Verde come natura, madre matrigna. Il colore della giovinezza e del veleno

colore verde

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Giallo + blu= verde, è matematico. È questa una celebre battuta del fumetto dissacrante di Andrea Pazienza e del suo Paz con il personaggio di Zanardi. “È assurdo pensare di ritrovarsi un giorno colti, quando non si è letto un libro, o rispettati, se ci si è sempre comportati ingiustamente. Questi sono miracoli che non possono succedere, così come dal giallo con l'azzurro nascerà sempre il verde, non il rosa o il marrone: è verde. Verde matematico”.

Il verde è proprio così, colore intermedio nello spettro tra il blu e il giallo, è un equilibrio che segna la tensione tra la quiete infusa dal blu e l'energia del giallo.
Dal latino virĭdis, corradicale del verbo virere, “essere verde”, è uno dei dello spettro percepibile dall'occhio umano, molto comune in natura e classificato come “colore freddo” che, a seconda della particolare gradazione di verde considerata, ha come suo colore complementare il magenta o il rosso.

È il colore più diffuso in natura, tanto da esserne diventato sinonimo, in particolare della primavera e quindi di rinascita dopo l'inverno, del verde che sa di nuovo, una promessa e una speranza. Indica in tal senso la giovinezza, la fecondità e l'amore puro. Piante e frutti sono verdi per la presenza della clorofilla mentre nel mondo animale, è un colore molto diffuso tra i rettili, gli anfibi e gli artropodi; caratterizza inoltre il piumaggio di alcuni uccelli e l'aspetto esteriore di alcuni pesci e molluschi. Esiste anche una specie di ragno di colore verde, Micrommata virescens, il cui corpo assume tale colorazione a causa della presenza di bilina nell'emoglobina e nei tessuti del ragno. Tale colore è spesso utilizzato dagli animali allo scopo di mimetizzarsi nella vegetazione, sia per proteggersi da eventuali predatori, sia per potersi camuffare in quanto predatori stessi, come nel caso di serpenti e camaleonti, per catturare più facilmente le loro prede sfruttando l''effetto sorpresa'.

Percepito dai coni, il verde occupa una grande parte del diagramma di cromaticità della Commissione internazionale per l'illuminazione (CIE), perché è nella zona centrale della percezione dei colori umani. Siccome le caratteristiche dell'apparato visivo sono differenti per ogni tipo di animale, non tutti gli animali riescono a distinguerlo. Ad esempio i cani non lo distinguono, a differenza dei gatti.
Nel caso dei ragni, è l'unico colore dello spettro visibile umano che possono percepire, oltre a colori nell'ultravioletto (questi ultimi non visibili invece all'occhio umano). Sempre nell'ambito della natura, nelle acque spesso il verde è dato dalle alghe. Oltre a essere uno dei colori dell'arcobaleno, tinte di questo colore sono osservabili nel cielo nel fenomeno delle aurore polari. Tra natura e artefatto, il vetro normalmente appare trasparente ma il verde è stato uno dei primi colori del vetro, in quanto i primi vetri erano di tale colore a causa della presenza di impurità di ferro nella sabbia utilizzata, e anche oggi molti vetri sarebbero di colore verde se non fosse utilizzato manganese in piccole percentuali per neutralizzare tale colore.

Dal punto di vista simbolico è uno dei colori dal significato più complesso e stratificato, perfino contraddittorio, derivato dal fatto che il verde naturale e il verde artificiale hanno storicamente valori del tutto opposti.
Quello naturale è storicamente abbinato al ciclo delle stagioni e in particolare alla primavera, periodo di rinascita della vegetazione, come accennato. Per questo motivo fin dai tempi antichi è stato considerato come un colore sacro, emanazione della creazione divina e quindi venerato, ma proprio per questo non accettabile se non in natura, e anche in quel caso contestabile perché le piante verdi hanno valore positivo mentre gli animali verdi (rettili, insetti, anfibi) negativo.

Il colore verde era tenuto in massima considerazione presso gli Egizi, legato al Dio che rinasce dopo la morte e di buon auspicio erano gli oggetti e le pietre dalle verdi tinte. I Greci, letteralmente, non lo vedevano. Nemmeno un sommo poeta come Omero. Per loro era una sfumatura pallida, debole e poco significativa, che finiva con lo smarrirsi in altre tinte. Bisognerà aspettare l'epoca ellenistica perché  trovi posto nella lingua di Pericle, e su influenza del latino: viene definito prasinós, color del “porro”, senza andare troppo per il sottile con le nuance.

Già in questi esordi linguistici indecisi, sta scritto il destino di un colore che sarà a lungo ambiguo e ambivalente. Simbolo di speranza, fortuna, natura e libertà, ma anche di veleno, denaro, tavolo da gioco, addirittura del diavolo e del suo codazzo poco raccomandabile, se non delle streghe e dei draghi; non a caso gli alieni sono verdi. A lungo tempo era considerato un colore barbaro dai Romani e nelle rappresentazioni vi vestivano Germano eppure lo legavano e a Venere. In età imperiale ogni bimbo che nasceva veniva avvolto in una tela verde segno di buon augurio.
Nel Medioevo si vestivano di verde le donne in cerca di marito e, una volta in attesa del bimbo, il verde veniva indossato nuovamente in segno di buona sorte per tutto il tempo della gestazione; però era considerato anche un colore volubile, incostante e non durevole.

