
America first, not Americans first. Questo potrebbe essere il senso della proposta di Bilancio federale 2018 che Donald Trump ha presentato e che il Congresso dovrebbe portare avanti.
La maggior parte degli Americani, soprattutto la parte più povera, quella con lavori saltuari, i disoccupati pagherà le conseguenze della politica economica e militare del nuovo presidente degli Stati Uniti. Continua la lotta di classe in favore dei più ricchi. E di questo se ne accorgeranno presto anche quelli che lo hanno portato alla Casa Bianca perché hanno creduto che quell'America first fosse riferito agli Americani. E infatti nel Nord del Midwest, dove Trump ha vinto durante le ultime elezioni, l'inverno è molto rigido e il The Low Income Home Energy Assistance Program aiuta 5,7 milioni di americani a riscaldare le case e questa assistenza consente alle famiglie di utilizzare il risparmio per altre necessità «il 41% dei destinatari nel 2014 viveva con una persona con una disabilità, e il 19 per cento aveva figli. […] West Virginia: il bilancio di Trump elimina il Chemical Safety Board, un'agenzia federale che nel 2014 scoperse gli sversamenti di sostanze chimiche nei pressi di Charleston che lasciò 300.000 persone, per cinque giorni, senz'acqua potabile» [1].
Prima di entrare nei dettagli delle scelte annunciate va precisato che questa proposta di Bilancio federale non è assimilabile a quanto accade dalle nostre parti perché «il presidente degli Stati Uniti non ha poteri sostanziali in tema di bilancio. Non ha neppure una vera e propria facoltà d'iniziativa legislativa. Può suggerire, proporre, e infine auspicare che al Congresso i parlamentari che gli sono fedeli recepiscano queste idee e le trasformino in un progetto di legge. Infine, quel testo legislativo dovrà passare al vaglio degli emendamenti, e ottenere la maggioranza alla Camera e al Senato» [2].
Il documento non affronta un tema sensibile tra i repubblicani stessi e cioè come arginare l'abnorme deficit di bilancio degli USA.
Nel documento di poche decine di pagine presentato il 16 marzo scorso la prima evidenza, forse perché molto pericolosa per la pace nel mondo, è lo stratosferico aumento delle spese militari (+52,3 miliardi di dollari) ai quali si aggiungono gli aumenti per la sicurezza nazionale (+2,8) nei quali sono inclusi costi per la costruzione del muro al confine con il Messico (si partirà con un progetto pilota). Queste maggiori spese militari serviranno ad accrescere, per quantità e capacità tecnologica, l'armamento nucleare.

Le altre voci di bilancio in crescita rispetto al passato sono quella per i veterani e, come dai numerosi annunci in campagna elettorale, oltre 1.000 miliardi per le infrastrutture e cioè riammodernamento di strade, aeroporti, scuole, ospedali.
Questi aumenti vengono “compensati” da tagli su tutti gli altri settori e qui ritornano le sofferenze che aumenteranno per le classi meno agiate, perché i tagli nei vari ministeri riguardano principalmente i programmi di aiuto. Il lavoro perde 2,5 miliardi (-21%), l'agricoltura 4,7 miliardi (-20%), gli affari sociali 12,6 miliardi (-16%), l'istruzione 9,2 miliardi (-14%). Oltre ai danni derivanti dalla cancellazione delle attività ci sono da considerare i molti posti di lavoro che saranno persi sia all'interno che all'estero. Infatti gli aiuti all'estero, dalla Usaid ai fondi per le Nazioni Unite, del Dipartimento di Stato verrà tagliati incuranti anche delle carestie in atto. Capitolo a parte la guerra intrapresa contro l'ambientalismo: l'agenzia preposta alla salvaguardia dell'ambiente (Epa) perderà oltre il 30% del budget e 3200 posti di lavoro. Ma per l'ambiente andrà ancora peggio perché Trump e la sua amministrazione ha già avviato le attività per abbassare gli standard dei veicoli americani iniziando a saldare il conto con le industrie dell'automobile e del petrolio.
La forbice tra ricchi da una parte e ceto medio e poveri dall'altra si allargherà a dismisura con sempre maggiori rischi per la pace sociale. E se mai c'è stato, tramonterà il mito del sogno americano.
Pasquale Esposito
[1] Tim Murphymar, “Here's How Donald Trump's Budget Screws Over the People Who Elected Him”, http://www.motherjones.com/politics/2017/03/donald-trumps-budget-sticks-it-people-who-elected-him, 6 marzo 2017
[2] Federico Rampini, “Col “budget” arrivano le prime tensioni tra Trump e i repubblicani”, http://www.repubblica.it/economia/2017/03/16/news/col_budget_arrivano_le_prime_tensioni_tra_trump_e_i_repubblicani-160721086/, 16 marzo 2017
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