
La Fimi/Gfk ha da poco pubblicato la Top of the Music 2016, una serie di classifiche sui dischi (singoli, album, compilation e vinile). Nel caso degli album, la classifica è il risultato di un'analisi basata su un “campione di 3.500 punti vendita rappresentativi di ipermercati, specializzati in tecnologia di consumo, specializzati in entertaiment, supermercati, ecommerce, digital download e negozi indipendenti”.
Prima di vedere cosa sia successo tra gli album più venduti in Italia vale la pena sottolineare alcuni dati che emergono dal lavoro della Fimi/Gfk . La tendenza al calo dei download rispetto allo streaming si consolida tanto che nella classifica dei singoli lo streaming rappresenta più dell'80%. Nel 2016 il totale dello streaming (sia gratuito che a pagamento) ha quasi raggiunto la quota dei 100 milioni di stream grazie ad un incremento del 54% rispetto al 2015. E per la prima volta il free è superato da quello a pagamento.
La penetrazione sempre più alta degli smartphone, il miglioramento della rete e un modello di offerta che incontra il favore del pubblico e, salvo poche eccezioni (vedi Adele che ha ritardato di diversi mesi l'uscita del suo album per lo streaming), le disponibilità di artisti e discografici fanno si che questa sarà la modalità di fruizione della musica dei prossimi anni.
A proposito della modalità di fruizione il vecchio e mitico vinile continua a crescere con un +74%.
In questo articolo mi occuperò solo della classifica degli album cercando di capire differenze e sovrapposizioni, senza poter esser esaustivi, con quelli che la critica musicale, anche internazionale, ha considerato le opere migliori del 2016. Partiamo dalla classifica sulle vendite della Fimi/Gfk. Evidentemente dominata dagli artisti italiani (nove su dieci) e da album usciti verso la fine dell'anno come spesso accade anche per la coincidenza delle maggiori disponibilità di spesa.
CLASSIFICA ALBUM 2016 – FIMI/GFK
1. Minacelentano, Le Migliori
2. Tiziano Ferro, Il Mestiere Della Vita
3. Ligabue, Made In Italy
4. Vasco Rossi, Vascononstop
5. Alessandra Amoroso, Vivere A Colori
6. Laura Pausini, Laura Xmas
7. Modà, Passione Maledetta
8. Coldplay, A Head Full Of Dreams
9. Zucchero, Black Cat
10. Benji & Fede, 0+
Mina e Celentano hanno sbaragliato tutti con le loro 150.000 copie vendute al momento della classifica. Dopo il secondo posto di Tiziano Ferro troviamo il rock nostrano di Ligabue e Rossi. Quello che sorprende è l'assenza classifica dei primi 50 singoli di questi quattro artisti. Un consumo diverso della musica, forse dettato da un target più giovanile e sicuramente più orientato alla musica straniera.
Dei Coldplay non c'è traccia nelle top 10 di riviste e critici che ho avuto modo di consultare. Evidentemente l'ultimo della band di Chris Martin non non deve essere stato il top della loro storia visto le tante differenze tra la critica e la presenza di giornalisti stranieri
Ha scritto Elena Raugei di un «2016 crudele. 2016 bellissimo.2016 segnato dai grandi nomi. Basta guardare il podio dei titoli più votati, sorta di santa trinità composta da David Bowie, Nick Cave e PJ Harvey. Tre dischi da abbagliare eppure cupi: Blackstar, il testamento, l'auto-calo del sipario(“Look up here, I'm in heaven); Sleleton Tree, la ferita aperta (And if you want to bleed, just bleed), l'elaborazione del lutto (Nothing really matterswhen the one you love is gone); The Hope Six Demolition Project, la cronaca sociopolitica che si fa politica e viceversa, l'osservazione desolata del mondo che ci circonda …» [1].
Il sito Metacritic.com nella sua classifica analizza almeno 15 recensioni di giornali e riviste specializzate e non. Di recensioni di critici italiani mi pare non vi sia traccia, ma al di là di questo che rimarcherà le differenze ci troviamo di fronte ad una notevole mole di articoli visionati sulla musica del 2016.
CLASSIFICA ALBUM 2016 – METACRITIC
1. Nick Cave & The Bad Seeds, Skeleton Tree
2. Beyoncé, Lemonade
3. Leonard Cohen, You Want It Darker
4. A Tribe Called Quest, We Got It From Here… Thank You 4 Your Service
5. Chance the Rapper, Coloring Book
6. Solange, A Seat at the Table
7. Drive-By Truckers, American Band
8. Radiohead, A Moon Shaped Pool
9. David Bowie, Blackstar
10. Angel Olsen, My Woman
Qui compare alla nona piazza Blackstar del mito David Bowie che ha di fatto celebrato il suo addio. Il suo disco compare al primo posto della classifica stilata da Luca Castelli su la Stampa selezionando «dieci fonti giornalistiche internazionali, tra quelle che hanno già diffuso i loro «best of 2016»: riviste autorevoli in ambito rock (le britanniche Mojo, Uncut, NME, The Wire, l'americana Rolling Stone, la francese Les Inrockuptibles), un quotidiano inglese molto attivo e attento sul fronte musicale (The Guardian) e tre siti che si sono costruiti una solida reputazione a colpi di recensioni (Pitchfork, PopMatters, Fact» [2]. Molte, se non tutte fanno parte dell'analisi di Metacritic e infatti per diversi aspetti è simile perché sette album, in posizioni diverse, sono anche dall'altra parte. Qui compaiono invece Frank Ocean con Blonde, Kanye West con The Life of Pablo e Danny Brown con Atrocity Exhibition.
