
Osservando l'evoluzione della società, con uno sguardo particolare a quella Occidentale, e notando l'ormai inarrestabile tendenza ad una forma sempre più globalizzata e, di conseguenza più interconnessa, si sarebbe tentati di ritenere addirittura superflui o frutti di un passato lontano i momenti di incontro tradizionali.
Ebbene, sembra che le cose non stiano proprio così se si considera lo sviluppo negli ultimi anni di quelle particolari manifestazioni che vanno sotto il nome di «Grandi eventi», o mega eventi, pensati e ideati da una economia capitalista per chiamare a raccolta non solo la cittadinanza del luogo ma anche un pubblico esterno e variegato – pensiamo ai normali turisti o agli sportivi in caso di manifestazioni di quel genere – sollecitando quasi una eccezionale pioggia di capitali erogati da organismi istituzionali come Unione Europea, Stato, Regioni.
Una delle insidie più evidenti ma al contempo ineliminabile di queste manifestazioni, riguarda la loro limitata durata nel tempo e un coinvolgimento importante del tessuto urbano delle città che li ospitano, fino a giungere – nei casi estremi – a veri e propri stravolgimenti del loro assetto, come ha notato nel suo libro Giandomenico Amendola, ordinario di Sociologia urbana nella Facoltà di Architettura di Firenze [1]. Inoltre, potremmo dire che analizzando in controluce la natura intrinseca di questi c.d. «Grandi eventi», non può sfuggire la loro finalità rituale, perché hanno rappresentato e rappresentano tutt'ora i classici momenti chiave nei quali una nazione può costruire o mostrare immagini di sé stessa per un riconoscimento planetario delle proprie capacità e qualità.
All'interno di questa cornice, inoltre, vanno necessariamente analizzati i due pilastri che tengono in piedi l'evento, che poi in definitiva lo giustificano, e cioè i suoi possibili benefici e i costi. Su questo aspetto fondamentale, mi sembra illuminante quanto riportato da Jérôme Massiani, ricercatore in Economia applicata presso l'Università Ca' Foscari, il quale afferma: «Ora, l'esempio di Expo 2015 (a Milano ndr) dimostra che l'insufficiente attenzione esercitata sulla coerenza concettuale adoperata nella misura di tali costi, sia da parte degli studiosi che del decisore politico, ha determinato errori dello stesso ordine di grandezza del costo stesso. Nel caso di Expo, il dibattito pubblico vede coesistere stime assolutamente non confrontabili dei costi, da 1,2 a 18 miliardi, non riconducibili all'ovvia distinzione fra costi di investimento e costi operativi» [2].
In breve, conclude Massiani, il costo dovrebbe essere il più possibile realistico, cioè basato sui costi reali delle opere, prendendo in considerazione ex ante i possibili rischi di rincaro ed ex post il costo consuntivo delle opere stesse.
Muovendoci in questa direzione, è incontestabile il fatto che le Olimpiadi siano considerate universalmente il mega evento per eccellenza: rappresentano la più grande occasione per attrarre investimenti, generare opere pubbliche e sollecitare iniziative di privati. Inoltre, a differenza di altri eventi, il ciclo di vita delle Olimpiadi è il più lungo in assoluto. Hanno inizio circa 7/8 anni prima dell'inaugurazione, poiché devono seguire procedure di candidatura estremamente rigide; devono essere predisposti i dossier circa la struttura degli impianti, l'ospitalità fornita agli atleti, il rispetto delle esigenze dei media ed in ultimo, la gestione delle sponsorizzazioni.
L'insieme di tutti questi segmenti ha come obiettivo di portare effetti positivi in primis per il Paese che ospita e poi per le città nelle quali si svolgono le manifestazioni. L'obiettivo delle città ospitanti è quello di ottenere delle eredità positive e questo vale sia per le amministrazioni locali che per gli organismi internazionali che organizzano l'evento, principalmente per tre motivi: «in primo luogo l'eredità positiva è la dimostrazione che l'evento è stato un bene per la città ospitante; in secondo luogo può essere la dimostrazione del corretto uso dei finanziamenti per le infrastrutture, che hanno una data limite entro la quale devono essere realizzate; per ultimo, l'eredità positiva rappresenta la migliore motivazione per altri paesi/città alla candidatura per altri eventi» [3].
