I Martedì Critici hanno incontrato l’artista Adrian Paci

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A Roma, presso l’Auditorium Mecenate, ogni martedì sera, attraverso un dibattito condotto dai due critici d’arte e curatori dell’iniziativa, Alberto Dambruoso e Marco Tonelli, si ha l’opportunità di confrontarsi con artisti anche di fama internazionale che lavorano in Italia. E’ un appuntamento importante per gli appassionati di arte contemporanea ma, in generale, per chi vuole riflettere tramite l’arte e il dialogo con gli artisti, sull’oggi, sulle esigenze spirituali e materiali dell’uomo contemporaneo, sull’arte stessa e sul ruolo dell’arte nella nostra società. Martedì: un giorno qualunque della settimana, e soprattutto non un giorno del week-end in cui la riflessione percorrerebbe i binari del relax post-settimana lavorativa. Critici: le considerazioni critiche non riguardano solo i lavori dell’artista ospite, ma come dicevo, si parte dal profilo dell’artista e dalle opere presentate durante l’incontro per gettare uno sguardo “critico” sullo stato dell’arte e sul rapporto tra arte e realtà contemporanea.
Ospite dell’ultimo appuntamento è stato Adrian Paci . Alcuni suoi lavori di successo come il video “Centro di permanenza temporanea” (che mostra un gruppo di persone di diverse nazionalità e di diverse età imbarcarsi su un aereo “inesistente”) e la sua condizione di artista albanese che lavora fuori dal suo Paese (è in Italia da circa vent’anni) restituiscono l’immagine di Paci quale artista che si occupa in prevalenza di temi legati all’immigrazione. Durante l’incontro Paci chiarisce che a lui interessa la condizione dell’immigrato soprattutto come metafora dell’identità, della verità che non si trova più  in situazioni stabili ma nei momenti e negli spazi di passaggio. In linea con questa poetica sono anche i lavori di Paci incentrati sul valore della gestualità. Il gesto ha a che fare con il movimento ma, allo stesso tempo, ci sono gesti il cui senso è radicato in rituali fissati nel tempo da secoli, millenni. Si pensi al gesto della stretta di mano (durante l’incontro si è parlato della performance “The Encounter” tenutasi a Scicli in Sicilia in cui Paci, vestito con l’abito scuro delle cerimonie, ha stretto la mano a circa settecento persone in fila, le quali si sono recate sul posto per partecipare alla performance). Oppure si pensi ai gesti, una carezza, uno sguardo, un bacio, di “The Last Gestures”, un’installazione di quattro piccole proiezioni  estrapolate da filmati amatoriali di un matrimonio dove si celebra un momento importante: l’incontro finale della sposa, che sta per lasciare la casa paterna, con i suoi fratelli. Di questa installazione Paci ha presentato alcuni frammenti.
Un altro lavoro mostrato ai Martedì Critici è il video “Per speculum”, protagonisti sono un gruppo di bambini che, dopo avere distrutto lo specchio in cui è riflessa la loro immagine, ne prendono i frammenti, si arrampicano sui rami di un albero e riflettono la luce del sole con tali frammenti. L’albero sembra così prendere luce. Il video, dall’impatto visivo ed emotivo molto forte (con suggestivi richiami a diverse opere d’arte, il più evidente è all’opera Magritte), è ancora una volta una riflessione sulla precarietà, in questo caso sulla precarietà e la relatività della visione e sul senso non definitivo delle esperienze (attraverso un atto distruttivo si dà vita ad un albero che acquisisce come una nuova vita).

Per Speculum. Un frame del video. Adian Paci

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Paci racconta anche la vicenda da cui nasce il video “Belive me I’m an artist”:  un interrogatorio subito dall’artista dalla polizia italiana per sospetta pedofilia. L’artista ricostruisce la scena realmente vissuta come se fosse l’autentica registrazione da telecamere di sorveglianza. Un funzionario di polizia mostra le foto delle figlie di Paci che hanno sulle spalle un timbro. Paci gli spiega che i timbri sono una metafora e che lui è un artista.  Anche in questo caso ciò che maggiormente interessa all’artista è la precarietà, la fragilità del senso di un’espressione (“io sono un artista”), fortemente legato al contesto di codificazione. E così lo spazio tra lui e il poliziotto è uno spazio fisico, quindi stabile, ma al tempo stesso relativo, uno spazio che permette loro di comunicare e in parte anche di comprendersi (altrimenti la comunicazione non avrebbe luogo) ma, appunto, solo in parte.
L’incontro con Adrian Paci è stato prolifico di sollecitazioni critiche. Grazia Toderi è l’ospite dell’incontro di stasera. Aperitivo dalle 19.30 alle 20.30. Talk con l’artista dalle 20.30 alle 22.00.

Rocco Silano

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