CLASSIFICA ALBUM 2016 – la STAMPA
1. David Bowie, Blackstar
2. Frank Ocean, Blonde
3. Beyoncé, Lemonade
4. Kanye West, The Life of Pablo
5. Radiohead, A Moon Shaped Pool
6. Nick Cave & The Bad Seeds, Skeleton Tree
7. Chance The Rapper, Coloring Book
8. Leonard Cohen, You Want It Darker
9. Solange, A Seat at the Table
10. Danny Brown, Atrocity Exhibition
Un lavoro simile l'ha fatto il Post attraverso « una sintesi di quello che dicono i più autorevoli siti americani e britannici sui dischi dell'anno, e quindi abbiamo preso in considerazione le liste di Pitchfork, Spin, Noisey, Rolling Stone, Consequence of Sound, Guardian e New York Times (che ne ha pubblicate tre, di tre critici diversi)» [3].
CLASSIFICA ALBUM 2016 – il POST
1. Beyoncé, Lemonade
2. David Bowie, Blackstar
3. Chance the Rapper, Coloring Book
4. Frank Ocean, Blonde
5. Radiohead, A Moon Shaped Pool
6. Kanye West, The Life of Pablo
7. Solange, A Seat at the Table
8. A Tribe Called Quest, We Got It From Here… Thank You 4 Your Service
9. ANOHNI, Hopelessness
10. Bon Iver, 22, A Million
Tornando a David Bowie, il suo Blackstar è presente (quattro volte al primo e due al secondo gradino) in tutte e nove le classifiche confrontate (Metacritic, la Stampa,Il post, Panorama, Indie-zone, Sentireascoltare, Rolling Stones, Ondarock), mentre i Radiohead con A Moon Shaped Pool sono assenti solo nella rivista Sentireascoltare e in due casi è al secondo posto.
Tra gli italiani c'è poco di quanto visto tra quelli più venduti. I critici hanno salvato Zucchero con Black cat scelto Panorama. Sentireascoltare ne ha selezionati due per la top 10: Forze elastiche di Fabio Cinti e Plancton di Alessandro Fiori. Di quest'ultimo scrive Beatrice Pagni: «quel modo di portare la voce, così ispirato e poetico, quasi inconsapevole: quando canta, Alessandro Fiori sembra disegnare le parole che vede, in una sorta di trance o d'improvvisazione pollockiana completamente sensata e a fuoco» [4], mentre la rivista Indie-zone ha messo al quarto posto Una Somma Di Piccole Cose di Niccolò Fabi e al nono Aurora de I Cani.
Tornando ai più citati in questa nostra breve analisi era inevitabile trovarvi per cinque volte Leonard Cohen con You Want It Darker e il già citato Nick Cave & The Bad Seeds con Skeleton Tree. Con quattro volte il pop che la critica non disdegna di Beyoncé con Lemonade del quale Noisey l'ha definito «provocatorio e politico, una riflessione sul suo essere afroamericana nell'attuale contesto culturale del pop, che esplora la storia dei neri in America attraverso il pop, il rock, il country e il blues» [5] e Chance the Rapper con Coloring Book in cui «il rapper di Chicago ha fuso […] la cultura hip hop e la spiritualità del gospel» [6].
Forse ha ragione Stefano Solventi quando scrive «l'annata è stata buona se si accetta la sostanziale impossibilità di proporre qualcosa di realmente nuovo. Probabile che si tratti solo del punto di vista di chi (io) ha ormai smesso di cercare nelle nuove uscite il disco che possa cambiare le sorti (non solo sonore) dell'immaginario collettivo. Questione di ruolo del pop-rock, divenuto ormai marginale e al più fonte d'ispirazione estetica (vedi come il mondo della moda continui ad abbeverarsi a stereotipi rock senza troppo peso specifico)» [7].
Forse una novità c'è. È tutta generazionale e tecnologica. Lo sdoganamento del software Auto-Tune che per anni, a cominciare da Cher, è stato utilizzato per correggere o migliorare, anche fino all'inverosimile, la voce degli artisti. Stefano Pistolini è convinto che «l'Auto-Tune ha smesso di essere il cattivo della compagnia, il Franti della musica, ed è diventato lo strumento più à la page, quello capace d'innovare e di attribuire un tocco futuribile al pop in ogni sua definizione […] ascoltare il nuovo album di Justin Vernon, il più sofisticato e visionario dei musicisti indipendenti.: 22, A Million registrato col solito pseudonimo di Bon Iver. Ci si accorge che il falsetto di Vernon è filtrato, nota per nota, (e poi elaborato, squinternato, estremizzato) usando in modo prodigiosamente creativo il filtro inventato solo per levare le stonature. Quel disco diventa il case history della parabola dell'Auto-Tune. E dischiuse definitivamente le sue possibilità straordinarie, connettendo la voce umana e la macchina, la nostra natura fallibile e il nostro flusso digitale» [8]. Il disco di Bon Iver, per la cronaca, è stato il miglior album del 2016 per la rivista Indie-zone.
Non vi curate di noi e ascoltate!
Ciro Adiglione
[1] Elena Raugei, “Suoni”, Il Mucchio, dicembre 2016, pag. 31
[2] Luca Castelli,“I 10 album più belli del 2016 (secondo la critica internazionale)”, la stampa, 20 dicembre 2016
[3] ”I migliori dischi del 2016”, Ilpost, 20 dicembre 2016,
[4] Beatrice Pagni, sentireascoltare, 10 novembre 2016
[5]”I migliori dischi del 2016”, Ilpost, 20 dicembre 2016
[6] Mattia Marzi,Rockol, 19 agosto 2016
[7] Stefano Solventi, “Migliori album 2016. La classifica di Stefano Solventi”, Ilpost, 16 dicembre 2016
[8] Stefano Pistolini, “La musica del futuro è tutto un programma”, Il Venerdì, 13 gennaio 2017, pagg.106 e 107
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