Il calcio e la sostenibilità

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Un segnale molto originale per la riflessione sui cambiamenti climatici viene dal mondo del calcio con l'iniziativa di una società della Seconda Divisione inglese.

Le pesanti conseguenze dei cambiamenti climatici non possono essere ormai ignorate ma sebbene ciò sia quotidianamente sotto gli occhi di tutti, è necessario insistere sia con l'informazione e sia con gesti e azioni tangibili, che colpiscano anche l'immaginario collettivo. Poi se queste iniziative provengono da squadre di calcio dove, notoriamente, i tifosi ad ogni latitudine sono fedeli custodi delle tradizioni possono essere ancor più efficaci.

Reading Football ClubUn segnale molto originale in questa direzione, è stato messo in campo – e non è solo un modo di dire – da una squadra di calcio inglese che milita nella Seconda Divisione, l'equivalente della nostra Serie B. Mi riferisco al Reading Football Club, costituito nel lontano 1871 con sede sociale nell'omonima cittadina del Berkshire distante poco meno di cento chilometri da Londra. Afflitti come milioni di inglesi dal caldo torrido di questi giorni, la dirigenza della squadra ha voluto lanciare un avvertimento ulteriore ai suoi tifosi sui danni prodotti dall'uomo all'ecosistema.

Ha presentato la sua nuova divisa da gioco realizzata con un tessuto ecologico grazie alla lavorazione dei residui provenienti dal riutilizzo di bottiglie di plastica. Con solo 13 bottiglie di plastica hanno dimostrato che si può realizzare una singola maglietta e il tutto è nato dalla collaborazione fra la dirigenza della squadra e il contributo dei climatologi dell'Università di Reading.

Non possiamo fare tutto, ma non possiamo fare niente”, insomma non si può stare con le mani in mano, sembra questo il concetto di base fatto proprio dal Club quando ha preso contatto con il professore Ed Hawkins, scienziato del clima presso l'Università di Reading ed inventore nel 2018 della grafica per la visualizzazione dei dati che ritraggono il riscaldamento globale. Questo studio non propone numeri ma solo barre colorate verticali – note come “bande di riscaldamento” – che, con una suggestiva immagine, mostrano appunto il progressivo riscaldamento del nostro pianeta.

Ogni striscia rappresenta la temperatura media per un singolo anno. Le sfumature di blu indicano anni più freddi della media, mentre il rosso indica gli anni più caldi della media” [1].

L'idea vincente e dimostrativa del Reading Football Club è stata quella di riprodurre sulle maniche della maglietta da gioco proprio quelle strisce, quasi a mo' di monito per i comportamenti che vorremo assumere insieme nel futuro nei confronti del clima.

Forest Green Rovers Football ClubDa una costa all'altra della Gran Bretagna sembra che le squadre di calcio, più di altri, abbiano preso a cuore i problemi climatici perché fra tutte, la storia più esemplare è quella che riguarda il Forest Green Rovers Football Club costituito nel 1889 nella piccola città di Nailsworth, appena settemila abitanti, e oggi presente nel campionato di Terza Divisione inglese.

Già nel 2011 il Forest Green era balzato agli onori della cronaca per essere diventata la prima squadra al mondo ad aver scelto un'alimentazione vegana, ma era soltanto l'inizio di un lungo percorso iniziato sotto la presidenza di un industriale vulcanico e visionario allo stesso tempo, Dale Vince, il quale si è presentato affermando: ”Sono sempre stato un bastian contrario, un po' ribelle. Non ho mai perseguito il denaro, non mi interessa. Perseguo il cambiamento” [2].

Un'affermazione di questo tenore potrebbe apparire generica e fin troppo spavalda se non fosse poi seguita dai fatti. Così l'estroverso Presidente ha subito fatto capire che non voleva trincerarsi dietro le parole perché, dopo aver fondato nel 1995 la sua prima azienda, la Renewable Energy Company, nel 2010 diviene l'azionista di maggioranza del Club calcistico.

Il Presidente Vince capisce immediatamente che il calcio può andare a braccetto con la tutela dell'ambiente e questo connubio sarà vincente se il “suo” club saprà informare, comunicare e trasmettere valori nuovi ai propri tifosi che diventano parte insostituibile del progetto.

Detto, fatto. Lo storico campo di calcio del Club, il “Lawn Ground”, con una capienza di 5.000 spettatori, subisce una profonda trasformazione per rendere quel rettangolo di gioco ecosostenibile. Il terreno ritorna ad essere interamente organico, vengono installati pannelli solari al posto dei tradizionali riflettori a corrente elettrica per l'illuminazione del campo di gioco e, sempre nell'ottica di avvicinare il più possibile i tifosi al tema della sostenibilità, anche con un impatto meno aggressivo sull'ambiente, all'esterno dello stadio i punti ristoro propongono esclusivamente piatti a base di pesce o pollo provenienti da allevamenti eco sostenibili.

Usando in maniera intelligente il calcio, come il palcoscenico ideale per veicolare il suo rivoluzionario messaggio “green”, il Presidente Vince si è lanciato nella realizzazione dell'”Eco Park”, nuovo cuore sportivo della squadra che con i suoi 400.000 mq. ospiterà uffici, parcheggi, piste ciclabili, ristoranti e, per non farsi mancare proprio nulla, una riserva naturale.

