
Gli interessi dell’industria sono stati sconfitti, ma mettiamo subito in chiaro un paio di aspetti. Primo: il ddl sui reati ambientali deve ancora passare al vaglio della Camera per l’approvazione definitiva e senza che nemmeno un comma venga cambiato. Secondo: i risultati concreti dell’applicazione della nuova normativa possono comunque perdere di forza in un quadro normativo in cui inserisce ancora piuttosto ambiguo sul tema dei reati contro l’ambiente.
Terra dei fuochi. Foto Carmine Luino
Detto questo rappresenta uno straordinario passo in avanti che arriva dopo vent’anni dalla prima richiesta di Legambiente per l’inserimento di questi reati nel codice penale. Ed è stato fatto straordinario che l’Aula di Palazzo Madama abbia cassato alcune precisazioni inserite, per volere di Confindustria che avrebbe voluto non punibili i reati colposi in caso di bonifica. La portata straordinaria lo si capisce anche dal fatto che, se questa legge fosse stata licenziata prima, il caso Eternit non avrebbe visto prescritti i reati che per la loro gravità, queste nuove disposizioni, portano il termine a 15 anni. Senza parlare dei disastri precedenti a Gela, Priolo, Taranto, Marghera.
Il ddl che ha come primi firmatari Ermete Realacci del Pd, Salvatore Micilli del M5S e Serena Pellegrino di Sel è passato con 165 voti favorevoli, 49 contrari e 18 astenuti (Lega) che al Senato equivalgono al voto contrario.
A spingere questa votazione oltre al clima putrido che si era creato dopo le inaccettabili sentenze sulla Montedison a Bussi in Abruzzo, sullo stabilimento Marlane a Praia a Mare in Calabria e appunto sulla Eternit a Casale Monferrato, c’è stata una spinta dal di fuori. Legambiente e Libera hanno costruito un cartello di 25 associazioni ambientaliste e di varie categorie di cittadini che poi hanno sottoscritto l’appello «In nome del popolo inquinato: delitti ambientali subito nel codice penale».
Veniamo ad alcuni contenuti del ddl approvato. Innanzitutto ci sono nuovi reati di inquinamento ambientale, di disastro ambientale, di traffico e abbandono di materiale radioattivo, di delitto colposo contro l’ambiente e di impedimento al controllo.
Per quest’ultimo per esempio sono previste pene che vanno da 6 mesi a 3 anni, mentre per il reato di abbandono di materiale ad alta radioattività c’è le pene vanno da 2 a 6 anni e non vengono lasciati impuniti anche chi riceve, acquista, importa, esporta, trasporta o detiene il materiale di cui sopra.
Per il delitto di disastro ambientale si deve intendere l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema e verrà punito con il carcere da 5 a 15 anni. In caso di inquinamento e disastro ambientale la pena viene aumentata fino a un terzo se i reati sono commessi in un’area naturale protetta o sottoposta a vincoli o nel caso vengano danneggiate specie animali o vegetali protette.
Un altro reato introdotto è l’omessa bonifica: «chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi è punito, con la pena della reclusione da uno a quattro anni e con la multa da 20.000 a 80.000 euro». Una norma vieta inoltre le esplosioni in mare per attività di ricerca ed ispezione dei fondali.
Una delle circostanze aggravanti riguardano i casi in cui un’associazione per delinquere e/o mafiosa siano finalizzate a commettere reati ambientali o alla gestione diretta o indiretta di concessioni e autorizzazioni, di appalti o servizi pubblici e di attività economiche in materia ambientale.
Pasquale Esposito
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