Gli amanti passeggeri. Il racconto di una vita sospesa che richiama alla leggerezza.

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Immaginate un aereo in partenza da Madrid e diretto in Messico con uno dei carrelli d'atterraggio bloccati. Ed immaginate che questo stesso aereo, proprio per l'avaria al carrello, giri senza meta nei cieli di Toledo in attesa che si renda libera una pista su cui tentare un atterraggio di fortuna. Cosa può succedere a bordo?

gli amanti passeggeri
È questo in estrema sintesi il plot dell'ultimo film di Almodóvar che, ripescando alcune tra le tematiche che gli stanno più a cuore (la ricerca di autenticità e la necessità di uscire da se stessi, ad esempio – nel film, i protagonisti sono quasi “costretti” a svelare la propria vera natura a causa di un telefono che funziona solo in viva voce, poi perdono le loro inibizioni grazie a un cocktail cui viene aggiunta della mescalina) e ritrovando alcuni dei volti più noti che hanno dato corpo alla sua cinematografia (da e , che compaiono nel cameo iniziale, a Cecilia Roth, l'affascinante Manuela di “Tutto su mia madre”), confeziona una commedia divertente, con un buon ritmo e senza troppe pretese, restando al tempo stesso fedele alla propria identità cinematografica.
Intendiamoci, quando parliamo di commedia non ci riferiamo alle provocazioni cui i lavori del regista spagnolo ci hanno da sempre abituato, né ai suoi eccessi che dal grottesco sconfinano spesso nel comico (eccessi peraltro presenti anche in questo film, sebbene un po' meno carichi del solito). Qui siamo di fronte ad una vera e propria commedia che ci riporta, se mai, alle atmosfere di “Donne sull'orlo di una crisi di nervi” od a momenti ancora più risalenti della filmografia di Almodóvar.

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D'altra parte, è lo stesso regista che, in una video intervista concessa a “Coming Soon”, dice di aver desiderato per anni di realizzare una commedia pura, sperimentando la leggerezza nella narrazione e nella direzione degli attori, e di essere ricaduto così, quasi inconsapevolmente, nei toni dei primi anni Ottanta.
Ma il riferimento agli anni Ottanta non si esaurisce in un dato puramente cronologico/anagrafico, legato alla freschezza degli esordi ed alla biografia del regista. Almodóvar dà infatti anche una lettura politica del suo ultimo lavoro, richiamando esplicitamente (nei colori utilizzati, nelle atmosfere evocate) l'esplosione di libertà che proprio nei primi anni Ottanta la Spagna, da poco uscita dall'incubo della dittatura franchista, aveva cominciato a respirare.
E sempre ad una lettura politica sarebbe poi legata l'immagine dell'aereo che vola senza meta in attesa di una pista su cui tentare un atterraggio d'emergenza; immagine che riporta, come conferma lo stesso Almodóvar, a quella di una Spagna che gira a vuoto, senza una guida sicura e costretta anch'essa, non si sa quando, né come e con quali rischi, ad un atterraggio di fortuna.

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Al di là degli aspetti più o meno politici del film, comunque, rimane una pellicola leggera e godibile, con momenti esilaranti che, c'è da scommetterci, rimarranno dei classici del genere (così per l'esibizione canora inscenata per tranquillizzare i passeggeri dai tre steward gay che, in perfetto equilibrio tra bravura artistica, comicità e provocazione, danno vita ad un pezzo spassosissimo e coreograficamente eccentrico e sorprendente). Un film che sembra suggerirci che la vita di ognuno di noi, così come quella dei passeggeri/personaggi della storia, è appesa a un filo e non possiamo sapere quando questo si spezzerà. Non lasciamoci prender troppo, allora, dal ruolo che interpretiamo nella vita di ogni giorno, sembra volerci dire Almodóvar, godiamoci il viaggio finché ci è consentito e cerchiamo di essere noi stessi finché si può, rifuggendo le immagini che ci imprigionano e ci condannano a stereotipi che non ci appartengono.
Gianfranco Raffaeli

Scheda del film:

Titolo originale: Los Amantes Pasajeros – Genere: Commedia – Origine/Anno: Spagna/2013 – Regia: Sceneggiatura: Pedro Almodóvar – Interpreti: Antonio Banderas, Penelope Cruz, , , , , , , , Montaggio: José Salcedo – Fotografia: Jose Luis Alcaine – Scenografia: Antxón Gómez – Costumi: David Delfín, Tatiana Hernández – Musiche: Alberto Iglesias

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