I migranti sulle navi delle ONG. L’umanità muore.

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Ciò che si sta verificando nel Mar Mediterraneo, in acque maltesi, è un abominio.
L’umanità che muore.
Quarantanove persone, provenienti da diversi paesi dell’Africa, tra cui tre bambini, sono stati salvati da navi delle ONG, la Sea-Watch e la Sea-Eye, e da 18 giorni sono lasciate a perire in mare.

Un teatrino politico della peggior specie si sta consumando sulla loro pelle.

Il ministro dell’Interno fino a ieri ci ha raccontato, in un’assoluta ottusità, che l’Italia non apre i porti, “non un passo indietro” nella battaglia con l’Europa per non far sbarcare queste persone in un porto sicuro.
I porti non sono mai stati chiusi, in quanto Il ministero dei trasporti competente in materia, non ha mai decretato la chiusura.
Gli sbarchi spontanei ci sono stati, i migranti sono arrivati. Solo a dicembre ne sono sbarcati 359 (lo scrive Avvenire), mentre i porti dovevano essere chiusi (così si premuniva di scrivere sui social, Salvini). A Lampedusa gli sbarchi continuano. Il ministro dell’Interno non concede il permesso di sbarcare in porto sicuro solo, a quanto pare, alle navi delle ONG, perché nessun altro in Europa vuole accogliere questi “disgraziati”, almeno fino a ieri.

È di ieri, invece, la notizia (lo scrive Carta di Roma) che altri paesi europei hanno deciso di accoglierli, ma a rifiutarsi è Malta se non vengono redistribuiti tra i paesi membri europei gli altri duecento profughi che sul suo territorio sono sbarcati nei giorni scorsi in maniera autonoma, su imbarcazioni di fortuna. Dunque, tutta la disumanità che i leaders europei stanno mettendo in atto è sulla pelle di questi quarantanove profughi.

Mentre tutti noi abbiamo trascorso al caldo le nostre vacanze natalizie, ci siamo adoperati per abbellire le nostre case e imbandire le nostre tavole e ci siamo battuti il petto nelle chiese davanti al presepe, poche pochissime persone sono rimasti a bordo di una nave al freddo, con rischi altissimi per la salute. Uno di loro, avvistato il lembo di terra maltese e non capendo del perché non si potesse sbarcare si è buttato in mare per raggiungere a nuoto la riva. Fortunatamente è stato tratto in salvo dagli operatori volontari delle navi delle ONG, i veri eroi dei nostri giorni.

Condivido da un amico domanda: “Ma la senti la vita? La senti, dimmi, la senti?

Rivolgo questo urlo disperato a tutti coloro che si “pregiano” del diritto di decidere di vita e di morte di chi ritengono diversi da loro stessi e dei loro ipocriti ideali stili di vita.
Per chiudere, prendo a prestito una poesia di Sergio Guttilla che esprime, a mio parere, tutto il dolore di pochi e l’ipocrita indifferenza razzista di molti.
Angela Di Leo

Se fosse tuo figlio
Riempiresti il mare di navi
Di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutti insieme
A milioni
Facessero da ponte
Per farlo passare.
Premuroso,
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra
per non far bruciare i suoi occhi,
lo copriresti
per non farlo bagnare
dagli schizzi di acqua salata.
Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare,
uccideresti il pescatore che non presta la barca,
urleresti per chiedere aiuto,
busseresti alle porte dei governi
per rivendicare la vita.
Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
odieresti il mondo, odieresti i porti
pieni di navi attraccate.
Odieresti chi le tiene ferme e lontane
Da chi, nel frattempo
Sostituisce le urla
Con acqua di mare.
Se fosse tuo figlio li chiameresti
Vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
Vorresti spaccargli la faccia,
annegarli tutti nello stesso mare.
Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
Non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Puoi dormire tranquillo
E soprattutto sicuro
Non è tuo figlio
Puoi dormire tranquillo
E soprattutto sicuro,
non è tuo figlio,
è solo figlio dell’umanità perduta,
dell’umanità sporca che non fa rumore,
non è tuo figlio,
non è tuo figlio.
Dormi tranquillo,
certamente non è il tuo.

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