
I primordi dei tatuaggi contemporanei provengono fin dalla storia dei primi uomini preistorici, tatuati per motivi di sopravvivenza, tra realtà e mistero. Ricordiamo, inoltre, una penultima e recente pratica manifestata da alcuni strati sociali marginali, come atto di ribellione incisa a pelle, in opposizione ad un destino contrario, mai accettato. Esibito come un marchio provocatorio.
Qualcuno, come me, sostiene che i tatuaggi dell’ultima ora sono, invece, del tutto diversi da tutti quelli precedenti. Non tanto nei simboli, quanto nella loro motivazione, peraltro ancora solo subconscia. È il segno nuovo di una Società futura, che si presenta e si esibisce interrogandosi su nuove questioni individuali contrapposte ad inedite ed incerte aggregazioni globali. E per questo dappertutto prorompendo con gli eccessi.
Altri, più progressisti, vedono nella attuale pratica dei tatuaggi un primo passo della bionica tecnologica prossima totale. I tatuaggi di oggi sembrano, infatti, solo una presa di misura ed anticipazione figurativa, delle tecniche di inserimento nel nostro corpo di impianti tecnologici, sensori, protesi .., profondi o superficiali. Non solo per motivi giustificati di miglioramento sanitario, o, addirittura, di salvavita, attraverso trapianti organici o artificiali, ma soprattutto come esibizione estetica più sostanziata. I tatuaggi precedono la bionica estetizzante (non più solo funzionale). Quindi con motivi più frivoli, ma comunque necessari ad una Società che intende puntare molto sulla rappresentazione comunicativa, senza più limiti di spazio e di tempo.
Più belli secondo nuovi canoni della bellezza contemporanea, dove l’apparenza diventa primaria, perché estremamente comunicativa.
Per ora restiamo ancora dentro gli ambiti della bellezza corporea omologa in estensione, ma presto lo saremo in modo eterologo, introducendo segni ed oggetti anche tra loro incongruenti, o interfacciandoci con gli stessi in modalità remota, per diventare più efficaci e rappresentativi. Anche qui in termini di dilatazione progressiva di spazio e di tempo.
I più attuali e semplici tatuaggi contemporanei (bionica di sola superficie) contengono elementi simbolici di vario genere, vecchi e nuovi, da intendere già ora come prolungamenti iper-significanti a completamento extra-corporeo. Migliorando o offuscando (?) il nostro aspetto umano di origine, quasi declassificato ad un sottofondo complementare non più necessario. O sparire del tutto. Come i super-eroi che entrano dentro scafandri iper-tecnologici ed esprimono una potenza sovrumana. Fuori stanno le persone normali da salvare. Funzione analoga quella delle persone tatuate, che diventano anch’essi inconsapevoli salvatori del futuro, anticipandolo?
I tatuaggi contemporanei sono, allora, i primi tentati per portare in superficie la nostra anima sotto pelle, e traslarla in avanti modificata, innovata. Ovvero seppellirla del tutto, come buio fatale.
I nuovi simboli contemporanei, esibiti in tutte le forme possibili, diventeranno, così, i ricetrasmettitori comunicativi virtuali, a lunga gittata, del futuro. In bene e male. Compreso il probabile ritorno alle origini della messaggistica affettiva, sensibile, identitaria, contro la paventata perdita assoluta della identità genetica assoluta di una umanità ritrovata, senza più aggiunte.
Non è superfluo riconoscere che la bionica e i tatuaggi delle donne sono in effetti più lontani dagli eccessi generali, ed inclini ad una più marcata gentilezza estetizzante e sentimentale. Se i tatuaggi sono un indice importante della contemporaneità in arrivo, sono le Donne le vere protagoniste della nuova Società futura? Il contemporaneo è una questione anche di genere?
Oggi evidentemente ci esibiamo (oltre i tatuaggi) di più di quanto facevano gli uomini preistorici, o che ancora fanno le tribù delle lande rimaste al margine della civiltà, che si deformano fisicamente, aggiungendo segni, incisioni deturpanti ed anche oggetti che si stabilizzano nel loro corpo deformandolo (come con i nostri piercing). Con dipinti temporanei secondo gli eventi, o con i tatuaggi indelebili per motivi tribali, religiosi, propiziatori rispetto ad eventi fatali od altro. Alla fine anche estetizzanti. Ogni civiltà ha il proprio senso del bello.
