
A settembre, salvo nuove esplosioni della pandemia, 8 milioni circa di studenti torneranno a scuola e lo faranno con le regole appena sottoscritte dalla ministra Lucia Azzolina, i sindacati (esclusa la Gilda) e le associazioni dei dirigenti scolastici.
Se dovesse veramente diminuire il numero di studenti per classe potrebbe essere un passo contrario alle varie riforme che hanno tagliato gli investimenti sulla scuola. A questo proposito i figli iscritti, per il prossimo anno, da alcuni miei amici alle superiori, per ora, si ritrovano in compagnia di altri 25/26 studenti. Vedremo.
Comunque vada è opportuno e necessario che il diritto all’istruzione, per i primi otto anni, è garantito dall’articolo 24 della Costituzione ma anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Non solo, ma la “Repubblica” deve assicurare ai capaci e meritevoli anche se sprovvisti di mezzi economici gli studi di più alto grado.
Inoltre, come spiega il costituzionalista Antonio D’Andrea, «traspare in modo chiaro la concezione dell’istruzione come un servizio pubblico strumentale ed essenziale per assicurare il pieno sviluppo della persona umana e la sua elevazione economica e sociale anche rispetto alla iniziale e sfavorevole condizione di partenza di taluno; in altri termini, l’impegno dell’autorità pubblica, come profeticamente richiesto dall’art. 3, secondo comma, Cost., consiste nella rimozione di quegli ostacoli di ordine economico-sociale che “lastricano” il cammino di individui appartenenti alla stessa Comunità politica (da intendersi, trascurando nominalismi e formalismi superati dalla forza dei fatti, in senso ampio o, se si vuole, sociologico come quella direttamente coinvolta e partecipe delle sorti del Paese) e, per quanto qui interessa, dotati intellettualmente e predisposti allo studio avanzato» [1].
Tornando all’accordo si può dire che ci sia soddisfazione da ambo le parti anche se per i sindacati le risorse non sono tutte quelle che servono e c’è il problema bidelli “largamente insufficienti”, mentre i rappresentanti dei Presidi pongono l’accento sulla necessità di avere “indicazioni precise sulle modalità di gestione dei lavoratori in condizione di fragilità“.
Il documento sui cui si è trovato l’accordo è di 12 pagine con le regole da tenere nella vita scolastica in questa pandemia. La parte aggiunta all’ultimo momento riguarda due promesse: una riguarda l’impegno per altri fondi (leggi eliminazione delle classi pollaio) e a garantire la “continuità didattica, con particolare attenzione all’insegnamento di sostegno”.
A proposito delle assunzioni va ricordato invece che si rischia di avere invece solo un organico di emergenza. Roberto Ciccarelli scrive che «gli oltre 50 mila precari saranno più precari di quelli che di solito tengono in piedi la scuola italiana. È stato infatti previsto da una norma contenuta nel «decreto rilancio» che i supplenti potranno essere licenziati nel caso di un nuovo lockdown, non potranno proseguire le loro attività didattica a distanza e, in più, non riceveranno l’indennità di disoccupazione percepita da tutti i precari in servizio nella scuola, di solito in estate quando scade la supplenza in attesa di una nuova chiamata da settembre in poi. La norma parla di licenziamenti “per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo”. Non solo il governo non rimedia in alcun modo ai tagli strutturali delle cattedre, e non stabilizza i precari in servizio da almeno più di tre anni, ma sta creando un nuovo organico insufficiente per le esigenze imposte dal contenimento dei contagi da Covid» [2].
Uno dei temi su cui si è trovato l’accordo è quello della sicurezza del rientro con i test sierologici (su base volontaria e gratuiti) per tutto il personale docente e non docente per i quali è prevista la collaborazione con il ministero della Salute e, su base locale, tra gli istituti e le Asl. Collaborazione altrettanto importante in caso di positività e di rintracciamento del contagiati.
Resta l’obbligo di rimanere a casa in caso la temperatura corporea superi i 37,5° in caso di altri sintomi influenzali e l’obbligo di di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorità sanitaria.
All’interno della scuola si dovrà individuare una figura che gestirà la quotidianità ed eventuali emergenze e sarà in contatto con il medico dell’Asl e il dirigente scolastico.
Anche il medico previsto in ogni scuola o in un gruppo di scuole serve a gestire meglio eventuali criticità. In presenza o a distanza, grazie un prossimo accordo tra il ministero dell’Istruzione e il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, si potranno attivare forme di sostegno al personale e agli studenti.
Dal 24 agosto dovrebbe essere attivo, dal lunedì al sabato, il numero verde 800903080 che servirà a raccogliere domande e segnalazioni inerenti l’applicazione delle misure di sicurezza.
Anche avviato un tavolo nazionale di monitoraggio tra ministero e sindacati e quelli attivati presso ogni Ufficio scolastico.
Le persone esterne, inclusi i genitori, non avranno accesso libero, ma saranno contingentate e con prenotazione. Gli studenti potranno essere accompagnati da un solo genitore o persona debitamente autorizzata. Pur con le mense aperte molti pasti saranno consumati in aula.
Mancano ancora molti dettagli e attività da svolgere per esser certi che tutto funzioni in maniera accettabile e che veramente riusciamo a superare gli anni bui delle varie riforme Gelmini.
Ciro Ardiglione
[1] https://www.associazionedeicostituzionalisti.it/old_sites/sito_AIC_2003-2010/dottrina/libertadiritti/D_Andrea.pdf
[2] Roberto Ciccarelli, “Scuola, cinquantamila precari in più licenziabili e senza indennità di disoccupazione”, https://ilmanifesto.it/cinquantamila-precari-in-piu-a-scuola-licenziabili-e-senza-indennita-di-disoccupazione/, 6 agosto 2020
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