Ma anche una corretta valutazione dei parametri costi/benefici può nascondere dei pericoli di non poco conto come, ad esempio, la predisposizione di infrastrutture necessarie per lo svolgimento dell'evento ma non necessariamente utili nel lungo periodo per la comunità residente.
Le indicazioni e i criteri per valutare l'impatto di un «Grande evento», fin qui esposti, nella applicazione pratica sono stati purtroppo sconfessati o sopravanzati e ancora una volta proprio i Giochi Olimpici guidano la classifica delle manifestazioni sotto osservazione. Ormai non è più un mistero che i sempre più elevati costi sono tra le ragioni principali per le quali molte città cominciano ad evitare di concorrere per le Olimpiadi, siano esse invernali o estive.
A riprova della pesante incidenza dei costi per organizzare l'evento, è interessante scorrere una dettagliata analisi condotta dalla Saïd Business School dell'Università di Oxford, dove si può apprendere che il costo medio per l'organizzazione dei Giochi è di 5,2 miliardi di dollari per quelli estivi e di 3,1 miliardi per quelli invernali, per toccare poi la ragguardevole cifra di 15 miliardi di dollari per i Giochi di Londra 2012 e quelli invernali di Sochi del 2014 con 21,9 miliardi [4].
In pratica, lo studio rivela che il vero bilancio non potrà mai corrispondere a quello indicato nei dossier in fase di candidatura perché sforamenti monstre, come quello di Londra, sembrano essere fisiologici alla tipologia dell'evento E non possono essere considerate di poco conto o azzardate le conclusioni finali del gruppo di studio inglese, perché proprio su questa strada sembra stia procedendo l'organizzazione di un evento a casa nostra: mi riferisco alle Olimpiadi invernali Milano – Cortina del 2026. In questa grande bolla organizzativa, ritroviamo tutte le linee guida che abbiamo visto in precedenza, essenziali per confezionare un grande evento. Anche in questo caso, ci viene in aiuto il dossier candidatura presentato nel 2019 e suddiviso i cinque capitoli; il primo «Visione e concezione dei Giochi», seguito poi da «Vivere i Giochi», «Giochi invernali Paralimpici», «Sostenibilità e Legacy», «Realizzazione dei Giochi». Ma è nel preambolo introduttivo – un vero e proprio concentrato di buone intenzioni – che ci imbattiamo in quello che dovrebbe contraddistinguere un grande evento.
«La candidatura di Milano Cortina 2026 muove i suoi passi dall'Agenda 2020 del CIO e dalla New Norm, la riforma del 2018 che rende i Giochi Olimpici e Paralimpici un evento più sostenibile, flessibile ed efficiente, sia sotto il profilo operativo che finanziario, liberando al contempo più valore per le città ospitanti sull'orizzonte a lungo termine» [5].
Non solo: il termine «sostenibilità» viene ripetuto come un mantra per ben 96 volte nelle 127 pagine del documento, tutto per porre maggiormente in risalto un «sistema di gestione sostenibile lungimirante per Milano Cortina 2026», tanto che il Comitato organizzatore si era impegnato a sottoporlo a una «Valutazione Ambientale Strategica» (VAS) proprio per evitare impatti dannosi sulla conservazione della biodiversità e del patrimonio culturale.
Quindi, tutto in ordine? Assolutamente no. Ancora non è stata prodotta nessuna documentazione relativa alla valutazione ambientale e, di conseguenza, è assente la sua approvazione. Ma c'è di più, perché le opere infrastrutturali vanno avanti indipendentemente da tutto.
«Per loro nessuna VAS, come ha deciso il 26 settembre 2022 l'allora presidente del Consiglio Mario Draghi, sostenendo con Dpcm che il piano di quegli interventi fosse un “programma finanziario” non assoggettato alla procedura di valutazione ambientale strategica. Si tratta di 26 opere “essenziali – indifferibili” da consegnare entro dicembre 2025 e 47 “essenziali”… Valore prudenziale stimato: 2,7 miliardi di euro con il pubblico che ne mette oltre il 95%» [6].