I nostri tatuaggi contemporanei, come antenne remote, sembrano prepararci all’avvento di una civiltà per tanti versi rivoluzionaria, psicologicamente esplosiva, diversa da ogni “passato”. Anche perché aiutata da Scienza e Tecnologia, sempre più iper-sorprendenti, veloci, autonome.
Nella analisi dei tatuaggi contemporanei dovremmo, allora, abbandonare le generiche analisi psicologiche, culturalmente omologate al passato, e guardare solo con il cannocchiale del futuro. Non si tratta solo di sghiribizzi o di mode estemporanee, ma di un nuovo assoluto, che esige diverse analisi e motivazioni. I tatuaggi contemporanei esprimono un mondo più complesso. Di fatto e di prospettiva. Dove le identità passate e future saltano avanti ed indietro tra locale al globale, a giro.
I nuovi tempi creano panico soprattutto proprio perché generano una generale perdita di identificazione e di differenziazione di individui e Gruppi. Quest’ultimi in rapida trasformazione nel generale assetto sociale, attraverso nuove competizioni sempre più imprevedibili, anche rispetto ai cambiamenti politici globali. La nuova Società si sta ricomponendo in modo ancora troppo incerto e confuso. Quando il nuovo stato globale si stabilizzerà i nodi si scioglieranno e i tatuaggi e tutte le altre rappresentazioni diventeranno una più esplicita manifestazione comunicativa.
Questo è il motivo per cui si vive ancora in una costante oscillazione tra chiusura individuale, e apertura sociale, anche virtualizzata, come appartenenza ad aggregazioni senza limiti, tramite internet. I tatuaggi in questo caso diventano i messaggi corti e remoti, anche loro virtuali.
Nascono gli ossimori delle individualizzazioni nel Gruppo, tutti curvi sui propri smartphone, e l’opposto delle nuove solitudini collettive. Era questo, del resto, il vero pericolo del globale.
I tatuaggi sono sempre stati scelti in genere a catalogo. Poi è arrivata l’Arte (TatArt), che ha proposto una concettualizzazione, ancora improbabile, della intera evoluzione. Ciò significa che anche il mondo dei tatuaggi diventa un fenomeno culturale? O lo è già, in quanto pratica diffusa.
Anche in questo caso l’Arte è scesa dalle sue cornici e dai suoi piedistalli museali riservati a pochi, nel voler definire il bello ovunque, anche nella pratica dei tatuaggi, finora brutti.
La TatArt propone tatuaggi su misura, personalizzati, con la sensibilità dell’Artista, che studia il corpo del tatuando, e soprattutto, il suo spirito. Perché il corpo e il tatuaggio definiscano la sintesi di una persona nuova, in tensione. La TatArt va addosso alle persone finalmente in modo consapevole. Niente mode, movimenti, o altro di preconcetto e forzato.
Segni artistici di una dilatazione di spazio e di tempo. Sopratutto di sensibilità diversa, che pervade tutti senza saperlo. Compresi gli Anziani e i Saggi, il momento in cui dicono “ai nostri tempi…”, e non sanno di essere già oltre anche loro.
Il pericolo è solo l’eccesso della omologazione guidata, o troppo facile, per immaginari collettivi ancora troppo evanescenti.
La verità è che non vogliamo aspettare. Abbiamo una fretta irrazionale, espressa soprattutto dai tatuaggi, che talvolta assomigliano ai graffiti imbrattanti sui muri delle città. Nell’illusione di poter essere ammessi subito, con un biglietto a pelle, all’altare dei nuovi totem contemporanei non ancora del tutto decodificati.
Con maggiore calma potremmo, invece, evitare l’automatismo globale. Anche per quanto riguarda i tatuaggi al limite, assimilati ex-ante. La nuova Società contemporanea “vuole tutto e subito”, con un diverso spirito rivendicativo rispetto ad un famoso passato. Per questo i tatuaggi impulsivi sono ancora brutti, perché non chiariscono fino in fondo le loro intenzioni. Il corpo, ancora una volta, diventa solo uno schermo passivo, per ottenere solo fatua visibilità. Non una vera, nuova felicità contemporanea.
Esistono alcuni ambiti, però, dove i tatuaggi sembrano sfidare con disinvoltura l’eccesso dei rischi descritti. Uno di questi è quello del mondo dei calciatori.
