
Questa volta, la coppia Rezza (Antonio) – Mastrella (Flavia) ha scelto di ricorrere alla parola greca hỳbris per intitolare lo spettacolo che – dopo l'esordio a Spoleto nel luglio del 2022 – sta girando l'Italia e che ho visto qualche giorno fa al Teatro Vascello di Roma. Si tratta di uno dei sodalizi artistici più originali – e duraturi – della scena italiana e conviene seguirlo sempre con attenzione [1].
Hỳbris significa – così il vocabolario Treccani – «insolenza, tracotanza»; «nella cultura greca antica è anche personificazione della prevaricazione dell'uomo contro il volere divino: è l'orgoglio che, derivato dalla propria potenza o fortuna, si manifesta con un atteggiamento di ostinata sopravvalutazione delle proprie forze». Mastrella sostiene si tratti di un titolo scelto all'ultimo minuto: chissà [2]. Eppure, a ben guardare, mi sembra davvero appropriato per sintetizzare il contenuto prevalente dello spettacolo, ovvero la tracotanza del nostro mondo che decide qual è il dentro e chi ne (re)sta fuori.
Fulcro dello spettacolo – oltre ad Antonio Rezza, ça va sans dire – è una porta, compresa di telaio, dall'apparenza piuttosto pesante e certamente robusta, a giudicare dalla resistenza mostrata sul palco. Nelle parole di Flavia Mastrella, si tratta di una porta «il cui peso fa parte della poetica dello spettacolo, perché pesante è il momento storico che stiamo attraversando» [3].
La porta compare all'inizio come fosse la bara di Biancaneve, con all'interno il corpo disteso e rumoreggiante dell'artista stregone. Non se ne andrà dalla scena per tutto lo spettacolo, trasformandosi perfino in un surreale e cicaleggiante metal detector che condurrà – alla ricerca di chissà quale marchingegno offensivo – alla progressiva denudazione del protagonista. Alla porta si bussa, da essa si entra e si esce. Si apre e si chiude, sbatte con forza, ora accoglie ed ora respinge. Invita ad entrare ma anche separa lo spazio– in un immaginario scenario – quasi fosse circondata da invisibili pareti di vetro. Il tutto accompagnato dagli irresistibili e imprevedibili calembour linguistici nei quali Rezza e Mastrella sono davvero magistrali. È come uno stargate – a voler fare una allusione cinematografica – che consente l'accesso e stabilisce il confine.
Antonio Rezza, questa volta, non è solo: con lui ci sono altri personaggi del nostro tempo, ora buffi ora molesti, ora goffi ora timidi. Ma si tratta pur sempre di figure di contorno che soggiacciono allo straripare di colui che ebbe a definirsi «il più grande performer vivente, senza ombra di dubbio» [4]. Anche se Rezza prova a dissociarsi da recenti improprie estensioni di tale qualifica [5], è lui il vero trascinatore ed affabulatore, che stupisce e turba [6]: come nella surreale ed inquietante liturgia delle presentazioni tra i familiari di una coppia, stramba e tanto attuale, persone dall'identità imprecisa e che sembrano sconosciute a sé stesse e agli altri, in una confusa danza comandata dalla voce del protagonista.
Il finale è impetuoso, con un delirio di fischietti che rimpiazzano la voce e producono un surreale e urticante concerto, tra invocazione e imprecazione, che chiama in causa le potenze celesti senza esonerare le creature terresti.
Durante lo spettacolo, il pubblico – me compreso – subisce e sghignazza, partecipa e si inquieta, riflette e applaude convintamente. Anche se – come ama dire Rezza con ironia – «quella che per voi è stata una serata eccezionale, per noi è la normalità» [7].
Paolo Sassi
[1] Ai più curiosi, oltre alla visione degli spettacoli, suggerisco la lettura del bell'articolo a quattro mani di Marco Lodoli e Paolo Repetti, «Smorfie, spigoli e risate», l'Unità2, 3 gennaio 1996, p.6.
[2] Così Gianluca Pulsoni in Alias, «Hybris, alieni tra due mondi», 9 luglio 2022, p. 5 (anche in https://www.rezzamastrella.com/_AA_SitoWordpress/wp-content/uploads/2016/03/Alias-Manifesto-Hybris.pdf).
[3] Anna Bandettini, «Rezza e Mastrella. La porta del destino», in la Repubblica, 8 luglio 2022, p. 33.
[4] Questa l'autopresentazione nella celeberrima intervista a Daria Bignardi dell'8 aprile 2011 su La7: https://www.youtube.com/watch?v=x5Xv6bksdVU. Cfr. anche Carlo Titomanlio e Igor Vazzaz, «Il più grande performer vivente. Il teatro di Antonio Rezza e Flavia Mastrella» in Mimesis Journal, 2013, pp. 168-78 (anche in https://journals.openedition.org/mimesis/414).
[5] Cfr. Pulsoni, cit.: «io sono Antonio Rezza nell'esercizio delle mie funzioni, perché il termine performer è stato abusato e se ne appropria anche chi non ne ha alcun diritto».
[6] Con qualche incursione cubista, secondo Mario Turco, «Hybris, di Flavia Mastrella Antonio Rezza», in Sentieri selvaggi, 2 gennaio 2023, https://www.sentieriselvaggi.it/hybris-di-flavia-mastrella-antonio-rezza/
[7] Cfr. Vazzaz, cit., § 30.
Teatro Vascello – Roma
20 dicembre 2022 – 22 gennaio 2023
Hỳbris
di Antonio Rezza e Flavia Mastrella
Antonio Rezza (con Ivan Bellavista, Enzo Di Norscia, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi)
assistente alla creazione: Massimo Camilli
luci e tecnica: Daria Grispino
organizzazione generale: Marta Gagliardi e Stefania Saltarelli
macchinista: Andrea Zanarini
una produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell'Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna e in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi
durata 75′
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