
L’annuncio fatto dal primo ministro George Papandreou sulle ulteriori misure anti deficit ha generato un plauso unanime degli esponenti della finanza e della politica dell’Unione Europea.
I mercati finanziari giovedì hanno risposto positivamente al collocamento di 5 miliardi di euro di bond decennali al 6,35% ma a fronte di richieste per circa 16 miliardi.
Ad Atene invece queste misure comporteranno un duro colpo ai bilanci familiari e come sempre accade in questi casi saranno le fasce più deboli a pagare il tributo più elevato.
Le manifestazioni di protesta organizzate dai sindacati proseguono e per il 16 marzo è previsto un altro sciopero generale. Anche oggi la mobilitazione è stata diffusa e non sono mancati, come già accaduto in altre circostanze, scontri con le forze dell’ordine.
La Grecia nel 2009 ha avuto un deficit di bilancio del 12,7% molto lontano dai limiti tollerati in Europa. Il debito complessivo è di circa il 113% del PIL. Fermo restando che diversi paesi hanno problemi non eludibili [1] lo stato ellenico, tra aprile e maggio, dovrà rifinanziare titoli di stato per un ammontare complessivo di circa 17 miliardi di euro. E il fatto che i due terzi del debito pubblico sia nelle mani di investitori stranieri rende molto complicata la partita.
Da una parte l’UE vuole assolutamente evitare di creare un precedente dando un supporto finanziario e dall’altra mal sopporta un intervento del Fondo Monetario Internazionale possibile sostituto negli aiuti. Non dimentichiamoci che in questo “scontro” FMI-EU, sulla pelle dei greci, c’è anche la rivalità tra Dominique Strauss Kahn, capo dell’FMI e possibile candidato all’Eliseo, e il presidente francese Sarkozy.
Comunque sul tema del finanziamento il ministro delle Finanze greco ha chiaramente affermato che il paese non può chiudere completamente la porta al Fondo.
La Germania è forse l’unico paese con disponibilità finanziarie sufficiente a concedere prestiti a condizioni vantaggiose e che favorirebbe un ricollocamento del debito a tassi più favorevoli sul mercato. Ma la cancelliera Merkel non ha molti spazi di manovra in quanto l’opinione pubblica tedesca è assolutamente contraria. Anzi a tratti sprezzante tanto da provocare rinnovate richieste di risarcimento per la guerra nazista contro i greci.
Forse vorrà attendere qualche mese per vedersi dimostrata nei fatti la politica di Papandreou e anche i risultati delle elezioni regionali tedesche previste a maggio. Infatti alla fine della riunione di oggi c’è sto solo il plauso per le iniziative intraprese e la decisione di avviare una commissione governativa greco-tedesca con l’obbiettivo di sostenere la modernizzazione di una serie di settori, da quello ambientale alla difesa civile, a quello energetico, a quello della ricerca e all’immigrazione.
Le ulteriori misure approntate dal governo ellenico e approvate dal parlamento sono un punto di partenza per atterrare al 3% di deficit entro il 2012 e rispettando così i parametri europei.
L’ammontare complessivo della manovra è di circa 4,8 miliardi di euro corrispondente al 2% del PIL nazionale. La riduzione del deficit si otterrà tra l’altro con l’aumento dell’IVA dal 19% al 21%, l’aumento del 20% delle imposte su tabacchi e carburante, una tassa una tantum sulle proprietà immobiliari, una tassa sugli introiti e i beni immobiliari ecclesiastici, una nuova imposta sui beni di lusso, un prelievo una tantum dell’1% a tutti coloro che hanno redditi nel 2009 superiori ai centomila euro, ma soprattutto saranno congelate le pensioni, tagliate del 30% le tredicesime e del 60% le quattordicesime [2], riduzione del 30% degli straordinari degli statali.
Il clima nell’opinione pubblica sembra cambiare. I greci, secondo un’inchiesta dell’università economica di Atene, stanno assimilando l’evasione fiscale al furto e alla corruzione [3] e molti sanno che l’entrata nell’euro è stata sfruttata solo per indebitarsi a costi bassi e spendere in ogni direzione contribuendo alla crescita di corruzione, privilegi ingiustificati e clientelismo. E in questo i due partiti che si sono alternati al potere ne condividono le responsabilità.
Secondo Pavlos Nerantzis i conservatori con una politica economica dissennata hanno portato il deficit all’attuale 12,7% con scandali e corruzione diffusa. L’ex primo ministro Kostas Caramanlis ha <<regalato 9 miliardi di euro a 50.000 imprese accusate di evasione fiscale>>, mentre sono stati i socialisti ad avviare le pratiche di finanza creativa che si portavano dietro la cultura dell’evasione e delle bustarelle [4].
Come sostengono i sindacati del pubblico (Confederazione dei dipendenti pubblici – Adedy) e del privato (Confederazione generale dei lavoratori – Gsee), ma anche il sindacato comunista Pame queste misure non faranno altro che aggravare la recessione.
Del resto un ulteriore arretramento del PIL potrebbe comportare la diminuzione delle entrate fiscali e mandare all’aria il piano di risanamento per un circolo vizioso che diverrebbe inarrestabile.
Il professor Erik Jones in un suo articolo sostiene che la crisi greca è di natura sostanzialmente fiscale. Mettendo a confronto il costo del lavoro per unità di prodotto (Clup) il sistema economico greco non è distante, in termini di competitività, da quello tedesco [5].
Intanto le banche non sono colpite, gli evasori collegati alle agenzie off-shore sono aperte, gli imprenditori licenziano e quel 25% della forza lavoro fatto di precari rischia di ritrovarsi nella povertà.
Molti greci, come sostiene Kostandaras in un suo articolo, hanno una <<buona dose>> di responsabilità in questo stato di cose, ma la stragrande maggioranza non ha beneficiato della situazione. Non posso essere ritenuti responsabili di una truffa gigantesca e non navigano nell’oro. L’opinione pubblica europea non sa che le imposte raggiungono quasi il 50% di uno stipendio e in cambio il sistema non restituisce servizi nemmeno lontanamente assimilabili a quelli medi nell’Unione. Per un’educazuine accettabile i cittadini greci devon ricorrere alle scuole private così come per le cure mediche bisogna ricorrere al privato con grande dispendio di risorse perche il sistema pubblico non funzione oppure il costo dei pedaggi autostradali è spropositato rispetto alle condizioni delle strade. E poi le famiglie si indebitano molto meno di quelle di altri paesi. La colpa dei Greci è forse quella di tenere in vita una minoranza privilegiata che rende gli apparati pubblici e l’economia privata poco trasparenti e inadatti ad uno sviluppo sano e a condizioni di vita decenti per tutti [6].
Pasquale Esposito
[1] L’Italia presenta un deficit del 5,3% con un debito pari al 114,6% del PIL, la Spagna rispettivamente 11,25% e 54,3%, l’Irlanda 10,75% e 65,8% ; fonte European Commission Economic Forecast autunno 2009.
[2] In Grecia la retribuzione annuale e divisa in quattordici stipendi. Con le dovute differenze si tratta all’incirca di un mese di stipendio in più a fine anno e un’altra metà a Pasqua.
[3] Pavlos Nerantzis, “Grecia, scatta il piano <<lacrime e sangue>>”, Il Manifesto, 4 marzo 2010, pag. 9
[4] ibidem
[5] Erik Jones, “Atene, il problema non è la competitività”, La Repubblica, 4 marzo 2010, pag. 28
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