Nel mondo islamico il verde è considerato il colore della salvezza. In qualche modo sempre legato alle piante e alla natura: il miraggio dell'oasi del verde, dell'acqua rispetto alle asperità del deserto.
Secondo la tradizione era verde il mantello dell'inviato di Dio, Maometto, sotto al quale aveva accolto i suoi quattro discendenti. Tanto che per questa simbologia il verde è anche legato all'abbondanza. Per tale motivo i tappeti che si calpestano non sono se non in casi eccezionali verdi. Mentre in Medio Oriente e nell'Islam, il verde è fin da subito il colore del paradiso e del profeta, il diretto richiamo alla ricchezza proveniente da una terra coltivabile che dà frutto senza sforzo; in occidente il mondo naturale era concepito come equilibrio di aria, terra, fuoco e acqua, e il verde era al massimo una stagione transitoria.

Nella tradizione cristiana il verde è legato alla virtù teologale della speranza. La rinascita, la trasformazione che avviene tramite la morte e resurrezione di Cristo, motivo per cui la croce è spesso raffigurata con il colore verde
Il papa Innocenzo III lo inserisce nelle liturgie come colore di mezzo, da utilizzare nei paramenti in tempo ordinario quando non si usa il viola o il rosso o il bianco. Nel rito romano riformato da papa Paolo VI nel 1969, i paramenti liturgici di colore verde sono utilizzati nelle Domeniche e Ferie del Tempo ordinario. Nel rito ambrosiano il colore verde indica invece le Domeniche e Ferie del Tempo dopo l'Epifania – dal lunedì seguente al Battesimo di Gesù fino alla Quaresima – e le Domeniche e Ferie del Tempo dopo la Dedicazione della Cattedrale fino all'Avvento, mentre nel rito bizantino è utilizzato durante la Domenica delle palme, la Pentecoste e le Feste dei Santi Venerabili.

Nei conflitti religiosi ed etnici che hanno tormentato la storia irlandese, il verde è associato alla fazione cattolica e alla cultura celtica; per contro, l'arancione rappresentava la fazione protestante, di origine britannica. Un particolare tonalità di colore verde, chiamata “verde trifoglio”, usato nella bandiera dell'Irlanda, è tra l'altro associata alla festa di san Patrizio, patrono del Paese, che si celebra in occasione del 17 marzo. In passato, durante questa festività, il fiume Hudson a New York veniva tinto di verde.

In generale, il verde artificiale conferma gli stereotipi di diffidenza e incostanza attribuiti al verde naturale. Il colore è stato per millenni estremamente difficile da produrre e da fissare per usi pratici (come colorante per le stoffe, pittura sui materiali, eccetera) fino alle innovazioni industriali del XIX secolo che hanno permesso di sintetizzarlo chimicamente. Nonostante ciò, la tossicità di alcune tinte verdi a base di arsenico e la tendenza a sbiadire o cambiare colore della stoffa verde, lo hanno reso per secoli un colore infido e mortale, spesso abbinato al diavolo e alla stregoneria. Contemporaneamente, il verde esprime la speranza e la salvezza, poiché la medicina utilizza storicamente erbe verdi per preparare i farmaci. Il verde rappresenta anche tranquillità e riposo, qualità storicamente accertate che la medicina moderna ha spiegato con la minore fatica compiuta dall'occhio umano per vederlo rispetto ad altri colori. Infine, il verde indica libertà: Michel Pastoureau, storico francese docente alla Sorbona, spiega questa simbologia in quanto il rosso, suo opposto, è stato collegato in tutta Europa alla nobiltà e alle classi dirigenti fin dai tempi delle toghe porpora degli antichi romani, mentre invece il popolo minuto e i contadini hanno indossato per millenni abiti verdi tinti in maniera economica con vegetali; per questo motivo i moti sociali iniziati con la rivoluzione francese e proseguiti nel XIX secolo hanno visto nel verde il colore anti-potere e anti-regime per antonomasia. Il significato di libertà si è poi allargato a indicare consenso, assenso e “via libera”, come nel caso del semaforo stradale.

