
Non conoscevamo Lorenzo Orsetti. Così come non conosciamo i nomi dei tanti volontari internazionalisti combattenti al fianco dei Curdi dell’YPG (Unità di protezione popolare) nel Rojava. Non li conosciamo, non sappiamo da quale parte del Mondo arrivano, eppure sappiamo che ci sono. Anche se la stampa, l’opinione pubblica, la tv non si occupano quasi mai di loro. Una presenza “sotterranea”, ma senz’altro coraggiosa. Si può solo amare quel coraggio, si può solo ammirare quella forza dirompente e rivoluzionaria che sale dal cuore e arriva al braccio e alla mente, recandovi la forza di un irrinunciabile sentimento di giustizia e libertà. E ci si deve fermare a lungo a riflettere su cosa sono in fondo le nostre vite che, nonostante tutto, si svolgono ancora nel privilegio di essere nati in quella parte più fortunata del Mondo. A Lorenzo e a tutti i suoi compagni che lottano oggi contro l’oscenità di ogni dispotismo, questa fortuna non basta e non basterà. L’hanno sacrificata in nome di qualcosa di più alto e irrinunciabile: un ideale che li rende ora presenza imperitura e gloriosa.
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