I tatuaggi dei calciatori, anche quando affrontano temi leggeri e personali, sembrano voler andare oltre e mostrale il marchio di una nuova specie di gladiatori contemporanei, che scendono in una arena rettangolare verde, mostrando i loro muscoli, le loro smorfie, non più solo facciali, (tatuaggi spaventosi dappertutto), per affrontarsi quasi a pelle. Con il provocatorio gioco del “chi intimorisce di più” per vincere ed esaltare il successo personale e di squadra. Ovviamente nei tatuaggi dei calciatori non c’e violenza preterintenzionale. Tutt’al più esibizione esagerata.
E il pubblico sembra seguire l’esempio, esasperando le proprie manifestazioni. Più forsennato che mai, con striscioni, cartelli, bandiere, ma anche dipingendosi e tatuandosi ad imitazione.
Le masse sportive, che sono sempre più numerose e potenti rendono, a loro volta più forte ed esibizionista il mondo dei calciatori e quello del Calcio in generale. Foraggiandolo con risorse economiche smisurate, rendendo il loro beniamini i più grandi e facili Ricchi al mondo, comprese le loro organizzazioni. La finanza, entrata di soppiatto nella economia pura, inquina con maggiore facilità lo stesso mondo del Calcio. Completando uno scenario sempre più preoccupante, soprattutto quando il gioco economico-finanziario abbatte i confini, e dilata le ingerenze globali-mondiali oltre competizione puramente sortiva. Ormai le squadre nazionali più forti diventano proprietà cinesi. Non ancora disturbando il tifo calcistico locale, che celebra con indifferenza giocatori nazionali e/o internazionali extra-territoriali, governati da chissà chi. E le squadre nazionali languono. Per ora tocca alla nazionale italiana, poi passerà alle altre.
Il popolo del Calcio diventa sempre più insofferente e potente. Per il primo aspetto diventando un parallelo contraltare del popolo in generale. Anzi. Sembra che le frustrazioni del popolo totale siano furbescamente scaricate al popolo calcistico, dove ogni sfogo riflesso è più libero. Il popolo tour court si nasconde nel popolo calcistico. E viceversa?
Il mondo economico e finanziario diventa, così, sempre più pericoloso, inquinando ogni altra relazione e rapporto sociale. A catena.
Il mondo del calcio dovrebbe rifiutare una funzione sociale di distrazione. I tatuaggi sono i geroglifici parlanti di questo fenomeno di traslazione psicologica, che deve essere anch’essa ribaltata. I tatuaggi del mondo calcistico non devono diventare una cartina tornasole di fenomeni interni e degli altri esterni, sempre più globali.
Anche altri settori, sportivi e non, entrano nel vortice dei tatuaggi esplosivi. Per esempio la musica Rep, che sembra contenere uno spirito di sfida. Nei confronti di chi, del pubblico, da esorcizzare?
La passione calcistica la chiamiamo tifo, termine che, per la verità, soprattutto oggi, non riusciamo più ad interpretare e tradurre, non sapendo nemmeno quante leve sia capace di muovere. Tanto peggio il successivo termine di ultrà, non esistente in nessun vocabolario sociale.
Potrebbe trattarsi di segni tra i più allarmanti del cambiamento contemporaneo, che cova sotto la cenere. Soprattutto se le pratiche di tifo/ultrà si estendessero in tutti gli ambiti sociali.
Una volta il tifo calcistico era assimilato ad un entusiasmo più riconoscibile, più umano essenziale, che si mostrava nella finezza di Rivera e Mazzola, o nella potenza educata di Riva, addosso ai quali sarebbe sembrato improprio ogni disegno aggiunto. Un calcio più raffinato in tutto ed un tifo calcistico conseguente. Oggi, invece, il calcio è diventato uno sport sempre più vigoroso, maschio, esasperato, gladiatorio.
I tatuaggi dei calciatori sono una connotazione necessaria a se stessa, o utilizzata nel rappresentare un nuovo scenario globale? Qualcuno ha così parafrasato De Gregori “Non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal… tatuaggio”. E così l’intero futuro in arrivo, da cosa si riconosce oggi?
Eustacchio Franco Antonucci
Bibliografia navigante
http://www.donnad.it/bellezza-in-armonia/benessere/psicologia/le-ragioni-di-un-tatuaggio-significati-psicologici
http://www.glipsicologi.info/wordpress/psicologia-e-tatuaggi.html
https://www.vanityfair.it/sport/calcio/2017/05/06/tatuaggi-calciatori-foto-icardi
https://www.vanityfair.it/sport/calcio/2017/10/18/tatuaggi-brutti-calciatori-foto
http://www.delinquentidelpallone.it/i-17-peggiori-tatuaggi-dei-calciatori-secondo-il-mirror/
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