Ma quello che proprio non torna è quanto viene messo nero su bianco proprio nel dossier di candidatura, dove si certifica che il 92% delle opere olimpiche è già realizzato e quindi bisognoso solo di una manutenzione minima. Sembra che sia un clamoroso falso, come ha scoperto e documentato l'associazione ambientalista Mountain Wilderness, che pubblica l'elenco delle strutture in fase di costruzione: «Un falso. Si rifanno totalmente tutte le strutture per le gare: pista di bob e skeleton a Cortina, centro di biathlon ad Anterselva (Bolzano), trampolini di salto a Predazzo (Trento), centro del fondo a Tesero (Trento), le Arene del ghiaccio di Milano (Arena 1 e Arena 2), pattinaggio artistico e hockey, Villaggio olimpico di Milano, Villaggio olimpico di Cortina, Villaggio olimpico di Predazzo, stadio di pattinaggio di velocità, tolto a Baselga di Pinè perché troppo costoso e trasferito a Torino. Ad oggi, sulla base del Dpcm del 26 settembre 2022 le Olimpiadi costeranno allo Stato e alle Regioni 4,2 miliardi di dollari» [7].
Stando così le cose, e non esistono motivi a tutt'oggi per dubitarne, bisogna concludere che la tanto decantata «sostenibilità ambientale» delle Olimpiadi invernali del 2026 è stata sacrificata e ridotta ancora una volta ad una parola vuota.
Da Olimpiade a Olimpiade, perché la Francia si prepara a ospitare quelle estive del 2024. Anche qui le sorprese non mancano, perché lo scorso marzo il Parlamento ha approvato una legge sulla regolamentazione dei Giochi inserendo all'articolo 7 la possibilità di utilizzare l'intelligenza artificiale (IA) nei controlli delle telecamere di sorveglianza. Questo comporterà, tra l'altro, una lievitazione dei costi stanziati per la sicurezza dell'evento già nel 2021, passando dai 182 milioni di euro previsti nel bando a 295 milioni attuali, non escludendo poi possibili rialzi entro la fine dell'anno [8]. Quindi, per la prima volta in Europa avremo telecamere guidate da una intelligenza artificiale che segnalerà tutti quei comportamenti giudicati inadeguati. E questo è solo uno dei problemi, perché non è ancora chiaro come potrà l'algoritmo distinguere un semplice capannello di persone da un pericoloso assembramento. Ma non solo: l'introduzione di questi sistemi sarebbe infatti una palese violazione delle libertà personali.
Tutto ciò è stato valutato sufficiente per organizzare le prime contestazioni all'applicazione dell'articolo 7 e la più importante organizzazione europea per i diritti digitali, La Quadrature du Net, ha presentato il risultato di un suo studio dove smonta una per una le tesi presentate dal governo [9].
Purtroppo, sembra che con il passare del tempo i Giochi olimpici stiano perdendo il fascino legato esclusivamente alla prestazione sportiva ma, al contempo, non riescono neanche a generare i classici vantaggi per il sistema-Paese che li ospita.
Forse andrebbe ripensato tutto.
Stefano Ferrarese
[1] Giandomenico Amendola, La città postmoderna. Magie e paure della metropoli contemporanea, Roma-Bari, Laterza, 2003, 296pp.
[2] Jérôme Massiani, https://www.eyesreg.it/2018/grandi-eventi-alcune-problematiche-nella-stima-dei-costi/, settembre 2018.
[3] Andrea Ciaramella, Politecnico di Milano https://www.campodellacultura.it/conoscere/approfondimenti/i-grandi-eventi-come-strumento-di-marketing-territoriale/, 17 maggio 2023.
[4]Bent Flyvbjerg,Allison Stewart,Alexander Budzier, https://wayback.archive-it.org/org-467/20200808180119/http://eureka.sbs.ox.ac.uk/6195/1/2016-20.pdf, luglio 2016.
[5] https://milanocortina2026.olympics.com/media/ej0c2b3u/2026-milano-cortina-ita_dossier-candidatura.pdf, 11 gennaio 2019.
[6] Duccio Facchini, https://altreconomia.it/la-promessa-mancata-delle-olimpiadi-piu-sostenibili-e-memorabili-di-sempre/, 1° maggio 2023.
[7] https://www.mountainwilderness.it/editoriale/le-olimpiadi-invernali-milano-cortina-2026-una-sciagura-per-le-alpi-italiane/, 15 febbraio 2023.
[8] Clement Le Foll e Clement Pouré, https://www.mediapart.fr/journal/france/141021/jo-2024-la-tentation-securitaire, 18 maggio 2023.
[9] https://www.laquadrature.net/2023/01/18/non-a-la-videosurveillance-algorithmique-refusons-larticle-7-de-la-loi-olympique/, 18 gennaio 2023.
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