Certo, si potrebbe obiettare che il testardo e visionario Presidente Vince è pur sempre un uomo d'affari che potrebbe farsi irretire magari da soluzioni sicuramente più remunerative, ma sembra proprio che nulla sia in grado di distoglierlo dal suo ideale di un mondo il più diverso possibile dall'attuale se addirittura il suo Forest Green Rovers Football Club ha ottenuto un importante riconoscimento da parte delle Nazioni Unite per i quotidiani comportamenti virtuosi, che tra l'altro hanno spinto il Club ad aderire all'UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) cioè il Programma della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici [3].

Insomma appare evidente che fra i Club calcistici cresce sempre di più la consapevolezza che il messaggio circa la sostenibilità dell'ecosistema deve avere la priorità tra le iniziative che mettono in campo per attirare tifosi e sostenitori.

Così, passando alle serie superiori del calcio inglese, in Premier League, spicca l'iniziativa del “Manchester City Football Club” che ha completato la costruzione del suo centro sportivo con un impianto di riciclo che risparmia non meno dell'80% dell'acqua piovana. Un occhio di riguardo, poi, anche per i suoi tifosi più sensibili alle questioni ambientali.

Potranno seguire le partite sorseggiando le bevande in particolari tazze che, una volta svuotate, potranno essere anche mangiate dato che sono costruite con un materiale ecologico simile ai wafer, risolvendo – soluzione di non poco conto – anche il problema dei rifiuti che possono essere generati nel corso dei 90 minuti da 70.000 spettatori [4].

Fotballklubben Bodǿ GlimtIn questa corsa alla ricerca di sistemi più ecocompatibili, spicca senza dubbio l'iniziativa portata avanti con convinzione da un piccolo club norvegese, il Fotballklubben Bodǿ Glimt – dove Glimt sta per “Fulmine” – salito alla ribalta del grande calcio lo scorso anno quando fece passare 90 minuti da incubo alla più accreditata squadra della Roma” nella prima edizione della Conference League.

Bodǿ è un paese con 52.000 abitanti incastonato tra i fiordi nel nord della Norvegia a 1000 chilometri di distanza dalla capitale Oslo e poco più a nord del Circolo Polare Artico. Il Club costituito nel 1916 ha sempre galleggiato, come si dice, nella metà classifica del suo campionato concedendosi qualche fugace apparizione nelle Coppe europee con risultati scontati.

Il miracolo avviene dieci anni fa quando, sull' orlo del fallimento, il Club viene salvato dalle generose donazioni dei suoi tifosi che lo rimettono in sesto, dando inizio ad una nuova era non solo a livello societario ma anche attraverso l'impostazione di una filosofia più lungimirante, che vedesse la salvaguardia dell'ambiente circostante come la stella polare da seguire.

Ecco quindi che il Club, supportato dalla totalità dei tifosi, si è impegnato in un progetto tecnico dai risvolti avveniristici proprio nel solco di quella svolta ambientalista per nulla di facciata.

Sarà costruito il nuovo stadio, totalmente ecologico, in sostituzione di quello edificato negli anni Sessanta, che verrà inaugurato nella primavera del 2024 quando cioè la cittadina di Bodǿ sarà la Capitale Europea della Cultura.

L'impianto sportivo sarà completamente realizzato in legno, sormontato da un tetto completamente in erba che permetterà ai tifosi di attendere l'inizio della partita in completo relax. Il nuovo stadio, oltre alla sostenibilità ambientale, sarà anche in grado di garantire l'autosufficienza in termini di energia elettrica e riscaldamento.

I complimenti vanno fatti indubbiamente al Club “Bodǿ” per l'impegno profuso, ma vorrei ricordare che nulla avviene per caso. La Norvegia si sta infatti confermando tra le Nazioni europee come quella maggiormente attenta ai problemi dell'ambiente e non è pertanto una fortunata coincidenza che nell'ultima tornata elettorale, tutti i partiti norvegesi abbiano posto l'ecologia al centro della loro campagna politica, prospettando addirittura l'abbandono nell'immediato futuro delle politiche energetiche legate all'uso dei combustibili fossili [5].

Sono ancora molte le società di calcio che insieme ai loro tifosi meriterebbero essere ricordate per il loro impegno finalizzato a generare una cultura che coinvolga anche lo sport in questa corsa in salita per riconquistare una dimensione di vita sostenibile.

La corsa è partita anche se il traguardo appare ancora lontano.

Stefano Ferrarese

[1] Giacomo Talignani – Il cambiamento climatico arriva sulle maglie da calcio, 1 agosto 2022
[2] Nicola Sellitti –Il calcio si fa green, 28 luglio 2022
[3] Valentino Cristofalo, Dale Vince e il modello “green” nel calcio, 1 ottobre 2021
[4] Dalle tazzine commestibili del City al miele del PSG. Esempi di sostenibilità ambientale “creativa” dal mondo del calcio,  8 settembre 2021
[5] Valerio Moggia, Il Bodo/Glimt sta costruendo uno stadio ecologico, 25 settembre 2021

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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