di comprendere.
Vuole brevemente presentare ai nostri qualche aspetto inedito o particolare dei personaggi da lei analizzati?
I personaggi che ho raccontato hanno avuto una vita molto intensa. Sono tutti del passato, salvo due contemporanei che ho conosciuto personalmente. Il libro inizia con Rossi Elia Passavanti e finisce con Lidia Secci. Ho avuto la fortuna di incontrare due personaggi che figurano a pieno titolo nella ristretta cerchia dei miei preferiti. Mi piace immaginare Elia Rossi Passavanti che con i suoi mille soldati di cavalleria si prepara a fermare le truppe scelte dell'esercito tedesco dopo la rotta di Caporetto. È un gesto eroico, mitico. A fine giornata, i più restano uccisi, gli altri feriti. Tutte medaglie, la maggioranza alla memoria. Lidia Secci invece, dolce maestrina di Terni, dopo la strage di Bologna ha dovuto fare i conti con il potere criminale dei servizi segreti. Battaglia d'altro tipo, ma ugualmente eroica. Ho conosciuto personalmente due eroi e possono assicurare che erano persone gentilissime e alla mano. Credo che valga per tutti. Ernesto Guevara, a parte il mito, era uno al quale piaceva giocare al pallone, corteggiare ragazze, leggere poesie. Uno che amava l'Europa, aveva amici italiani e apprezzava la cucina italiana.
Antonio Fresa
Giulio Cesare Proietti
Storie di vita
Albatros, 2021
Pagine 290
€ 14,90
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