Hungry Hearts. L’amore che soffoca

hungry hearts Saverio Costanzo
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L’ultimo film di Saverio Costanzo, presentato in concorso a Venezia 2014 e premiato con le due coppe Volpi per la migliore interpretazione maschile e femminile, è una sorta di thriller psicologico a tinte fosche la cui trama si infittisce sempre più man mano che la storia procede ed i personaggi svelano la loro più intima natura e danno corpo alle proprie ossessioni.

Hungry Hearts è infatti il racconto di una tormentosa idea fissa, di una ricerca frenetica di purezza da contrapporre alla corruzione dell’ambiente esterno, della chiusura progressiva (e sempre più radicale) in un mondo interiore dominato da regole ferree e scandito dal rifiuto di tutto ciò che si trovi al di fuori dell’ordine nevroticamente costruito.
Mina, la protagonista femminile della vicenda cui dà corpo una sempre brava, algida e magrissima Alba Rohrwacher, si addentra progressivamente in un proprio labirinto interiore i cui tracciati sembrano essere esteriormente rappresentati dall’appartamento in cui vive: il pianerottolo lungo e stretto, il cui ingresso è delimitato da una rete di protezione; la scala, che attraverso una botola conduce alla terrazza e che pare un impervio cunicolo da cui accedere alla serra sovrastante (una sorta di oasi tra i tetti di New York ripresi dall’alto); le stanze scarne, le cui pareti, inquadrate dal grandangolo della macchina da presa del regista (per l’occasione anche operatore alla macchina) appaiono distorte come la situazione vissuta dai protagonisti.

hungry hearts Saverio Costanzo

Il film, tratto dal romanzo di Marco Franzoso “Il bambino indaco”, procede per accumulo con una crescente tensione di fondo – comunque sempre molto elevata. Si ha l’impressione che possa succedere qualcosa, qualcosa di brutto, in qualunque momento, tanto che i meccanismi del thriller (sono stati evocati in proposito sia Polanski che Hitchcock) paiono strizzare l’occhio, in alcuni passi, al genere horror – anche a causa dell’effetto distorsivo dovuto all’uso del grandangolo di cui prima si diceva. Quest’ultimo aspetto, peraltro, non sarebbe frutto di una scelta consapevole: “Abbiamo optato per il grandangolo per via di una serie di ostacoli fisici” – riferisce Saverio Costanzo alla conferenza stampa di presentazione del film che si è tenuta alla Casa del Cinema di Roma – “Giravamo in una casa piccola, un minuscolo appartamento, e il grandangolo era la soluzione migliore per allargare lo spazio. E’ vero che in alcuni momenti dà al film un aspetto da horror, ma non era nelle nostre intenzioni entrare in un genere”.

hungry hearts Saverio Costanzo

La storia, che racconta la vicenda di una madre iperprotettiva che nutre il figlio appena nato solo con cibi vegani, affidandosi prevalentemente ad oli vegetali, evitando carne ed omogeneizzati più tradizionali e rifiutandosi tra l’altro di farlo uscire all’aria aperta per proteggerlo dall’inquinamento atmosferico (o, meglio, dal mondo esterno), ruota attorno all’isolamento crescente della coppia – che comincia a negarsi al telefono, poi a disertare gli appuntamenti con gli amici, quindi a scomparire del tutto dal contesto sociale in cui era inserita – ed allo sgretolamento progressivo dell’unione dei due protagonisti, alla base del quale si pone la paura di Jude, marito di Mina, di fronte al figlio che, con la sua collocazione nel settimo percentile, non appare in linea con gli ordinari standard di crescita (secondo un dottore a causa di una insufficiente alimentazione).
Si innesca così una sorta di guerra fredda tra i due, di spirale di sfiducia che mette in luce la difficoltà dei rapporti umani persino (o forse soprattutto) in quella cellula tuttora considerata nucleo fondante della convivenza civile (anche perché per ora pare non ne sia stata elaborata una migliore) che è la famiglia.
Mai cast fu più azzeccato, con Alba Rohrwacher che, con la sua pacata ma inflessibile ostinatezza e disarmante ma ferma caparbietà, veste splendidamente i panni di Mina plasmandone le nevrosi e le insicurezze, la cupezza e gli slanci emotivi, a volte trattenuti, a volte manifesti, ed il “divo” Adam Driver, già visto nell’ultimo film dei Coen, ma anche in Frances Ha ed in TracksAttraverso il deserto (ed atteso ora nel nuovo episodio di Star Wars), che appare decisamente a proprio agio nel contesto newyorkese.
Insomma, una buona pagina di cinema italiano, sebbene ambientato oltreoceano, che contribuisce a tenere alta l’attenzione sulle produzioni nostrane in un periodo in cui si sente decisamente il bisogno di visioni nuove, inconsuete e coraggiose.

Gianfranco Raffaeli

Scheda del film

Titolo originale: Hungry Hearts
Genere: Drammatico
Origine/Anno: Italia/2014
Regia: Saverio Costanzo
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Interpreti: Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Jake Weber, David Aaron Baker, Victoria Cartagena, Toshiko Onizawa, Dennis Rees
Montaggio: Francesca Calvelli
Fotografia: Fabio Cianchetti
Scenografia: Amy Williams
Costumi: Antonella Cannarozzi
Musiche: Nicola Piovani

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