Greta Alumina Marchi. “Riparare” la vita con l’arte e la poesia

Greta Alumina Marchi
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La celebre arte giapponese del Kintsugi prevede l'utilizzo dell'oro e dell'argento liquido per saldare insieme frammenti di oggetti in ceramica, crepati o rotti. La casualità con cui un oggetto è in grado di frantumarsi costituisce il grande valore di questa pratica: riempiendo di metallo prezioso le crepe venutesi a formare accidentalmente e sempre in punti diversi, si regala al manufatto un carattere di unicità e irripetibilità.

Questo è, in qualche modo, ciò che è accaduto anche a Greta, una ragazza di 27 anni, video maker, appassionata di e disegno. Greta è affetta da schizofrenia. In seguito ad una crisi dissociativa, all'età di sedici anni ha tentato il suicidio gettandosi sotto un treno della metropolitana. La conseguenza di questo gesto fu l'amputazione dell'avambraccio sinistro e una lunga riabilitazione.
Ha una voce che trasuda entusiasmo e modi gentili; quel genere di gentilezza che è così bello da mettere quasi in imbarazzo. Al contrario, lei non è affatto imbarazzata mentre mi racconta di ciò che le ha cambiato la vita per sempre: “Quando mi resi conto di quello che era successo ho pensato: che culo, io sono destrorsa! Ma dopo quell'episodio non ero più in grado di parlare, avevo dimenticato molte parole. Tuttavia, sono riuscita a riappropriarmene grazie ad un lungo lavoro di logopedia e all'amore per la poesia”.

Greta è stata al buio per molto tempo e a volte ancora lotta per non finirci di nuovo. Ma dalle ferite irradia una luce nuova, se si è in grado di riconoscerla e metterla in risalto. Proprio la poesia le ha aperto la strada verso un nuovo linguaggio, verso la necessità di trasmettere agli altri quanto aveva vissuto e quanto di buono se ne potesse trarre.

Così oggi ha un canale youtube in cui racconta di sé, della malattia, attraverso la poesia e l'arte: “Ho scelto il video come mezzo di espressione perché mi permette di entrare in contatto con gli altri in maniera più diretta”. Nei video, Greta mostra ciò che prova o ciò che le accade durante le crisi e lo descrive recitando le sue poesie. Uno di questi, Le rivage de la folie, è un dialogo immaginario con la sua psichiatra, nel quale cerca di interrogarsi sulla possibile forma dei suoi “sogni”, di provare l'esistenza concreta delle sue allucinazioni. “Quando si presenta una crisi dissociativa, soffro moltissimo, per questo ho imparato a riprendermi. Ho bisogno di guardarmi dall'esterno, attraverso lo schermo, distaccarmi da me stessa per potermi riconoscere e ritrovare. Ecco la cura dell'arte”. Così facendo, Greta si mette a nudo, mostrando se stessa, il suo dolore, i suoi progressi e, allo stesso tempo, avvicina le persone alla poesia.

Autoritratto – tecnica mista 29 x 29 cm

Un altro “ricordo” di quel giorno è una cicatrice, che Greta ha reso protagonista in uno dei suoi autoritratti, il cui titolo è appunto Kintsugi: la cicatrice parte dall'inizio del sopracciglio destro e continua sulla fronte; Greta la colora d'oro, la impreziosisce, in una rappresentazione di sé nuova, coraggiosa e autentica. Anche il disegno è una terapia, un modo per esprimere il proprio complesso mondo interiore. I suoi disegni – realizzati a penna, a matita, o con tecnica mista – si ispirano all'Art Nouveau e ai fumetti di Andrea Pazienza: sono inni alla grazia, corporea e naturale (Fiori, Oltre, Matematicamente bella), omaggi a persone che l'hanno incoraggiata a conoscersi e a scoprire le sue attitudini (Baglio(-re); Teacher); sono, a volte, anche la traccia di lunghe sedute di psichiatria (Psicologicamente cieca). E come i video, anche i suoi disegni sono spesso accompagnati da frasi di poesie scritte da lei, come in un flusso di coscienza: “Di vite spezzate, ma sempre cercanti. Gambi divenuti importanti, poiché portanti”, poiché una volta che ci si (ri)appropria della parola, non si può più prescindere da essa, per comunicare.
Ciò che c'è di buono nella mia vita si è cristallizzato attorno a ciò che c'è di peggio”, scrive in un altro disegno che la ritrae. Greta ha imparato la lezione fondamentale di Schopenhauer (e prima ancora, di Aristotele) nel tracciare un argine alla sofferenza attraverso la prima delle vie di liberazione dal dolore, quella estetica. L'arte è catarsi, terapia. Va al di là delle categorie di spazio e tempo, è libera, è disinteressata, è contemplazione di bellezza. Essa non conosce la logica dell'utile, è distacco dal mondo e dal dolore – spesso insopportabile – che esso porta con sé.
E se le chiedete cosa sia per lei un artista, vi risponderà che “Un vero artista non ha interesse a definirsi tale, ma è colui che coinvolge gli altri nella costruzione di sé e del proprio pensiero”.

Angelica Falcone

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