Nell'arte nel periodo preistorico il verde non appare proprio nelle pitture rupestri dal momento che venivano realizzate con ossidi e terre non c'era traccia di pigmenti verdi.
Bisogna aspettare per vedere tracce di verde; in Egitto, ad esempio, con la malachite macinata dipingevano su papiri o sulle pareti delle tombe. Il verde per loro aveva un grande significato i germogli di papiri colorati con questa tinta rappresentavano la crescita, la forza, la nascita.
I Romani riuscirono a creare il pigmento verde immergendo lastre di rame nel vino in fermentazione. I dipinti di Pompei sono realizzati con questo pigmento.
Nell'arte iconografica il verde era simbolo di speranza, rinascita, trasformazione, per questo era il colore utilizzato per le vesti di re e profeti. Anche per i monaci il verde era ottenuto sia con la malachite macinata che con i fogli di rame nel vino fermentato. In generale nell'Alto Medioevo non era apprezzato e rappresentava spesso sentimenti negativi, come la follia, l'invidia, il tradimento. Il suo uso divenne più frequente nel XIII secolo, quando venne introdotto anche nell'araldica e, come variante del blu, nella colorazione dei tessuti. In questo caso, però, si trattava di nuovo di tinture poco stabili e ossidabili, come quelle ottenute dal rame. Per questo motivo, anche dopo il 1400, veniva considerato un colore inaffidabile ed eccentrico da vestire, eccetto, forse, in Germania.
Nel Rinascimento, per la pittura, si ottenevano le tonalità di azzurro-verde a partire dall'azzurrite o dall'indaco, mescolati con il giallo orpimento, come ci spiega Cennino Cennini nel Libro dell'Arte, che cita anche il verde terra, che altro non era che un'ocra naturale dalla tonalità verdognola.
Medioevo e Rinascimento vedono nel verde l'assegnazione di un rango quello dei commercianti e non della nobiltà, sempre e comunque legato a ricchezza e benessere. Ecco il perché della Monna Lisa con il vestivo verde. Non a caso a partire dal XVI secolo, si cominciò ad usare il verde per ricoprire i tavoli da gioco. In questa sua accezione, il verde assume il significato incerto di Fortuna, che sia buona o mala sorte, di ricchezza – basti pensare al colore dei dollari – come di povertà – si dice “essere al verde” – allo stesso tempo.
A questo proposito, la frase “restare al verde” si riferisce al periodo in cui non c'era la luce elettrica e l'illuminazione veniva dalle candele che avevano il fondo colorato di verde. Quando la candela arrivava al verde iniziava il buio se non si sostituiva con nuove scorte.

Questo colore nell'arte in generale ha avuto sempre qualche problema perché per un lungo periodo combinare i pigmenti era un atto diabolico e quindi vietato, il verde nasce da una combinazione tra il blu e il giallo e si poteva ottenere solo attraverso sovrapposizioni.
Si arriva al XVIII secolo ad ottenere in forma sintetica il verde senza ricorrere ai pigmenti minerali e vegetali. Questo offrì molte possibilità di espressione, ma anche qualche problema. Alcuni verdi erano ottenuti con arsenico altamente tossico solo dopo ci si accorse degli effetti e alcuni verdi furono banditi.
La Francia in epoca imperiale ha amato molto questo colore. Dalle tinte dei tessuti alle decorazioni murali. Un esempio è la stanza di Gioacchino Murat della Reggia di Caserta. Si deve a Napoleone l'introduzione del verde nella moda. Il verde era infatti il suo colore preferito e ne volle foderata l'intera casetta dell'ultimo esilio a Sant'Elena: celebre il suo mantello imperiale. Alla sua morte, si dice, trovarono nel suo corpo enormi quantità di arsenico. Accertata la sua pericolosità, fu riconvertito in diserbante e veleno per topi. Divenne quindi “verde di Parigi”, ottenuto con una miscela di verde rame e arsenico, da quando fu usato nelle fogne della città come derattizzante.

Gli Impressionisti francesi poi con i loro paesaggi fecero largo uso di verde soprattutto il Paris Green, appunto. All'utilizzo di questi colori venne attribuito il manifestarsi di alcune malattie come il diabete per Cézanne e addirittura la cecità di Monet.
Nell'Art Nouveau la natura era fonte di grande ispirazione e il verde quindi era un colore molto utilizzato, nei dipinti, nelle ceramiche, nel vetro.
Il movimento romantico era legato a questo colore e proprio Goethe, poeta e filosofo fondatore di questa corrente di pensiero, disse che il verde era il colore più adatto per arredare le camere da letto, proprio perché il colore più riposante, intermedio tra la pace ispirata dal blu e l'energia del giallo.
E rimedio contro la malaria durante la seconda guerra mondiale, sparso dagli aerei nel tentativo di uccidere le zanzare.

Il verde in cromoterapia e nel linguaggio comune è speranza, relax, calma, empatia con la natura come le espressioni politiche ambientaliste evidenziano, accompagnate o declinare in verde. Una politica verde, un marketing verde e, ancora gli anni verdi alias il fiore degli anni, l'età acerba. Il colore verde è associato al quarto chakra, il chakra del cuore e rappresenta l'amore puro, quello incondizionato. Stimola i sentimenti più nobili e porta amore laddove viene usato. Ma una persona invidiosa viene talvolta descritta “verde d'invidia”. Più in generale, si utilizza il modo di dire “verde come un aglio” o “verde di bile” per riferirsi al cambio di colore della pelle come conseguenza di rabbia, invidia, o altro, tanto che Shakespeare ne parla come di “un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”, nell'Otello (Atto III, scena III).

Ilaria Guidantoni

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